Con il tempo Radu Jude ha dismesso i panni del regista e indossato quelli del filosofo della comunità mediale. Come un Debord meno incazzato e più innamorato della sua ironia a un passo dal cinismo. Più che un filosofo, a pensarci bene, Jude è soprattutto un antropologo dell’immagine che lavora “sul campo”, interessato al modo in cui la società rumena (ma per estensione anche quella europea, dopo che la globalizzazione ha finito per livellare ogni cosa) racconta se stessa - e di rimando la sua storia, i suoi desideri, i suoi istinti, il suo inconscio - attraverso varie forme di rappresentazione: il racconto orale (Aferim!), la letteratura (Scarred Hearts), l’estetica digitale (Sesso sfortunato o Follie porno, Do Not Expect Too Much from the End of the World), il teatro (I Do Not Care If We Go Down in History as Barbarians), la fotografia (The Dead Nation), il documento storico (Uppercase Print), la televisione (ancora Uppercase Print), il cinema stesso (il fenomenale corto The Marshal’s Two Executions, disponibile su YouTube), addirittura i giocattoli (Plastic Semiotic) e per ultima l’intelligenza artificiale (con l’ultimo Dracula, presentato ad agosto 2025 a Locarno).

Da anni Jude raccoglie materiale d’archivio usandolo per cogliere lo spirito della storia, passata e presente, del suo paese. In Eight Postcards from Utopia, realizzato in collaborazione con il filosofo Christian Ferencz-Flatz, assembla esclusivamente pubblicità rumene post rivoluzione, dopo lo shock del dicembre 1989 e la fine del socialismo, non diversamente da come aveva fatto in Uppercase Print, che raccoglieva pubblicità e immagini ufficiali del regime di Ceausescu. Nel film il corpo della società capitalista, che s’insinua lentamente ma inesorabilmente come acqua in una fessura, si mostra nel testo pubblicitario in tutta la sua impudicizia, come sentimento d’amore e di morte, di bellezza e fragilità, naturalezza e soprannaturale, vecchio e nuovo, ovviamente mito e storia.

La struttura episodica affronta la nascita e la crescita della società rumena, la fascinazione erotica del denaro, la celebrazione della scienza e del lavoro, l’evoluzione di un essere umano, l’uso delle parole e del corpo, le rappresentazioni di genere, le relazioni uomo-donna... Jude scandaglia il linguaggio delle pubblicità, cerca al suo interno forme inconsapevoli, i sintomi di un benessere indotto o al contrario di un malessere inconscio e vi trova le tracce di un immaginario nel suo farsi. Le pubblicità di un periodo storico cruciale ma inconsapevole (ci sarebbe voluto il nuovo millennio, e proprio il cinema di quell’epoca straordinaria, da Puiu a Mungiu a Jude stesso, per dare a un popolo la consapevolezza della fine del passaggio della rivoluzione) stanno dentro il loro tempo e fuori dal nostro, evidenti, ridicole, malinconiche, pacchiane, kitsch, stupide, geniali come istantanee diventate reperti d’archeologia. Il film si chiude sull’idea di un’apocalisse imminente, dentro il passato, svincolato dal presente, premonitore del futuro.
Il film
Eight Postcards from Utopia
Documentario - Romania 2024 - durata 71’
Titolo originale: Opt ilustrate din lumea ideala
Regia: Christian Ferencz-Flatz, Radu Jude
in streaming: su MUBI MUBI Amazon Channel
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