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Ringo il cavaliere solitario

Regia di Rafael Romero Marchent vedi scheda film

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La recensione su Ringo il cavaliere solitario

di scapigliato
6 stelle

Un western che sente ancora molto dell’influsso classico e non di quello “rivoluzionario” di Sergio Leone. Una regia scialba, meccanica, nonostante Marchent facesse western prima di Leone, e che comunque il suo tocco è molto professionale, anche se sobrio. Il problema principale infatti, sta in una sceneggiatura “telefonata”, piena di dialoghi inutili e senza gusto. L’unica nota positiva è il mitico Piero Lulli, purtroppo in un ruolo positivo, che però sa dare un taglio diverso al suo personaggio, rispetto ai pupazzi che troviamo invece intorno a lui. Il suo ghigno, il suo volto granitico, sanno nascondere le sfumature tipiche di un grande caratterista, che sa all’occasione rubare la scena al suo comprimario. E Lulli, anche qui lo dimostra.
Il film dello specialista spagnolo dell’epoca, racconta di due cow-boy (Lulli e Martell) che devono sgominare una banda di banditi capeggiata da Bill Anderson, e protetta segretamente dal Maggiore Corbett, la di cui figlia Lucy è innamorata di Kid, uno dei banditi, che scopriremo essere il fratello di uno dei due pistoleri. Purtoppo, se quest’ultimo vuole trovare il fratello e portarlo a casa, l’altro, il cacciatore di taglie Samuelson (Lulli per la precisione, che poi sarebbe Ringo ma non lo dicono, anche perchè il titolo oroiginale è un altro) li vuore fare fuore tutti. Il finale non è proprio scontato, ma cade nel patetico dribblando velocemente una situazione che io avrei invece portato avanti. Infatti, Lulli uccide Kid, il fratello del suo compagno d’avventura, e avrei preferito che alla fine il nostro granitico Piero si rivelasse un viscido bounty killer che ha a cuore solo il denaro, così da mettere i due di fronte ad un ultimo e temuto duello. Tra l’altro la location di quell’ultima scena era molto bella e azzeccata (largo spiazzo in mezzo al nulla). Invece il regista, o gli sceneggiatori (tra i quali anche Mario Caiano), hanno preferito la via del perdono e chiudere così in fretta una seconda soluzione che avrebbe riscattato almeno in parte un film lento e piatto.

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