Nel polanskiano L’uomo nell’ombra, il buen ritiro statunitense del premier inglese Adam Lang – di cui il ghostwriter interpretato da Ewan McGregor dovrà in incognito redarre l’autobiografia – è localizzato su una spiaggia dell’isola di Martha’s Vineyard, al largo del Massachusetts. La villa – al cui interno il thriller è in larga parte ambientato – si svela agli spettatori nel momento in cui lo scrittore la raggiunge in taxi: l’auto si ferma per i controlli di rito davanti alla guardiola che sancisce l’inizio della proprietà del politico quindi, superato un cancello, imbocca un vialetto che conduce alla casa. Questa appare stagliandosi contro il cielo rannuvolato alle sue spalle.

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L'uomo nell'ombra

È un volume brutalista in purezza, senza fronzoli, senza arzigogoli: un monolite grigio di lampante evidenza. Dopo uno stacco sul protagonista che la osserva meravigliato, la residenza è ripresa in modo da occupare l’intero schermo, con la sua facciata di mattoni chiari tagliata longitudinalmente da vetrate rettangolari che assicurano il necessario contributo di luce naturale.

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L’attitudine brutalista trova piena corrispondenza anche all’interno, dove le pareti degli ambienti di ‘disimpegno’ sono ottenute con pesanti blocchi di calcestruzzo lasciati volutamente ‘al grezzo’, a esaltarne la matericità e a enfatizzare il contrasto con la modernità delle tele astratte appese alle pareti e con quella della scala che collega i due livelli, composta da una serie di gradini che sembrano fluttuare nel vuoto perché parzialmente infissi all’interno delle mura.

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L'uomo nell'ombra

Gli arredi rappresentano una selezione ragionata del meglio del catalogo Knoll, azienda il cui fondatore eponimo, Walter, fu il primo produttore di mobili tedeschi a collaborare con una serie di architetti e designer che avevano abbracciato il Bauhaus: Walter Gropius, Mies van der Rohe, Marcel Breuer...

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Nel suo ufficio, Lang può permettersi il lusso di sedere su una poltrona FK, di lavorare su una CEEO Desk dalle proporzioni perfette e di accogliere i suoi interlocutori su sedute e divani della serie Foster 500, tutto firmato Knoll, esattamente come quella Barcelona Chair disegnata da van der Rohe (tra i pezzi di design più celebri di sempre) che appare in maniera sparuta in qualche angolo della struttura.

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Al di là della naturale maestria con la quale Polanski sa trasformare questa costruzione da idilliaco esempio di nobile architettura in bunker asfissiante – come nella scena in cui l’azionarsi inaspettato di un allarme precipita nel panico l’attonito ghostwriter, inquadrato in modo da sembrare schiacciato contro le pareti di cemento come un detenuto nella più opprimente delle carceri – ancora più interessante è rilevare come essa non si trovi in realtà sull’isola del New England e, anzi, come non esista da nessuna parte.

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Dati i noti problemi giudiziari di Polanski, le parti ambientate a Martha’s Vineyard sono state infatti girate sull’isola di Sylt, nel mare del Nord, mentre la residenza di Lang è stata costruita per l’occasione sull’isola di Usedom, nel Mar Baltico, per quanto riguarda gli esterni; gli interni, invece, sono stati allestiti nei più antichi studi cinematografici al mondo, i Babelsberg di Potsdam.

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Così, l’ineluttabile aggiramento di un problema ‘pratico’, (vale a dire l’impossibilità del regista di mettere piede sul suolo statunitense senza essere tratto in arresto), ha finito per generare un’abitazione capace di rispecchiare a pieno lo spirito del film: quello di uno smisurato gioco di identità opache, in cui ognuna ne presuppone un’altra, dove nessuno è quello che sembra e anche le coordinate spaziali rischiano di collassare: si pensi alla straordinaria sequenza in cui lo scrittore abbandona la tenuta di Lang cercando di tornare al proprio albergo, mentre il navigatore lo guida in un Altrove che gli risulta incomprensibile.

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Un gioco di specchi abissale, in cui la ‘finta’ villa allude a quella che Robert Harris (l’autore del romanzo alla base del film) aveva collocato, nella ‘sua’ finzione, a Martha’s Vineyard, esattamente come il personaggio di Adam Lang allude palesemente al vero Tony Blair (di cui Harris era stato il ghostwriter, ad accrescere ultimamente la vertigine), e come quelli dell’ex ministro degli Esteri Richard Rycart e della Segretaria di Stato statunitense Mo Asumang rimandano con ogni evidenza ai veri Robin Cook e Condoleeza Rice.

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Nel libro, inoltre, l’anziano uomo interpretato nel film da Eli Wallach che sembra avere le risposte giuste in merito alla misteriosa morte del precedente ghostwriter, veniva chiaramente identificato con l’ex Segretario di Stato Robert McNamara, il cui nome è evocato da quello che Harris attribuisce allo scrittore deceduto in circostanze misteriose, McAra, da cui McGregor erediterà l’incarico. Ecco cosa si ‘rischia’ ad affidare le chiavi di una casa (per quanto inesistente) a un genio come Polanski.

Autore

Andrea Pirruccio

Si laurea in Storia e Critica del Cinema a Torino. Da oltre 20 anni fa parte della redazione della rivista Interni e dal 2022 collabora al dizionario Il Mereghetti. Da quanto ricorda, frequenta le sale da sempre, ma fa risalire il proprio imprinting cinematografico a un pomeriggio domenicale di tanti anni fa, quando i suoi genitori pensarono bene di portarlo a vedere 1997: Fuga da New York e, quando si accorsero che il film era stato sostituito da Pierino medico della SAUB, decisero di entrare lo stesso.

Il film

locandina L'uomo nell'ombra

L'uomo nell'ombra

Thriller - USA/Germania/Francia/Gran Bretagna 2010 - durata 128’

Titolo originale: The Ghost Writer

Regia: Roman Polanski

Con Ewan McGregor, Pierce Brosnan, Kim Cattrall, Olivia Williams, Eli Wallach, Timothy Hutton

Al cinema: Uscita in Italia il 09/04/2010

in streaming: su Apple TV Google Play Movies Amazon Video Amazon Prime Video Rai Play