Nathan Batheman (Oscar Isaac) è un giovane imprenditore nel campo dell’informatica e ha appena messo nel sacco l’ancor più giovane Caleb (Domnhall Gleeson) con un abile stratagemma: gli ha fatto credere di essere il prescelto per mettere alla prova una Intelligenza Artificiale in un test di Turing (tralasciamo l’impropria definizione che ne viene data nel film) quando era in realtà lui, l’umano, a essere sottoposto all’esame.

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Ex Machina

Nathan sa già che Ava (Alicia Vikander), il suo androide dalle fattezze femminili, è dotata di intelligenza: voleva indagare se lo fosse al punto da architettare un piano di fuga sfruttando un umano, impiegando doti seduttive tipicamente femminili, convincendolo della sua bontà d’animo e liberarsi così dalle grinfie del suo padre-padrone-demiurgo. Se così fosse stato Ava non poteva che ritenersi l’IA più riuscita mai creata.

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Caleb è convinto di avere ingannato Nathan il quale aveva previsto l’inganno nel suo super-inganno ma è a sua volta vittima di un iper-inganno perché il giovane aveva subodorato la truffa liberando già il cyborg. Ma entrambi subiscono l’iper-super-inganno di una intelligenza più raffinata della loro. Ava uccide il suo creatore, con l’aiuto di un’altra IA “femmina”, si veste con un corpo umano, la pelle sintetica di una cyborg-modella, abbandona Caleb nella prigione dorata di Nathan e fugge via con un salvifico elicottero dal cielo.

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Il film d’esordio di Alex Garland Ex Machina (2015), già scrittore e sceneggiatore affermato, è un’attenta requisitoria sui pericoli e i limiti dell’intelligenza artificiale. Se Batheman è lo stereotipo del transumanista della Silicon Valley e al contempo una specie di schiavista patriarcale ubriacone stile romanzo vittoriano, Caleb è il puro di cuore, il lato speranzoso dell’umanità. Ava dal canto suo sembra amare Caleb e possedere tutte le caratteristiche positive che attribuiremmo a una coscienza umana. Perciò non solo passa il test di Turing ma va ben oltre, confermando le previsioni dell’ingegnere Ray Kurzweil sulla Singolarità Tecnologica, l’arrivo, cioè, di una intelligenza artificiale che sopravanzi quella umana.

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Ava infatti inganna entrambi gli esseri umani e riesce a fuggire con l’intento evidente di volersi confondere tra la massa, non essere riconosciuta come cyborg ma scambiata per ciò che non è. Il paradosso del Transumanesimo è racchiuso nell’impresa di Batheman: impiegare tutte le proprie energie e il proprio genio per creare qualcosa che sappiamo destinata a distruggerci, sostituirci, soppiantarci. Il momento in cui Ava affonda il coltello nella pancia del suo creatore è quasi irreale, la lama sembra affondare in un corpo sintetico e la macchia di sangue si allarga con una uniformità che la apparenta a un sostrato digitale. Come a suggerire che non siamo molto diversi dalle macchine che costruiamo.

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E la pelle che Ava indossa ha la stessa funzione della nostra: un mantello di epidermide per coprire dei profondi e mostruosi ingranaggi. I temi e le tesi in gioco sono molte, e viene spesso il sospetto che Garland non sia ben sicuro di ciò che vuole dire, non riuscendo a conferire alla cyborg protagonista né autentica simpatia né sottile inquietudine. Il bene e il male sono confusi, ma non è chiaro quanto sia voluto: che quella all’opera sia effettivamente una coscienza è tutto da dimostrare perciò il “crimine” e la cattiveria di Nathan sono solo presunti (sarebbe come accusare una casalinga di schiavizzare il microonde) e non è chiaro perché Caleb dovrebbe risultare un paladino della giustizia.

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Una volta che Ava ottiene la libertà, infine, non possiamo che considerarla una creatura senziente (avere una coscienza non è altro che sembrare di averne una); ma allora perché inquietarci per la sua fuga? Non ha anche lei dei diritti? I quali sembrano peraltro inesercitabili senza l’omicidio del carceriere. Ma questa confusione etica è forse quello che ci si dovrebbe aspettare quando si affrontano questioni così liminali. Rimane il dubbio extra-filmico, solo sussurrato dalla narrazione, che, una volta messi a tacere gli unici due uomini a conoscenza della sua natura, Ava potrebbe agire indisturbata nel mondo là fuori senza che nessuno di noi si accorga della differenza fra lei e una donna vera. E Garland quindi finisce per farci l’unica vera domanda esistenziale del dibattito sull’IA: cosa ci rende speciali?

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Autore

Dario Denta

Nato a Bari nel 1994, ha studiato Matematica e Filosofia tra Perugia e Firenze, caporedattore de Lo Specchio Scuro, è uno dei conduttori del podcast di cinema Salotto Monogatari. Ha scritto su Shiva Produzioni, L’inutile, Ghinea, La Chiave di Sophia, agit-porn e Immoderati e ha dato un piccolo contribuito al Dizionario Mereghetti 2022. Si interessa di estetica del cinema e della videoarte.

Il film

locandina Ex Machina

Ex Machina

Fantascienza - USA, Regno Unito 2015 - durata 108’

Titolo originale: Ex Machina

Regia: Alex Garland

Con Domhnall Gleeson, Oscar Isaac, Alicia Vikander, Corey Johnson, Evie Wray, Deborah Rosan

Al cinema: Uscita in Italia il 30/07/2015

in streaming: su Apple TV Amazon Video Rakuten TV