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Recensione: "The Longest Summer"
di AndreaVenuti ultimo aggiornamento
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Recensione: "The longest Summer" del 1998, scritto e diretto da Fruit Chan e prodotto da Andy Lau (opera quasi sconosciuta al pubblico italiano per via della carente o totale mancanza  distribuzione  del film ma fondamentale per il cinema di Hong Kong) 

 

Come scrive Dario Tomasi nel suo "Cinema Dell'Estremo Oriente" Fruit Chan è senza ombra di dubbio il regista per definizione dell'handover ossia il passaggio di Hong Kong alla Cina popolare, per questo motivo Fruit ha realizzato tre opere paradigmatiche e significative, informalmente note sotto il nome di "trilogia dell'handover" e The Longest Summer è il secondo  di questa fantomatica trilogia (Made in Hong Kong del 1997 è il primo film mentre Little Cheung è l'ultimo della saga).

 

Sinossi: Il corpo speciale hongkonghese dell'esercito di sua Maestà viene sciolto per via dell'imminete handover, per cui il sergente Ga Yin ed i suoi commilitoni si ritrovano improvvisamente  senza lavoro. Spinto soprattutto dalla famiglia Ga Yin incomincia a lavorare insieme al fratello minore Ga-suen per un boss locale tuttavia non soddisfatto di tale scelta  Ga Yin organizza un colpo per rapinare una banca insieme ad i suoi commilitoni ma............

 

Fruit Chan realizza un film con una forte impronta sociale, ed è uno dei pochi che ha deciso di affrontare e analizzare  il tema della  riunificazione con la Cina e quindi le conseguenze su milioni di cittadini.

Complessivamente il film è immenso, troviamo di tutto; tramite uno stile a tratti documentaristico Fruit ci mostra diversi momenti di vita vissuta, ma il tutto tramite un taglio intimo e per nulla freddo e distaccato, infatti ritroviamo uno dei temi cari al cinema di Hong Kong: l' yichi, ossia la fedeltà e amicizia non solo tra il sergente Ga-Yin e suo fratello ma soprattutto tra il sergente ed i suoi commilitoni.

L'analisi pscicologica su Ga Yin è alquanto dettagliata, Fruit ci presenta un personaggio spaesato e impaurito, tutavia Ga Yin durante una conversazione con i suoi amici ed ex colleghi ha evidenziato di come Hong Kong non sia l'unica a cambiare ma il popolo stesso si sta modificando infatti in passato la sua famiglia gli aveva insegnato l'onestà mentre adesso conta di più il denaro anche se proviene  da attività illecite ("tanto loro non uccidono nessuno"), qui la critica di Fruit al cinema di Hong Kong è chiara, infatti una delle cause della crisi del cinema hongkonghese di quel periodo è proprio l'avidità di alcuni produttori che continuavano a pretendere la realizzazone di tantissimi film a scapito della qualità.

Il ritmo dell'opera è perfetto e Fruit alterna senza mai sbagliare improvvise esplosioni di violenza a sequenze comiche (tipiche del cinema orientale), ad esempio durante una conversazione tra un malavitoso e un agente di polizia, improvvisamente  entra in scena un sottoposto del boss e interrompe tutti e molto preoccupato annuncia di come il grande Jackie Chan si sia infortunato durante le riprese di un film.

 

Oltre che al contenuto Fruit realizza un film girato benissimo; lo stile documentaristico si alterna a tante immagini statiche con una doppia valenza, da una parte puramente estetica mostrandoci ad esempio un meraviglioso  ritratto di  Hong Kong in tutte le sue sfacettature vivace e splendente per via dei numrosi fuochi d'artifico ma dall'altra parte immagini significative in cui prevalgono due dimensioni scalari, primo e primissimo piano dove molte volte Fruit si focalizza sull'inespessività di Ga-Yin (interpretato dall'esordiente Tony Ho, quasi tutti gli attori sono presi letteralmente dalla strada, inoltre segnalo la grande prova di Sam Lee, solamente al  suo secondo film, anche lui scoperto da Fruit Chan e qui interpreta il fratello minore  di Ga-yin).

Inoltre segnalo un 'incredibile uso dello specchio :

Ga Yin è alquanto preoccupato per suo fratello e specchiandosi si interroga su chi è realmente, ma clamorosamente non nota il riflesso della sua immagine e colto da  rabbia incontrollabile  rompe lo specchio ed ecco che finalmente viene riflessa la sua immagine ma ormai è irriconoscibile; specchio autoriflessivo, una vera e propria lezione di regia.

Fenomenale anche il finale,  (SPOILER).............Ga yin viene colpito alla nuca da un proiettile e accasciandosi  a terra (uso del rallenty magistrale) tramite un flashback il protagonista ricorda i bellissimi momenti passati con il fratello e i suoi amici, quindi ritroiamo l'yichi; poco dopo però clamorosamente scopriremo che Ga yin non è morto ma non ricorda più nulla ,tramite un breve movimento di macchina Fruit ci mostra la ferita dell'ex sargente ed il fim si conclude con un primo piano laterale mostrandoci un Ga yin sorridente (subito dopo transizione, titoli di coda e Fruit ci mostra nuovamente, questa volta in bianco e nero,  sequenze passate del gruppo di amici, i quali si divertono tutti insieme ). 

Voto: 9

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