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Una vedova allegra... ma non troppo

Regia di Jonathan Demme vedi scheda film

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La recensione su Una vedova allegra... ma non troppo

di Utente rimosso (j.d.)
8 stelle

Dopo più di vent'anni, dopo GOODFELLAS e dopo che tante altre commedie hanno sfruttato i luoghicomuni e le consuetudini degli ambienti italoamericani, generalmente, è difficile che MARRIED TO THE MOB possa rappresentare qualcosa che non sia già stato mostrato/detto. Fatta questa premessa, devo però dire che il film ha ben più di un motivo per essere visto e ammirato. Basterebbe citare la sequenza iniziale sul treno e l'aggancio a quella successiva, nel salone di bellezza, dove una splendida e cotonata Michelle Pfeiffer entra in scena in modo a dir poco superbo al ritmo di "Bizarre Love Triangle" dei New Order, mentre le sue "amiche" fanno pettegolezzi su lei e il marito. Ora,si può anche criticare la scarsa originalità di questa satira mafiosa e delle grottesche trovate di cui è infarcita, ma la magia di una carrellata di apertura come quella appena citata pare esprimere già tutta la maestria che Jonathan Demme saprà organizzare e mettere a frutto nei suoi capolavori THE SILENCE OF THE LAMBS e PHILADELPHIA.
Una regia che, al di là della prevedibilità dell'intreccio, sa coinvolgere sia per la sua impeccabilità sul piano visivo e tecnico che per l'accuratezza in ogni minimo dettaglio, per l'ottima direzione degli attori e la padronanza nel far convivere sullo schermo elementi e atmosfere di generi diversi, come già in SOMETHING WILD. Dal film precedente, oltre agli abituali camei(su tutti spicca Charles Napier in versione parrucchiere gay), il regista riprende tematiche come gli scambi di identità e il triangolo amoroso con lo stesso tocco leggero e disinvolto, ma raffinando sempre di più uno stile che diverrà più riconoscibile, al punto da annoverare il nome Demme nella schiera dei grandi autori del moderno cinema americano, insieme a Scorsese, De Palma, Spielberg, Coppola.
A livello argomentativo, si potrebbe ritracciare nella sua filmografia una sorta di "filo rosso" che collega le sue opere ovvero una trama che si dipana mettendo al centro un particolare rapporto "a tre", sia esso di tipo sentimentale o professionale, sullo sfondo di una "lotta" per difendere la possibilità di un riscatto personale. In SOMETHING WILD lo yuppie Charlie scopre i piaceri e i pericoli della libertà, trovando in Lulu un nuovo amore, ma è ostacolato da un ex marito violento e geloso. In THE SILENCE OF THE LAMBS, la giovane neo-poliziotta Clarice ricorre ai consigli del crudele Hannibal Lecter per riuscire a catturare il serial killer Buffalo Bill e ottenere così quella promozione che le consentirà di farsi una posizione in un FBI che sembra essere una prerogativa quasi esclusivamente maschile. In PHILADELPHIA l'avvocato gay e sieropositivo Andrew Beckett cerca di incastrare i suoi ingiusti ex datori di lavoro, colpevoli di averlo licenziato per via della sua condizione, ma per portare avanti la sua causa, che è anche un'arringa contro il pregiudizio e l'omofobia, necessita dell'aiuto del suo collega Joe Miller. In questa commedia, la "vedova allegra" cerca di affrancarsi da un ambiente sociale per lei soffocante e si ritrova contesa tra un poliziotto innamorato e un boss petulante e ossessivo. Bravissimi tutti gli attori,dalla dolce Pfeiffer al simpatico Matthew Modine, sempre a loro agio sia con la commedia brillante che col thriller, da Dean Stockwell nei panni del boss cialtrone Tony Russo, candidato all'Oscar 1989, a Mercedes Rhuel, nel ruolo di sua moglie gelosa ed esagitata.

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