Litigi nella Caterpillar House

La prima immagine di Malcolm & Marie è quella della casa in cui andrà in scena il dramma sentimentale dei protagonisti eponimi. Non si tratta di un set ricostruito, ma di un’abitazione reale: la Caterpillar House, costruita nel 2011 a Carmel, California, e ispirata alle tipiche ranch house americane: un unico livello, volumetrie orizzontali, interni allestiti come un unico open space il cui fulcro è la zona cucina.

I titoli di testa (tra i credits è addirittura menzionato lo studio che ha firmato il progetto dell’edificio, Feldman Architechture, a ribadirne l’assoluta centralità) appaiono sul profilo della casa, di cui si vede lo splendido patio affacciato sulla natura. In un film che fa dello splendore formale una delle sue principali ragioni d’essere (è girato in bianco e nero su pellicola 35 mm), Levinson utilizza la location come un modello di pura bellezza, si diverte a svelare la ricercatezza di ogni ambiente mentre pedina i suoi personaggi da una stanza all’altra, utilizza gli arredi per amplificare i contrasti (bi)cromatici.

Lo scenografo, Michael Grasley, ha dichiarato di aver scelto una coperta Navajo (si vede adagiata su uno dei divani), perché la sua trama tessile enfatizzava il contrasto tra i bianchi e i neri del pattern. Punto di massima elaborazione di questa attitudine estetica è l’inquadratura finale, che vede Malcolm e Marie affiancati a conversare all’esterno della casa ma ripresi dall’interno, inquadrati da una delle finestre come un’opera d’arte vivente.

Ma nel progetto del regista la Caterpillar House è anche altro: è un bozzolo che serve a proteggere dall’esterno, dal mondo e dalla malattia (quello di Levinson è il primo film a venire completato dopo lo scoppio della pandemia). Ecco perché Malcolm viene colto dal panico quando si accorge che la compagna non si trova più nell’abitazione. Ed ecco perché la stessa, in una lunghissima sequenza, viene ripresa dall’esterno attraverso lunghi carrelli laterali che inseguono i movimenti della coppia, con una soluzione che l’autore aveva già impiegato nella scena home invasion del suo lavoro precedente, Assassination Nation, dove gli invasori non avevano la volatilità di un virus ma la fisicità bestiale dei membri di una comunità messi davanti alle proprie ipocrisie.

E, in un film che abbraccia orgogliosamente il woke e i cui dialoghi spaziano senza soluzione di continuità tra gli argomenti più à la page del contemporaneo (mansplaning, questioni razziali e di gender), la scelta dell’opera dello studio Feldman rappresenta anche la chiusura di un cerchio, perché aggiunge l’ennesima freccia all’arco di queste tematiche, quella della sostenibilità ambientale, di cui la residenza assurge a punto di riferimento per ciascuna delle scelte progettuali che ne hanno guidato la realizzazione.

Per esempio: la connessione tra la casa e l’ambiente è tale che gli architetti hanno deciso di riutilizzare la terra di scavo per costruire i suoi muri in terra battuta, la massa termica dei quali determina le temperature all’interno sia di giorno sia di notte. Ancora: le tre cisterne collocate in prossimità dell’abitazione immagazzinano l’acqua piovana con cui è possibile irrigare la totalità della vegetazione (ovviamente autoctona) della proprietà. I suoi pannelli fotovoltaici, infine, coprono l’intero fabbisogno energetico senza intaccare l’armonica curva del basso tetto rivolto verso le colline.

Tutte soluzioni che hanno permesso alla Caterpillar House di essere la prima casa della costa centrale della California a ricevere l’ambitissima LEED Platinum, certificazione che classifica l’efficienza energetica e l’impronta ecologica degli edifici attraverso un processo talmente trasparente che i suoi criteri sono rivisti e approvati da oltre diecimila organizzazioni. Un’abitazione così intimamente green che, qualora ne avessero dibattuto, avrebbe probabilmente messo d’accordo anche i due litigiosissimi protagonisti.

 

Il film