Espandi menu
cerca
House of the Dragon

2 stagioni - 18 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 1

  • 2022-2022
  • 10 episodi

L'autore

Malpaso

Malpaso

Iscritto dal 15 giugno 2014 Vai al suo profilo
  • Seguaci 12
  • Post 1
  • Recensioni 404
  • Playlist 6
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su House of the Dragon

di Malpaso
9 stelle

HBO si conferma regina dell'intrattenimento televisivo.

La recensione che segue la trovate anche sul mio blog.

 

La chiusura frettolosa di Game of Thrones fece storcere il naso a tante persone, con un conseguente accanimento (quasi morboso) verso l'intera produzione. Ripartire con uno spin-off sembrava una mossa suicida; eppure, tagliati i due showrunner della serie madre, HBO ha vinto l'ennesima scommessa regalando al pubblico una storia nuova, debitrice dello show di Benioff e Weiss per quanto riguarda la centralità dei personaggi, degli intrighi politici e, in sostanza, di un'idea di televisione popolare, ma di grandissima caratura tecnica e artistica. D'altra parte, House of the Dragon trae linfa vitale dalla sua capacità di lettura del presente, rielaborando tematiche nuove, figlie anche del metoo, e portando avanti un processo di trasformazione che, a posteriori, possiamo dire essere stato intrapreso già nelle tanto criticate ultime stagioni di GoT.

 

Se le ellissi temporali sempre più marcate furono, a conti fatti, una sliding door nella percezione del pubblico per quanto riguarda il grado di approfondimento nello sviluppo dei personaggi, House of the Dragon non rinnega tale modalità narrativa, bensì la accentua, dimostrando però una maggiore consapevolezza nella sua gestione: le sceneggiature dei dieci episodi che compongono questa prima stagione riescono a portare avanti una storia che si dipana su un arco di oltre vent'anni, senza per questo mai lasciare da parte un risvolto psicologico, prendendosi poche parole, ma sempre giuste, ben dosate e collocate, per spiegare, quindi mettere in scena il resto. Di carne al fuoco ce n'è molta, il sesso e la violenza perdono di rilievo perché ormai sono quasi superflui, un'estetica sicuramente caratterizzante, ma ormai stabilita, data per assodata e, soprattutto, non più dirompente come poteva essere nel 2011.

 

Allontanatasi dalla “narrazione del quotidiano” e preferendogli quasi esclusivamente gli ambienti di corte, House of the Dragon si pone come un racconto dinastico di ampio respiro. Il realismo del sangue e dei genitali lascia spazio ad una teatralità sfrontata, che esibisce i sentimenti e i contrasti, la corporeità delle performance attoriali, il tutto sostenuto da una scrittura di altissimo livello, la quale pesca a piene mani dalla tragedia shakespeariana. La Westeros portata in scena da Ryan Condal e George R. R. Martin è un mondo di costante pericolo e tensione, nel quale a determinare le sorti di chi lo abita è la parola, sempre soppesata perché potenzialmente tagliente, traditrice, mortale. Tale attitudine si riversa drammaticamente sulle azioni dei singoli, donne e uomini mai veramente in controllo delle situazioni, bensì vittime delle proprie passioni, incapaci di cogliere la catastrofe imminente, pedine insignificanti del corso della Storia.

 

Abbiamo quindi uno scacchiere popolato da caratteri ambigui, sempre serpeggianti in zone d'ombra morali; eppure, rispetto a GoT, una sensibilità nuova e figlia dei tempi ha dato modo agli autori di approcciare il mondo narrativo da un punto di vista parzialmente esclusivo. Rhaenyra, figlia del re Viserys, viene nominata erede al trono di spade, dando così il via ad una concatenazione di eventi dettati dalla ritrosia nell'accettare un sovrano donna all'interno di una società estremamente patriarcale. House of the Dragon, prendendo spunto dalla carica iconica che ebbe la Daenerys di Emilia Clarke, punta sulle due protagoniste, interpretate da Milly Alcock e Emily Carey nelle versioni giovanili e da Emma D'Arcy (in una prova strepitosa) e Olivia Cooke nelle rispettive versioni adulte, e racconta la figura femminile con un tatto ed un'intelligenza mai scontate, mettendole in rapporto al potere, senza mistificazioni o prese di posizione; sudditanza e macchinazioni procedono di pari passo, la violenza prima citata non è sparita, ma mutata, così che una scena di parto colpisca in pieno ventre lo spettatore molto più di quanto avrebbe potuto fare una tortura medievale.

 

Dal punto di vista tecnico HBO si conferma regina dell'intrattenimento televisivo: nel complesso House of the Dragon mantiene un'asticella qualitativa estremamente elevata, tanto nell'avvicendarsi di registi dalla personalità marcata, legati però nella già citata intenzione tragica, quanto con una fotografia elegante; assieme questi elementi riescono a ricreare un'atmosfera rarefatta, che astrae dal realismo della serie madre per mirare, piuttosto, ad un senso di sacralità. I membri della famiglia Targaryen ci vengono rappresentati come esseri, per citare lo show, più vicini agli dei che agli uomini, mentre le scenografie concorrono nel rendere palpabili i “200 anni prima” specificati nella didascalia che apre la serie.

 

Ovviamente questi dieci episodi non sono esenti da alcuni difetti, ben sintetizzabili in una nona puntata che, per quanto ambiziosa, presenta problemi di rimo e palesa il disinteresse per un personaggio secondario, il quale agisce esclusivamente in funzione di trama, tradendone fastidiosamente la coerenza. Si tratta di leggere note stonate che, a onor del vero, non distraggono lo spettatore dall'opulenza visiva e linguistica che gli si materializza davanti agli occhi. Annunciata tra le polemiche ed uscita in sordina, la prima stagione di House of the Dragon si è abbattuta fragorosamente sul panorama televisivo contemporaneo, imponendosi per la maestria della scrittura e della messinscena, oltre che per la volontà di rielaborare tematiche care al racconto mediale dei nostri tempi, prima tra tutte il femminismo. Lo fa in maniera intelligente, ben sapendo di rappresentare un immaginario estremizzato, facile alla provocazione, perciò sovverte lo sguardo e lancia la riflessione. Le risposte non sono dovute, d'altronde stiamo parlando di una storia di padri e figli(e), ancor prima di corone, sangue e draghi.

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati