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Johan Padan a la descoverta de le Americhe

Regia di Giulio Cingoli vedi scheda film

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La recensione su Johan Padan a la descoverta de le Americhe

di ga.s
4 stelle

Siamo agli inizi del XVI secolo. Johan Padan è un giovane bergamasco che riesce a fuggire da un campo di addestramento militare di Lanzichenecchi e, dopo una serie di avventure e di avvenimenti più o meno casuali, finisce con l’imbarcarsi a Siviglia su una nave diretta nel Nuovo Mondo. Una tempesta travolge la flotta ma Johan e il suo “capo” a bordo, il panciuto Trentatrippe, raggiungono le spiagge della Florida sani e salvi. Il giovane bergamasco conquista la fiducia degli Indios (dopo un inizio non incoraggiante visto che questi volevano mangiarselo) ed insegna loro a ribellarsi alla violenza dei conquistatori spagnoli. Insieme a questa gente crescerà, invecchiarà e diverrà un uomo libero e felice.
Tratto da un testo teatrale di Dario Fo (co-autore della sceneggiatura) il film di Cingoli è una semplificazione dell’originale ad uso e consumo dei più piccoli. Il cartone animato segue la struttura dei cartoon d’oltreoceano con personaggi disegnati secondo lo stesso stile netto e preciso della Disney, inserendo canzoni e volgendo la storia verso un tranquillo lieto fine. Tuttavia questi questi ingredienti non sono ben amalgamati e il risultato finale non è degno né del nome di Fo, né tantomeno del meno interessante tra i prodotti Disney.
La storia più che semplice è addirittura sempliciotta, con momenti divertenti, ma nulla più; le canzoni sono appicciate nel film come degli spot che interrompono lo stesso e non hanno quindi la stessa capacità di fusione che si riscontra nei film d’animazione statunitensi; il disegno si serve di tecniche varie, e se i personaggi non differiscono per il tratto e le movenze da ciò che siamo abituati a vedere grazie all’animazione americana, gli sfondi sono un po’ più originali, disegnati con un tratto vicino allo schizzo e con colori che prediligono la sfumatura e non i contorni netti. Quest’ultima caratteristica è però l’unica nota davvero positiva in un film che lascia perplessi, soprattutto se messo in relazione col nome e la fama di un premio Nobel. Da Dario Fo ci si poteva senz’altro aspettare un prodotto un po’ più coraggioso, soprattutto linguisticamente. Un utilizzo dell’italiano dialettizzato in chiave bergamasca sarebbe stata l’ideale per dare maggior spessore al film e far sentire di più il ruolo di Dario Fo. Tuttavia nulla di tutto questo accade, e ciò è tanto più curioso se si considera che nel corso del film si accenna un paio di volte al dialetto bergamasco, ma senza parlarlo. Addirittura c’è una battuta di Johan secondo cui il bergamasco sarebbe la madre di tutte le lingue, peccato però che di questa madre non vi sia la ben che minima traccia.
L’attesa per Johan Padan a la discoverta de le Americhe era ampia, ma purtroppo si è rivelato un film abbastanza deludente.

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