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I miei vicini Yamada

Regia di Isao Takahata vedi scheda film

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La recensione su I miei vicini Yamada

di Antisistema
8 stelle

E con questa arrivo a 100 recensioni; non sono niente rispetto a quelle di altri utenti, ma non me ne è mai importata la quantità, ma la qualità dei miei scritti. Sono della scuola, vedere pochi film per volta, ma capirli tutti. Spero di proseguire a lungo con il mio obiettivo di riunire tutti i film che ho visto (attualmente 1300 e passa secondo un conteggio alla men peggio) e che vedrò soprattutto in futuro qui sopra, specialmente le recensioni dei capolavori o degli ottimi film. Tornando al dunque, quando si parla di Studio Ghibli, il nome sulla bocca di tutti è sicuramente di Hayao Miyazaki. Questa fama enorme verso tale figura, finisce purtroppo con l'oscurare il co-fondatore dello studio Ghibli, nonchè il suo esimio collega Isao Takahata (recentemente scomparso), che seppur abbia realizzato per lo studio solo 5 opere, esse risultano essere dei lavori ben più interessanti e di qualità artistica superiori rispetto a quelli del suo più rinomato compagno di lavoro.
Se Miyazaki incassa un mucchio di soldi con i suoi film, Takahata finiva con lo sperperarli in opere dall'alto valore artistico, ma che non incontravano i gusti del pubblico al botteghino e per questo motivo, i suoi film sono usciti a distanza di molti anni l'uno dall'altro. Non c'è da stupirsi quindi se di anni ne sono trascorsi ben 5 dal film "PomPoko", per poter realizzare "My Neighbors the Yamadas" nel 1999.

 

scena

I miei vicini Yamada (1999): scena


Per quanto concerne la storia del film, essa non esiste, poiché la pellicola risulta strutturata in una miriade di piccoli siparietti dall'esigua durata di 5 o 10 minuti, incentrati sui membri della famiglia Yamada composta : dalla nonna Shige, da Takashi il padre di famiglia, la moglie Matsuko, dai due figli Noburo che è il fratello maggiore e Nonoko la sorella minore. Cinque membri su cui il regista focalizzerà la sua attenzione, rendendoli singolarmente protagonisti a volte singolarmente e altre collettivamente delle varie vicende giornaliere.

 

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I miei vicini Yamada (1999): scena


Takahata confeziona sicuramente uno dei suoi film più personali e sentiti. Dopo un film di impostazione "neo-realista" come Una Tomba per le Lucciole ed un dramma di formazione per adulti come Pioggia di Ricordi, Takahata giunge a raccontare ciò a cui ambiva; il quotidiano.
In questo film il regista ci parla delle piccole vicende quotidiane che l'individuo si ritrova ad affrontare nella vita di tutti i giorni. Sono vicende banali, anti-adrenaliniche e monotone contro le quali, lo spettatore in cerca di ritmi più elevati, si tedierà ben presto nel seguirle, ma sono raccontate e narrate in modo tremendamente reale ed efficace, perchè se ci si riflette nella maggioranza dei giorni in cui viviamo non succede chissà che cosa di eclatante nella nostra misera esistenza.
Il regista decide di soffermarsi sui piccoli avvenimenti quotidiani, come un litigio tra marito e moglie per il controllo della TV, la prima cotta adolescenziale, il marito che giungendo stanco morto a casa pretende una cena sostanziosa trovando ben poco da mettere sotto i denti o la nonna che insieme ad un'altra anziana cincischia in piccoli pettegolezzi. Certo dei piccoli scossoni nel nostro quotidiano possono esserci, come dimenticarsi la propria bambina al supermercato o una banda di motociclisti che la notte fa schiamazzi non permettendo di dormire, ma sono effimeri episodi destinati a restare isolati e quando li si affronta si è impreparati, poichè disabituati ad essi a causa di una vita scandita sempre dagli stessi ritmi, che ci rende inadeguati a risolvere situazioni fuori dagli schemi ordinari, salvo fantasticare amaramente dopo tali avvenimenti, su come essi si sarebbero potuti affrontare in modo migliore, lasciandosi prendere in questo modo dallo sconforto per la propria misera impotenza, innanzi a situazioni fuori gli schemi. 

 

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I miei vicini Yamada (1999): scena


Quando si pensa allo studio Ghibli, subito ci si ricorda delle sue favolose animazioni sgargianti ed ultra colorate, con una fotografia atta a far risplendere con giochi di luci ed ombre la messa in scena. Niente di tutto questo in tale film, Takahata non ama lo spettacolo visivo tipico delle pellicole di Miyazaki, preferendo una grafica essenziale quanto basta per rappresentare la vicenda. Non deve stupire quindi un approccio grafico sperimentale in questo film, con colori scarni e per lo più uniformati l'uno con l'altro. Le animazioni sono spartane, minimaliste e con fondali anonimi, poichè Takahata vuole concentrarsi solo ed esclusivamente sull'individuo e ben poco gli importa di ciò che lo circonda, visto che il paesaggio risulta sfumato e indefinito, ciò risulta essere una scelta interessante perché nel nostro quotidiano quando siamo presi dalle nostre cose, poco importa di ciò che ci circonda. La regia segue di pari passo questa filosofia, facendo uso di inquadrature statiche atte a ritrarre l'esistenza umana, fatta di piccoli gesti e dialoghi ripetuti ciclicamente. La telecamera si focalizza proprio sulle piccole cose, con Takhatata che fa sapiente uso del mezzo registico, impiegando spesso inquadrature fisse che durano interi minuti. Naturalmente il regista non lesina nel concedersi qualche scena più visionaria scaturita dalle fantasie dei personaggi (come in Pioggia di Ricordi), accompagnata da metafore semplici quanto facili da decifrare, che paragonano la vita di una famiglia a quella di un mare in tempesta.
Come affrontare la vita e le varie vicende? Beh...nel finale Takahata ce lo dice, bisogna "Adattarsi" alle varie situazioni, non restando rigidi come un bastone di legno, ma flessibili come una spiga di grano allo spirare del vento, in modo da adeguarsi alle varie situazioni.
Come da consuetudine per i film di Takahata, la pellicola risultò un flop di dimensioni galattiche al botteghino Giapponese, riuscendo a pareggiare a malapena i costi di produzione, rendendo così nullo l'incasso stratosferico realizzato due anni prima con "Principessa Mononoke". Scendendo nel soggettivo, non me la sento di biasimare il pubblico per il responso negativo, poichè questa volta Takahata ha fatto un film per compiacere con fare alquanto snob esclusivamente la critica. In sostanza, "My Neighbors the Yamadas" risulta essere un ottimo film, ma non un capolavoro, pur essendo obbligatorio da vedere non solo per i fan del regista, ma anche per chi fosse in cerca di film d'animazione sperimentali e di pregevole fattura.

 

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I miei vicini Yamada (1999): scena

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