Pur essendo nato tra le pagine del fumetto, Batman è sempre stato un figlio del cinema. Lo aveva intuito Gianni Canova con L’alieno e il pipistrello: è fuori da una sala cinematografica che Bruce Wayne ha perso i suoi genitori, è accanto alle immagini del cinema che si è formato il suo segno schizofrenico e irrisolto, prodotto da una matrice contraddittoria (il pipistrello, roditore volatile) e composto da riferimenti incompatibili (da Zorro a Sherlock Holmes, da Tarzan a Superman). Senza il cinema Batman semplicemente non esisterebbe.

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Batman

E infatti non è un caso che, dopo l’esordio cartaceo, il crociato di Gotham sia trasmigrato in altri medium come un orfano in cerca delle proprie origini. In questo suo continuo rimbalzo transmediale Batman si è rivelato una variabile non assimilabile, capace di rendere obsoleto un programma di intrattenimento industriale fatto di immagini lineari prodotte in serie e suggestioni di consumo progressivo: non si è fatto mai sintetizzare in un’immagine definitiva e ha rifiutato il domicilio di un universo univoco; non si è lasciato trattenere dalla televisione e ha messo in crisi chi ha cercato di appropriarsi del suo luogo di origine. Come la Warner Bros, che per trent’anni ha provato a fissare Batman in un unico connotato commerciale, fraintendendo la sua natura cinematografica e cioè la sua costituiva ambiguità rispetto ai regimi spettacolari vigenti. Perché, al pari delle immagini del cinema, da sempre prodotte dalla società spettacolare ma anche capaci di decostruirla e di criticarla da dentro, da fuori, di fianco, così anche Batman è stato dall’inizio una figura in equilibrio tra l’affermazione dello spettacolo e la sua negazione, un acrobata capace di darsi come immagine ma anche di ritrarsi dalla rappresentazione, un segno in grado di abitare il linguaggio spettacolare e usarlo in senso virtuoso.

Tim Burton
Batman (1989) Tim Burton

È curioso che proprio il primo film prodotto dallo studio lo avesse capito prima di molti altri: il Batman di Tim Burton metteva in scena l’entrata del personaggio per descrivere l’ingresso nella società moderna di un nuovo ambiguo medium di massa capace di riscattare lo sguardo dallo spettacolo consumistico. Pensiamoci. Nella città di Gotham, mélange architettonico al limite della postmodernità ma ancora denso di riferimenti moderni (dal costruttivismo russo all’art nouveau spagnola), il principale medium di comunicazione di massa, la stampa, non riesce più a raccontare la realtà di un Occidente congelato nelle proprie angosce, ed è improvvisamente affiancato da due nuovi colleghi: il cinema e la televisione. Sono loro a darsi battaglia per il controllo degli sguardi alle porte del contemporaneo, solo che il primo ha le forme di Batman e il secondo quelle del Joker.

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Batman

Joker vuole il controllo dell’informazione, desidera che la sua immagine sia ovunque, dal dollaro ai telegiornali cittadini. Si pensa artista e per questo sforma a propria somiglianza il mondo, possiede le altre forme di vita, le manipola e le colora con le proprie tempere tossiche: assecondando l’ansia per la performance cosmetica (sono gli anni ‘80 dove tutte le superfici si fanno visione) trasforma i trucchi in veleno e i sorrisi forzati in paresi assassine.

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Batman

Batman è invece una diceria, una leggenda sulla bocca dei criminali, un mito generato dal buio della notte che non si dà bene alla vista e rifugge l’esposizione al punto da strappare i rullini fotografici che per caso hanno intercettato la sua fulminea comparsa. La sua armatura assorbe la luce e la caverna dove abita è piena di schermi che non replicano l’immagine di un ego, ma riprendono e registrano la realtà in cerca di un messaggio – se il Jack Napier di Jack Nicholson è un attore che sfrutta le immagini, il Bruce Wayne di Micheal Keaton è per forza un critico dei media che segretamente le conserva e le cura.

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Batman

Alla fine, queste due forze mediatiche si scontrano durante una parata cittadina in cui la massa è in disarmo. La vittima contesa è Vicki Vale (Kim Basinger), un’immagine di purezza che si può corrompere o salvare, e la lotta, al culmine della torre di Gotham, è una danza, un musical che si svolge intorno a lei. “Tu mi hai creato” si dicono rispettivamente cinema e televisione, e intanto Joker sembra averla vinta. La sua arrogante iconoclastia però ha fatto male i conti, ha ignorato le immagini, le ha strumentalizzate e duplicate a piacimento, senza considerarne il peso.

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Batman

L’iconofilia segreta di Batman invece le ha protette, le ha saggiate, le ha usate con attenzione: ecco perché tra i due medium in maschera solo Batman ha infine il favore del gargoyle della torre e grazie al suo contrappeso si sostiene in aria, mentre Joker proprio a causa del mostro di pietra capitola nel baratro. Dopo che in basso la sua maschera da clown si fa mortuaria e la classe politica spiega che il pipistrello è il salvatore della città, la camera sale piano piano al cielo e inquadra il simbolo che Batman ha dato al popolo per chiamarlo. Non è solo un segnale per lo sguardo. È una proiezione. Cinema.

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Batman

Autore

Leonardo Strano

Leonardo Strano si è laureato in Filosofia dell’Esperienza Estetica con una tesi sull’inconscio ottico in Walter Benjamin e Jacques Tati (il suo regista preferito). Mentre prosegue gli studi in Teoria dell’immagine scrive per Filmidee, Pointblank e DinamoPress.

Il film

locandina Batman

Batman

Supereroi - USA 1989 - durata 124’

Titolo originale: Batman

Regia: Tim Burton

Con Jack Nicholson, Michael Keaton, Kim Basinger, Jack Palance, Robert Wuhl, Pat Hingle

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