“Ehi vacci piano con quella vernice, deve servire solo per mostrare una bella facciata”, dice Bart Hunter al giovane che gli sta ridipingendo il gazebo all’interno della sua proprietà. “Certo che qui le cose sono cambiate dai tempi di tuo nonno”, chiosa amaramente l’operaio rivolgendosi a Johnny, che degli Hunter è l’unico erede. Il dialogo che apre Scandalo al sole – grande cult quasi dimenticato (non esiste in bluray!) di un grandissimo regista mai abbastanza ricordato, Delmer Daves – fa riferimento a una delle due case protagoniste del film, quella che sorge sull’isola di Pine Island, al largo delle coste del Maine e che, realizzata in una commistione di stili tra i quali emerge il Vitttoriano, degli Hunter riflette l’agiatezza ormai svanita: nata come residenza estiva, è adesso abitata dalla famiglia tutto l’anno per necessità economiche, e addirittura trasformata in locanda nei mesi estivi, quando alcuni dei suoi locali vengono dati in affitto ai villeggianti.

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Scandalo al sole

L’altra è la casa in cui, una volta separatasi dal marito beone, andrà a vivere Sylvia Hunter con Ken, l’uomo che l’ha sempre amata e che, in gioventù bagnino a Pine Island, all’isola è tornato per portare via con sé quella donna di cui, ormai milionario, è finalmente ‘all’altezza’. Sebbene il film collochi anche questa villa sulla costa del Maine, nella realtà si tratta della Mrs. Clinton Walker House a Carmel Point, nei pressi di Carmel-by-the-Sea, in California: l’unica opera fronte oceano progettata da Frank Lloyd Wright. La sua origine è ammantata da un’aura romantica perfettamente in linea con il film. Della Walker ricevette il terreno di Carmel Point dalla sorella e dal cognato a patto che vi facesse erigere un’abitazione firmata da un noto architetto.

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Della, a cui non doveva far difetto l’ambizione, scrisse allora una lettera al più grande dell’epoca, spiegandogli le sue esigenze: “ Sono una donna che che vive sola. Vorrei protezione dal vento e privacy dalla strada, e una casa robusta come le rocce ma trasparente e affascinante come le onde, e delicata come la riva del mare. Lei è l’unico che può aiutarmi: lo farà?”. Wright accettò l’invito: il progetto venne disegnato nel 1948 e completato nel 1952. Ne scaturì un gioiello di ‘appena’ 370 metri quadri, a un piano, costruito su massi di granito di Carmel e fortemente identificato dal magnifico tetto realizzato con scandole in rame di un colore tra il blu e il verde, che richiamasse quello del mare (anche se inizialmente fu utilizzata la ceramica, a causa delle restrizioni sull’uso del rame imposte durante la guerra di Corea).

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Interamente protesa su un promontorio, la Mrs. Clinton Walker House ha una struttura che ricorda la prua di una nave e, secondo i dettami dell’architettura organica, è perfettamente mimetizzata nella natura circostante, tanto che, per una migliore integrazione con l’ambiente, la parte posteriore è ribassata di un metro rispetto all’anteriore. All’interno, le tre camere da letto si affacciano tutte sul Pacifico, mentre l’area comune (con living e sala da pranzo) ruota intorno a uno scenografico camino a tutta altezza.

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Scandalo al sole

Tutti gli infissi sono dipinti del ‘rosso Cherokee’ tipico di Wright. In Scandalo al sole la villa appare a circa 40 minuti dalla fine, attraverso una ripresa dall’alto che ne mostra il posto occupato rispetto alla scogliera e ne evidenzia lo straordinario tetto color mare. Sylvia la presenta orgogliosamente alla sua futura nuora dicendole con orgoglio: “Frank Lloyd Wright designed our house”; quindi la accompagna all’interno, dove anche lo spettatore può ammirare l’ampia presenza ‘strutturale’, pacificante alla vista, del legno e della pietra locale. Nel film di Daves, le due case non riflettono solo, banalmente, le condizioni economiche dei rispettivi proprietari, ma ne rispecchiano i valori, l’attitudine nei confronti della vita, la morale.

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Si tratta di una scelta autoriale precisa, che diventa evidente nel finale, quando i due giovani innamorati, Johnny e Molly, devono confessare ai genitori che la ragazza è incinta e hanno deciso di sposarsi. La coppia fa tappa prima a Pine Island, dove si è auto-confinato il padre di Johnny; in una luce crepuscolare che neppure lo smagliante Technicolor di Harry Stradling riesce a vivificare, il figlio lo cerca in casa ma l’uomo, ormai distrutto dall’alcol, si è trasferito nella rimessa. Qui accoglie la notizia con cinismo nichilista, con una volgarità di sentimenti espressa anche dagli arredi da scalcagnato mercatino di modernariato di cui si circonda, tra un letto sfatto, un abat-jour dal paralume sghembo e una teoria di quadri che pencolano storti dalle pareti.

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Perfetto contraltare a questa sequenza è quella finale, in cui i ragazzi comunicano la notizia della gravidanza agli altri genitori, quelli che vivono di fronte all’oceano. La scena è inondata di luce, i due vengono accolti con affetto e comprensione e Sylvia rassicura il figlio con una frase bellissima: “Noi viviamo in una casa di vetro. Non scaglieremo alcuna pietra”. Alloggio democratico e progressista di una famiglia democratica e progressista, appunto.

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Scandalo al sole

Autore

Andrea Pirruccio

Si laurea in Storia e Critica del Cinema a Torino. Da oltre 20 anni fa parte della redazione della rivista Interni e dal 2022 collabora al dizionario Il Mereghetti. Da quanto ricorda, frequenta le sale da sempre, ma fa risalire il proprio imprinting cinematografico a un pomeriggio domenicale di tanti anni fa, quando i suoi genitori pensarono bene di portarlo a vedere 1997: Fuga da New York e, quando si accorsero che il film era stato sostituito da Pierino medico della SAUB, decisero di entrare lo stesso.

Il film

locandina Scandalo al sole

Scandalo al sole

Drammatico - USA 1959 - durata 130’

Titolo originale: A Summer Place

Regia: Delmer Daves

Con Dorothy McGuire, Richard Egan, Sandra Dee, Troy Donahue, Arthur Kennedy