Alla Monsters & Co. “scare is our care”, lo spavento è nostra premura. Nel senso della sua raccolta, del suo stoccaggio, della sua distribuzione all’interno di Mostropoli, che con lo spavento e le urla dei bambini umani alimenta energeticamente le sue case e le sue strade. Mostropoli sta al di qua delle porte dei ripostigli delle stanze dei bambini umani, è di fatto un universo parallelo in cui la porta è membrana permeabile fra due dimensioni. Ma nel finale – e nei titoli di coda – di Monsters & Co. non è solo il rapporto fra due mondi ad essere riscritto e rivisto, ma anche il rapporto fra entrambi i mondi e le loro rappresentazioni di sé.

" data-credits=
Monsters & Co.

James P. Sullivan, spaventatore numero 1 dell’azienda, scopre che le risate contengono molta più energia delle urla e, da direttore di un’azienda che nel finale del film è finalmente “ecosostenibile” e non più parassitaria, invita tutti i dipendenti a “Pensare in modo comico” (“Think Funny” nello striscione dell’hangar di raccolta delle risate), coinvolgendo in prima linea persone come Mike Wazowski che prima erano tecnici dietro le quinte e ora sono nuovi atleti della raccolta del fabbisogno energetico.

" data-credits=
Monsters & Co.

Nel finale, Mike rivela a Sully di aver ricostruito la porta della stanzetta di Boo, la bambina che si era infiltrata nel loro mondo all’inizio del film, scatenando in Sully uno spirito di cambiamento e di rivolta contro le ipocrisie dei potenti. Il loro rapporto padre-figlia, limpida metafora della possibilità della coesistenza di due mondi così apparentemente inconciliabili, costringe Sully ad un enorme sorriso quando, una volta ricostruita la porta, rivede Boo che lo richiama finalmente con l’appellativo di “Gatto” (“Kitty” in originale). Il sorriso di Sully è un ponte definitivo fra due dimensioni, visto che la fake news per la quale gli umani sarebbero portatori di malattie è stata confutata e le barriere sono finalmente cadute.

" data-credits=
Monsters & Co.

I titoli di coda di Monsters & Co., coi suoi blooper e i suoi finali-dopo-il-finale, continuano a riproporre nuove connessioni. Come avveniva anche in precedenti film Pixar la quarta parete si rompe, in più modalità e in più direzioni. Se in Toy Story 2 era la Barbie a constatare costernata che la sala del cinema si stava svuotando durante i titoli di coda, in Monsters & Co. la rappresentazione e i suoi spettatori sono dentro il film stesso, e invitano a buttare giù altre barriere.

" data-credits=
Monsters & Co.

In tre finti blooper, la lumacona Roz si inserisce di soppiatto all’interno di alcune scene del film, comparendo a sorpresa dietro le porte e dietro delle tende, contravvenendo per altro a qualsiasi dinamica fisica possibile che l’animazione 3D, di per sé fotorealistica, faceva apparire evidente. Il mondo animato di Monsters & Co. è permeabile in se stesso, e per il gusto dell’effetto comico perde qualsiasi logica spaziale.

" data-credits=
Monsters & Co.

In un altro blooper, i due piccoli alieni novellini rifanno una scena in cui dialogano imbarazzati con Sully e al posto di parlare del fallimento delle loro carriere dentro la Monsters & Co. dibattono del loro fallimento come attori a Hollywood. Poco dopo, quando loro stessi danneggiano una macchina trita-porte e scatenano il panico sul set, si intravedono membri della crew del film: anche loro sono mostri. Qui il film assorbe anche quella dimensione, il cinema, sia nella contingenza delle “riprese” fisiche del film, sia nell’easter egg più “strutturale” che fa fare capolino in una scena a Rex, il dinosauro di Toy Story.

" data-credits=
Monsters & Co.

Infine, ad amplificare a dismisura una gag di Mike e Sully durante il film, nei titoli di coda viene raccontata la messa in scena del musical ispirato alla storia del film stesso, proiettando fino all’ “infinito e oltre” (è il caso di dirlo) la multidimensionalità del mondo di Monsters & Co. A teatro si rivedono alcune scene del film, interpretate dagli stessi protagonisti, con effetti demenziali garantiti. Il pubblico del teatro – ancora una volta, mostri – siamo noi che reagiamo al film, ridendo piangendo e commuovendoci, e a quel punto siamo stati accolti in modo parsimonioso dentro tutta la multidimensionalità dell’universo Pixar. Nonostante nel 2023 “il multiverso è un concetto di cui sappiamo spaventosamente poco”, nel 2001 Monsters & Co. apriva il dibattito rivelando che forse dovremmo innanzitutto goderci l’idea che ci siamo già dentro.

Autore

Marco Grifò

Il suo percorso di studi nulla ha a che vedere col cinema, ma è col cinema che avviene la sua vera formazione: appassionato fin dall’infanzia, autore-amatore nella community di filmtv.it da quando ha 17 anni e frequentatore ipercinetico di festival internazionali da quando ne ha 18. Collabora con la rivista di cinema Lo Specchio Scuro, ha pubblicato su Eidos e su Cinergie e co-gestisce il podcast di cinema Salotto Monogatari dalla fine del 2019. Dall’inizio del 2022 fa parte del team di programmazione del Sicilia Queer FilmFest di Palermo, e crede, a costo di passare per bizzarro, che l’horror found footage sia uno dei fenomeni più importanti e sottovalutati del nuovo millennio.

Il film

locandina Monsters & Co.

Monsters & Co.

Animazione - USA 2001 - durata 92’

Titolo originale: Monsters, Inc.

Regia: Peter Docter

Al cinema: Uscita in Italia il 15/03/2002

in streaming: su Apple TV Google Play Movies Amazon Video Rakuten TV Microsoft Store Disney Plus