Io, con le docuserie, non ho un gran bel rapporto. Ma non è colpa tua, docuserie, è mia. Dico sul serio, non sto cercando di lasciarti. È che ad avere a che fare solo con il lato bello delle serie documentario, grazie tante, son buoni tutti. È amore vero solo quando si riescono a tollerare anche le docuserie sportive senza criterio, le instant serie che escono cinque minuti dopo che è successo il fatto di cronaca, le serie reality che hanno gli stessi autori delle slot machine, le apologie di gente che si produce da sola una docuserie per sentir parlare bene di se stessa, e con loro tutto il cascame da tv generalista, che viene trasferito sulle piattaforme di streaming e viene ribattezzato “serie” quando in realtà è solo una roba da Real Time di pazienti con una cisti che è diventata una gobba.

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God Save Texas

Poi ci sono le eccellenze assolute. Su queste pagine, e più o meno sull’argomento (serie diversamente di finzione) avevamo già individuato con gioia e con orgoglio Smartless On the Road. Questa settimana facciamo che ci superiamo e vi segnaliamo il pilota di God Save Texas, una docuserie in tre puntate inedita (prodotta e distribuita da HBO) che in realtà, in buona sostanza, è un film pensato per stare accanto ad altri due film, è molto bello, è altrettanto importante ed è scritto e diretto da Richard Linklater. Richard Linklater è quel regista che se chiedete un’opinione su di lui a cinefili duri e puri oltre i 43 anni otterrete una di queste due risposte: “È l’unico motivo per cui il cinema abbia ancora senso di esistere” oppure “Non chiedermi di scegliere tra lui e Paul Thomas Anderson ti prego piuttosto sacrifico il mio primogenito”.

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God Save Texas

Linklater è un texano di quelli duri, puri e orgogliosi ma con un cervello da artista allergico ai fondamentalismi e agli sciovinismi. È nato e cresciuto in una grande città, Houston, ma ha vissuto i suoi più fondamentali anni formativi a Huntsville, piccola cittadina nell’est del Texas in cui l’eroe locale, neanche a farlo apposta, è l’ex generale ed ex presidente della repubblica del Texas Sam Houston, di professione Gronchi rosa e, ai tempi della Guerra civile, unico politico dello stato a votare contro l’ammissione alla Confederazione schiavista.

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God Save Texas

A Huntsville, Linklater frequenta il liceo e l’università, raccogliendo ispirazioni per la commedia di formazione e di culto La vita è un sogno e per il più recente Tutti vogliono qualcosa. Oltre a raccontare una parte di storia di un autore cinematografico, però, Huntsville è anche locus amoenus ove fioriscono le 7 (SETTE) carceri che ospitano un quarto della popolazione del posto e in cui vengono eseguite le pene di morte comminate dai tribunali dello stato.

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Ciò non toglie che sia una zona così intrinsecamente texana – dunque legata al concetto di libertà a tutti i costi – che quasi non sorprende vedere una casa con il tetto a forma di cappello da cowboy a fianco di una casa a forma di stivale. Un posto in cui, senza battere ciglio, condannano alla pena capitale gente innocente solo perché nera; ma quando Linklater ha avuto la mononucleosi al liceo, una congrega battista di cui la sua famiglia non faceva parte ha pregato forte per la sua guarigione. Non sono convinto che le due cose abbiano lo stesso peso, ma serve per farci capire che sulle spalle di una comunità di per sé unita e gentile poggi il devastante peso, morale e sociale, di essere circondata da prigioni in cui la barbara pratica della condanna a morte viene giustificata in due maniere, entrambe folli ed entrambe estremamente sensate – se si vuole vivere una vita libera dalle ansie del senso di colpa.

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La prima giustificazione dice: nel dubbio uccidili, che tanto poi ci pensa iddio (in caso) a ricompensarli per il disguido. L’altra motivazione è che la Bibbia parla chiaro in Texas: un buon cristiano è tenuto a rispettare le leggi dell’uomo, e se le leggi dell’uomo dicono che in certi casi è giusto uccidere un altro uomo, allora vai con dio. Il Texas, d’altronde, è lo stato dell’unione con il più alto numeri di prigioni, di carcerati, di crescita del business carcerario e di esecuzioni. Ed è primo in classifica per distacco.

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God Save Texas

Linklater torna a Huntsville – dove si trova anche il carcere più antico di tutto il Texas – per raccontare il rapporto combattuto tra una città costruita sull’amore di una comunità mite e accogliente, che vive spalla a spalla con (e in parte prospera grazie all’indotto di) uno dei più grandi complessi carcerari del paese. Il regista texano racconta di aver provato, in passato, a implementare un discorso sul problema delle carceri nel suo cinema: aveva pronta una sceneggiatura su due compagni di squadra di football al liceo che l’anno successivo al diploma finiscono uno in carcere e l’altro a lavorare come secondino, ma non ha mai trovato finanziamenti per produrla. Questo episodio pilota è l’occasione, per Linklater, di raccontare un tema e un luogo che gli stanno a cuore, di farlo con la sua idea di cinema che pesca dal vissuto emotivo personale per toccare, con immutata semplicità, corde universali.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.