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Satin Rouge

Regia di Raja Amari vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Satin Rouge

di tizbel
6 stelle

I 91 minuti di pellicola che ci propone la giovane regista tunisina sono così piacevoli che si consiglia sinceramente a chiunque di vedere questo film. Le danzatrici del ventre che vengono mostrate, in quanto a sensualità, non hanno niente da invidiare alle “ballerine” onnipresenti nel nostro piccolo schermo domestico; questo è vero senza che le prime debbano essere necessariamente caratterizzate dai tratti del corpo “geometricamente” precisi e dalla freschezza che invece caratterizza, oggi, inevitabilmente, le seconde. Alla luce di quanto detto è quindi sorprendente e piacevole la metamorfosi che subisce Lilia da annoiata casalinga a stupenda star del “Cabaret”.
Tale metamorfosi è tuttavia così sorprendente da determinare qualche perplessità sulla sceneggiatura del film, che tocca, purtroppo, il suo punto di minimo nel finale: era proprio necessario concludere la storia con il matrimonio della figlia di Lilia? Matrimonio questo, in cui tutte le segrete compagne di danza di Lilia e di conseguenza l’attività notturna di Lilia stessa “compaiono” in modo forzatamente frettoloso; vediamo inoltre il “parente” di Lilia festeggiare in modo completamente normale, quando prima era stato presentato come una sorta di personaggio di richiamo alle tradizioni della nostra protagonista: l’accettazione della nuova attività notturna di Lilia sarà avvenuta in modo così pacifico da parte di questo parente? Personalmente, avrei chiuso il film prima del matrimonio.
Detto ciò, lasciamo per un momento da parte la sceneggiatura e spostiamoci sulla regia. Essa è piuttosto lineare e risulta tutto sommato onesta. Comunque non si può fare a meno di notare che tale linearità è particolarmente marcata nell’utilizzo della dissolvenza a nero come calligrafico metodo di separazione dei vari “capitoli” che formano il racconto filmico. Vengono inoltre utilizzati dalla giovane regista più stili di ripresa come il buon piano-sequenza iniziale e addirittura un timido tentativo di soggettiva (?) quando Lilia prova a seguire il presunto amante della figlia. Ma questi stili di ripresa sembrano essere fine a sé stessi! Il tutto è interessante, ma sembra, a mio parere, una sorta di esercitazione alla fine di una scuola di cinema! In definitiva, questo approccio registico può essere probabilmente considerato abbastanza normale per Raja Amari, al suo primo lungometraggio. Va tenuto conto infine che essa ha realizzato, in un certo senso, un film atipico per il mondo arabo dove viene ambientato: tolti infatti i tratti somatici dei protagonisti e qualche scorcio di paesaggio, potrebbe sembrare un film “occidentale”. Tuttavia questa rappresentazione, per così dire “audace”, tanto da aver destato le critiche dei tunisini, non presenta a mio avviso una completa solidità narrativa.

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