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The Raid: Redenzione

Regia di Gareth Evans vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su The Raid: Redenzione

di AndreaVenuti
8 stelle

The Raid: Redenzione, del 2011, è il terzo lungometraggio del giovane e promettente regista gallese Gareth Evans (Manster of Arts in sceneggiatura presso l'università di Glamorgan) dove al centro dell'azione ritroviamo l'arte marziale -alquanto particolare - del Pencak Silat con Iko Uwais protagonosta.

 

Locandina internazionale

The Raid: Redenzione (2011): Locandina internazionale

 

Sinossi: Una Swat formata da circa 20 uomini guidata dal giovane ufficiale Rama (Iko Uwais) ha il compito di uccidere un noto signore della droga, tale Tama Riyadi, il quale si trova barricato all'ultimo piano di in un edificio imponente, simbolo della decadenza periferica di Giacarta, una volta giunti sul posto le cose si complicheranno molto...

 

Subito doveroso spendere due parole sull 'incipit di base molto semplice (la swat, una volta entrata nella struttura, si troverà assediata dai criminali e senza apparente via d'uscita) che richiama una perla del cinema di genere degli anni 70 ossia Distretto 13 Le brigate della morte del maestro Carpenter.

Evans inizialmente confeziona il suo prodotto dandogli una forte impronta videoludica; l'obiettivo della squadra si trova asserragliato e ben protetto in cima all'edificio, per cui la swat dovrà letteralmente conquistare piano per piano e come in un videogioco action-platform dove i primi livelli sono semplici con pochi nemici e scarsa sorvegliaza tuttavia dal 5° piano in poi il gioco si trasformerà in una carneficina.

The Raid è un action con sfumature da thriller diretto in maniera eccelsa, Evans utilizza molto bene la macchina a mano (Panasonoc Af-100) che permette uno straordinario effetto pragmatico trasportandoci al centro dell'azione; i combattimenti sono coreografati alla perfezione e propongono un ritmo adrenalinico e da cardio palma, con un montaggio in alcuni casi serrato e molto veloce ma con l'azione sempre chiara e leggibile, oppure in altre sequenze il giovane gallese preferisce mostrarci i vari combattimento con pochi stacchi di montaggio ed inquadrature lunghe il tutto amalgamato ad un'atmosfera claustrofobica in cui l'edicio fatiscente diventa il vero protagonista ed il regista è bravissimo ad usare questa location (visto soprattutto il budget irrisorio, poco più di un milione di dollari) proponendoci scenari cupi, crepuscolari, e sporchi ma nonostante ciò le vie per agire/muoversi sono tantissime.

Evans è senza ombra di dubbio in possesso di un suo stile registico ben preciso, ad esempio i fuori campo ed elissi non appartengono al suo linguaggio filmico; Evans ama mostraci tutto, molte volte in maniera brutale proponendoci una violenza sopra le righe dove ogni colpo ha un determinato peso specifico.

 

Tuttavia il film di Evans non è perfetto, difatti non troviamo un'adeguata caratterizzazione dei personaggi (molte volte semplice carne da macello) ma rimane ugualmente un "prodotto" action fenomenale, destinato a rivoluzionare o comuqnue ad aggiornare il genere stesso.

Da vedere assolutamente.

 

 

 

 

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