Nel silenzio assoluto dello stadio olimpico di Neo-Tokyo, Akira viene risvegliato. Richiamata da Takashi, Masaru e Kiyoko (i bambini con capacità paranormali addestrati in segreto dall’esercito giapponese) per contrastare Tetsuo (terrorista ormai mutato in un gigantesco e terrificante feto, desideroso di inglobare ogni forma vivente nella propria carne), la più potente arma di distruzione di massa del pianeta appare per la prima volta dopo essere stata a lungo menzionata.

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Akira

Ha il corpo di un bambino sorridente e pacifico, la forma di un fantasma benevolo con gli organi in vista, e proietta una luce atomica che ingloba tutto il visibile. Mentre in un laboratorio il dottor Ōnishi capitola di fronte all’impossibilità scientifica dell’evento (“È come la nascita dell’universo!”), e il colonnello Shikishima soccombe al potere dell’arma da lui stesso nascosta per anni sottoterra, Kaneda, giovane motociclista intenzionato a salvare Tetsuo da se stesso, rimane inglobato nell’onda di energia proprio assieme al corpo del suo vecchio amico. Pare la chiosa apocalittica, il termine della storia, il momento in cui le forze eroiche dei personaggi soccombono all’intervento di un deus ex machina incontrastabile.

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Akira

Eppure, mentre Key, giovane donna della fazione ribelle antigovernativa, assiste da lontano all’esplosione dei grattacieli della metropoli, immaginando la fine imminente di ogni cosa conosciuta, nel globo di luce accade qualcosa di strano. Dopo due ore di follia ipercinetica compressa e sintetizzata in un ritmo di instancabile sollecitazione visiva, le immagini del film di Katsusiro Ōtomo si aprono a un momento inatteso, quieto: la proiezione dei ricordi dell’infanzia di Tetsuo, bambino solo e abbandonato, in profondo dolore per l’esclusione e il rigetto da parte della società.

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Akira

L’esplosione subatomica si dispiega in un labirinto psichico, dentro cui Kaneda si rende conto di essere lo spettatore delle memorie di Tetsuo, ma non dal proprio punto di vista, bensì da quello dell’amico. Vedendo attraverso la luce di Akira (kubrickiano corpo alieno monolitico, catalizzatore di visione e sapere), il biker fa la paradossale esperienza del punto di vista dell’altro e quindi anche della sua sofferenza, della sua rabbia, del suo sconforto; per la prima volta vede l’amico attraverso nuovi occhi, accede alla sua interiorità emotiva, lo comprende.

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Akira

In questo momento decisivo, in cui l’apocalisse globale si ribalta in un’inaspettata parentesi d’affetto, non solo l’immagine di Ōtomo svela il suo precipuo senso umanistico ma il film in sé si legittima come completamento definitivo del progetto estetico del fumettista: se infatti, per il giapponese, l’immagine cinematografica, con la sua impareggiabile tensione immersiva iperrealistica, permette meglio di ogni altro medium artistico di rendere sensorialmente visibile, esperibile, e quindi comprensibile, ciò che è invisibile e inaccessibile, allora Akira – elaborazione simbolica del lacerante ma sotterraneo trauma atomico, vivissimo nella società giapponese postbellica – non poteva che trovare forma perfetta nel cinema (ancor prima della sua fine come fumetto).

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Akira

Attraverso il movimento cinematico, le vignette di Ōtomo, già intenzionate a rappresentare in scala 1:1 la complessità sociopolitica di un Giappone in lotta con se stesso, guadagnano un quoziente di realtà in più, un grado di fisicità che rende vivo e luminoso il malessere collettivo di una società schiacciata dal dolore e ammutolita nel ricordo. Nel finale del film, dopo il collasso di ogni coordinata rappresentativa convenzionale a favore di un coinvolgimento esclusivamente percettivo, lo slittamento dello spettatore tout court (anche occidentale), esemplificato da Kaneda, nel punto di vista di una generazione nipponica traumatizzata, rappresentata da Tetsuo, porta a compimento questo discorso: mentre luce e carne si fondono una volta per tutte in immagini che ribaltano l’abisso della mente nella superficie della pelle, la visione si trasforma in un salto di conoscenza.

Autore

Leonardo Strano

Leonardo Strano si è laureato in Filosofia dell’Esperienza Estetica con una tesi sull’inconscio ottico in Walter Benjamin e Jacques Tati (il suo regista preferito). Mentre prosegue gli studi in Teoria dell’immagine scrive per Filmidee, Pointblank e DinamoPress.

Il film

locandina Akira

Akira

Animazione - Giappone 1988 - durata 115’

Titolo originale: Akira

Regia: Katsuhiro Otomo

Al cinema: Uscita in Italia il 18/04/2018

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