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American Fiction

Regia di Cord Jefferson vedi scheda film

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La recensione su American Fiction

di mck
8 stelle

“È ora di scegliere lo smoking, fratello: andiamo alla Grande Notte!”

 

Monk by the Sea.

Non so quanto fosse alto Ralph Waldo Ellison, ma Thelonious Monk quando si alzava dallo sgabello del pianoforte si ergeva per un metro e novantuno centimetri, quindi direi che Jeffrey Wright (no, non so quanto fosse alto Richard Wright!) nei panni di Thelonious “Monk” Ellison col suo metro e ottanta è una perfetta crasi tra i due. Cosa cazzo c’entra questo col film? Non lo so, bello, ma di certo era meglio non rompere i coglioni a Thelonious Monk, làsciatelo dire, e lo sapeva bene il suo grande amico e collega Miles Davis sin dai tempi delle registrazioni di “Bags’ Groove”.

 


American Fiction” inizia – e in Erasure”, il romanzo del 2001 di Percival Everett (uscito poco dopo "the Human Stain" di Philip Roth, il terzo volume a chiusura dell'American Trilogy, all’epoca dei Pompini Presidenziali, quando i “ghosts” (gli “zulù”) inguaiarono il professor Coleman Silk) da cui il regista Cord Jefferson (the Nightly Show with Larry Wilmore, Master of None, the Good Place, Succession, Watchmen, Station Eleven), qui al suo esordio nel lungometraggio, ha tratto la sceneggiatura, questo specifico prologo (nel quale fa una fugace comparsa il lynchano Patrick Fischler) non c’è – come “the Newsroom”, la serie di Aaron Sorkin uscita una dozzina d’anni prima, con, al posto di Will McAvoy che cazzia una studentessa, Thelonious “Monk” Ellison che cazzia una studentessa.
(Come tendo sempre a sottolineare: nella versione originale non dice “Disneyland”, ma “Yosemite”.)

 

 

- Diciamo che è arte performativa?
- No, tu mandalo e basta: se non capiscono lo scherzo che si fottano.

- Durante la mia detenzione ho imparato che le parole sono di tutti, quindi questo libro è il mio contributo a questo meraviglioso Paese, dove un nero ex detenuto può diventare ricco raccontando la storia della sua gente sfortunata.
- Hm… Sì… Sì!

(I due dialoghi sono presi quasi di peso, paro paro, dal romanzo: nel secondo caso la reazione del pubblico in studio nel libro è caratterizzata da uno scroscio convinto e subitaneo di applausi mentre nel film invece la conduttrice mostra un attimo d’incertezza.)



Alla voce “Adattamento” contenuta in un ideale dizionario cinematografico se comparisse “America Fiction” come esempio non avrei alcunché da contestare (la sua natura di “locus typicus” è stata sancita dall’Academy Award con un Oscar alla sceneggiatura non originale), ma quel che fa di questo film non solo una messa in scena di uno splendido romanzo, né un semplicemente riuscito corollario, ma un’opera degna dell’a sé stante (fotografia di Cristina Dunlap, montaggio di Hilda Rasula e musiche di Laura Karpman), son quelle cose chiamate attori, vale a dire le persone: Jeffrey Wright (Ali, the Manchurian Candidate, Broken Flowers, Lady in the Water, Source Code, BoardWalk Empire, Only Lovers Left Alive, WestWorld, Hold the Dark, the Laundromat, the French Dispatch, Asteroid City, High and Low), John Ortiz, Tracee Ellis Ross, Sterling K. Brown, Leslie Uggams, Erika Alexander, Issa Rae, Myra Lucretia Taylor, Raymond Anthony Thomas, Keith David, Michael Cyril Creighton

Un film intelligente su uno degli argomenti più stupidi (tanto la parte esistente, minoritaria, quanto quella inesistente, maggioritaria) mai partoriti dal genere umano.

* * * ¾ (****) - 7.75

 


Postilla. Black Stories Month on WHN.

 

(E no, non troverete "Precious: Based on the Novel 'Push' by Sapphire", "Moonlight" o "Green Book".)

 

- “Chi-Raq” (Spike Lee, 2015)

- “Atlanta” (Donald Glover, 2016-2022)

- “Get Out” (Jordan Peele, 2017)

- “She's Gotta Have It” [Spike Lee, 2017-2019 (remake di “She's Gotta Have It” del 1986)]

- “BlacKkKlansMan” (Spike Lee, 2018)
- “Sorry to Bother You” (Boots Riley, 2018)
- “Us” (Jordan Peele, 2019)

- “Guava Island” (Donald Glover, 2019)
- “the Last Black Man in San Francisco” (Joe Talbot, 2019)
- “His House” (Remi Weekes, 2020)
- “Antebellum” (Gerard Bush e Christopher Renz, 2020)
- “Lovecraft Country” [Misha Green (da Matt Ruff, 2016), 2020]
- “Them: Covenant” (Little Marvin, 2021)

- “Judas and the Black Messiah” (Shaka King, 2021)

- “the Underground Railroad” [Barry Jenkins (da Colson Whitehead, 2016), 2021]
- “Alice” (Krystin Ver Linden, 2022)
- “Master” (Mariama Diallo, 2022)
- “Nope” (Jordan Peele, 2022)

- the Last Days of Ptolemy Grey” (Walter Mosley, 2022)

- “Roar” {Liz Flahive & Carly Mensch [ep. "the Woman Who Disappeared" (Channing Godfrey Peoples & Janine Nabers), in pratica una reinterpretazione di "Invisible Man" (1952) di Ralph Waldo Ellison*], 2022}
- “Swarm” (Donald Glover e Janine Nabers, 2023)

- “They Cloned Tyrone” (Juel Taylor, 2023)

- “Lawmen: Bass Reeves” (Chad Feehan, 2023)

- American Fiction” [Cord Jefferson (da Percival Everett, 2001), 2023]

- “Them: the Scare” (Little Marvin, 2024)     

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