Pappi Corsicato – tra i registi contemporanei a lavorare meglio con (e su) gli spazi, le architetture e il design, attribuendo a queste categorie un senso preciso – mi ha rivelato in un’intervista come le ambientazioni visibili nella stragrande maggioranza del nostro cinema odierno non gli sono utili a nulla, perché incapaci di esprimere il riflesso di una società, di una cultura, di un’idea dell’abitare e, di conseguenza, del vivere. Perché gli appartamenti visibili nei film italiani, oggi, sono pressoché tutti uguali, agevolmente intercambiabili. Senza voler fare i passatisti, è impossibile non notare come un tempo non fosse così; come non lo fosse nelle produzioni maggiori, né nei b-movie, nei thriller, negli horror, nelle commedie, neppure in quelle cosiddette ‘sexy’. Si pensi a un classico di quest’ultimo filone come Spaghetti a mezzanotte – piccolo cult anche di critici insospettabili –segnalatomi da una lettrice della rubrica a proposito del pezzo dedicato a Hollywood Party, da cui riprende l’idea di una festa in una villa da sogno e della tecnologia domotica come trappola diabolica.

Barbara Bouchet, Teo Teocoli
Spaghetti a mezzanotte (1981) Barbara Bouchet, Teo Teocoli

Il film di Sergio Martino ha una varietà e una ‘pertinenza’ di set che lascia ammirati. Se è girato quasi per intero in una riconoscibilissima Asti, apprendo dall’utilissimo forum che il sito davinotti.com dedica alle location cinematografiche come l’esterno della casa in cui Savino Lagrasta (Banfi) vive con la moglie Celeste (Bouchet) appartenga a un palazzo di viale Rosselli presente nel capoluogo piemontese, mentre gli interni sono stati girati nella cosiddetta ‘Villa Olgiata 3’, così chiamata per distinguerla da altri due alloggi localizzati nel medesimo quartiere romano e anch’essi ampiamente saccheggiati dai nostri scenografi.

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Spaghetti a mezzanotte

La dimora cittadina dei due coniugi rispecchia un tenore di vita alto borghese e riflette le aspirazioni culturali della donna e la sua voglia di essere up-to-date: quadri astratti e concettuali alle pareti, un bagno illuminato da una curiosa finestra a forma di triangolo rettangolo, l’area doccia in cui, come si usa oggi, il box è sostituito da una semplice parete di vetro verticale.

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Spaghetti a mezzanotte

Diversa l’abitazione dell’architetto Soldani, il personaggio interpretato da Teocoli, che si picca di essere stato discepolo di Le Corbusier e Mackintosh ed è rappresentato come da vulgata (megalomane, permalosissimo, curiosamente non gay ma anzi infoiato donnaiolo): è un nido da bohémien, con le pareti blu attraversate da un grafismo celeste a forma di onda, pieno di elaborate sculture di legno firmate dal maestro Ferdinando Codognotto – citato nei titoli di testa sotto il nome della scenografa, Adriana Bellone – e con almeno un elemento di design immortale, una delle prime lampade in resina stampata a iniezione, Nesso, disegnata nel 1965 da Giancarlo Mattioli con il Gruppo Architetti Urbanisti Città Nuova e parte della collezione permanente del MoMA.

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Spaghetti a mezzanotte

Ma la location centrale del film è la villa in campagna della coppia Banfi/Bouchet, totalmente ristrutturata da Soldani secondo criteri moderni e ubicata in località Valterza (anche se, bizzarramente, nella finzione l’ingresso è collocato in un’altra zona, sulla tangenziale di Asti). L’ambiente principale è l’enorme living soppalcato e arredato con ricchezza di aree verdi (le piante sono abbondantemente disseminate anche nel bagno, dove proprio la presenza della vegetazione e di false rocce che sembrano prorompere dall’esterno richiama il magistero di Frank Lloyd Wright), in cui, proprio come in Hollywood Party, una serie di passerelle permettono di attraversare la piscina interna, mentre nere colonne reggono il soppalco e sculture di corpi femminili à la Giacometti (ma con seni, fianchi e sederi spropositati) punteggiano i locali.

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Spaghetti a mezzanotte

 A collegare i due livelli, una vistosa scala a ventaglio dai gradini sfalsati, ovviamente fonte di inciampi e delle conseguenti maledizioni banfiane rivolte all’architetto. Fil rouge dell’allestimento è il culo femminile, presente in maniera stilizzata e stretto da due mani su un grande pannello decorativo sospeso a soffitto, ma anche disegnato sulle superfici delle porte ‘va e vieni’ (quelle tipo saloon, per intenderci), e riprodotto perfino sullo schienale di ogni sedia che, come spiegato dall’orgoglioso Soldani all’allibito Savino, “è fatto col calco del sedere nudo di sua moglie e varrà centinaia di milioni!”.

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Spaghetti a mezzanotte

In questa ricchezza scenografica, è interessante notare in che modo vengano impiegati gli elementi di design maggiormente riconoscibili nella rinnovata residenza Lagrasta. Oggetto duchampiano genialmente ‘inutile’, lo sgabello Mezzadro – disegnato dai fratelli Castiglioni per Zanotta quale omaggio pop alle neoavanguardie e all’Arte Povera e definito da una seduta in lamiera colorata, un gambo in acciaio cromato e una base in faggio – è collocato nel bagno dove, legittimamente, non assolve a nessuna funzione se non a quella di esistere.

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Spaghetti a mezzanotte

Capolavoro di alta ebanisteria che Mackintosh regalò nel 1904 a un locale della sua città natale, Glasgow, la poltrona Willow 1, con il suo alto schienale semicircolare pensato come divisorio per ambienti, è usata per fare l’amore in ascensore da Soldani e dall’amante di Banfi, la Zelmira di Alida Chelli.

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Spaghetti a mezzanotte

Il diffusore in maglia elastica che, teso da una serie di cerchi concentrici di diversi diametri, genera l’estetica della lampada Falkland (creata da Bruno Munari per Danese), precipita dal tetto imprigionando nelle sue maglie il severissimo giudice ospite della festa. Saltando dal design reale a quello inventato ad hoc per il film, è curioso, come la più improbabile delle trovate progettuali congegnate da Soldani diventi invece probabile (per quanto inconfessata) fonte di ispirazione per un architetto e designer che nei primi anni Duemila ha conosciuto il suo picco di popolarità: Fabio Novembre. Una prova? Ripensate alle citate sedie dagli schienali a forma di sedere e poi date un’occhiata alle collezioni Him e Her che Novembre ha disegnato per Casamania... Ammetterete che la somiglianza è quantomeno sospetta.

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Spaghetti a mezzanotte

Autore

Andrea Pirruccio

Si laurea in Storia e Critica del Cinema a Torino. Da oltre 20 anni fa parte della redazione della rivista Interni e dal 2022 collabora al dizionario Il Mereghetti. Da quanto ricorda, frequenta le sale da sempre, ma fa risalire il proprio imprinting cinematografico a un pomeriggio domenicale di tanti anni fa, quando i suoi genitori pensarono bene di portarlo a vedere 1997: Fuga da New York e, quando si accorsero che il film era stato sostituito da Pierino medico della SAUB, decisero di entrare lo stesso.

Il film

locandina Spaghetti a mezzanotte

Spaghetti a mezzanotte

Commedia - Italia 1981 - durata 90’

Regia: Sergio Martino

Con Lino Banfi, Barbara Bouchet, Teo Teocoli, Alida Chelli, Pippo Santonastaso