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BlacKkKlansman

Regia di Spike Lee vedi scheda film

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La recensione su BlacKkKlansman

di mck
9 stelle

Do the Right Thing, Again.

 

 

DIS JOINT IS BASED UPON SOME FO’ REAL, FO’ REAL SH*T

 


Se “Inside Man”, tutto il cinema dei Coen (in questo caso, in particolare, ovviamente, si consideri “O Brother, Where Art Thou?”), il Mann di “Heat”, “Collateral” e “Miami Vice” e il Fincher di “Zodiac”, “the Social NetWork” e “Millennium - the Girl with the Dragon Tattoo” sono intrattenimento impegnato, questo meraviglioso “BlacKkKlansMan”, al pari di “Jungle Fever”, “Summer of Sam”, “25th Hour” e “Chi-Raq” e ancora il Mann di “Insider” e “Alì” sono la quintessenza dell’impegno spettacolare (con l'Eastwood degli ultimi 30 anni e passa, per lo meno da “Bird” in poi, la Bigelow di “the Hurt Locker”, “Zero Dark Thirty” e “Detroit” e certo Spielberg ford-hawksianamente rosselliniano nel mezzo). 

 


Sceneggiatura di Charlie Wachtel & David Rabinowitz e Kevin Willmott & Spike Lee basata sulle omonime memorie romanzate di Ron Stallworth, ufficiale di polizia afro-americano infiltratosi nei ranghi del KKK caucasico ed ebraico-free.

 


Poliziotti: John David Washington, Adam Driver, Michael Buscemi, Ken Garito, Robert John Burke, Isiah Whitlock Jr., Brian Tarantina…
Attivisti afro-americani: Laura Harrier, Harry Belafonte, Damaris Lewis, Corey Hawkins (Kwame Ture / Stokely Carmichael)…
Fascio-leghisti di Goro Haram: Topher Grace, Jasper Pääkkönen, Ryan Eggold, Paul Walter Hauser, Ashlie Atkinson, Nicholas Turturro, Alec Baldwin, Fred Weller (poliziotto)…

 


Fotografia, ottima, di Chayse Irvin (già alla corte di Beyoncé Giselle Knowles, e qui alla seconda prova con Lee dopo “Pass Over”, il dittico teatrale girato con Danya Taymor). Montaggio e musiche, splendidi, affidati rispettivamente ai più che trentennalmente sodali Barry Alexander Brown e Terence Blanchard.
Colonna sonora non originale che spazia da James Brown (“Say It Loud: I'm Black and I'm Proud”) a Emerson, Lake & Palmer (“Lucky Man”).
Producono Spike Lee (40 Acres and a Mule Filmworks), Jason Blum (BlumHouse) e Jordan Peele (MonkeyPaw). Distribuisce Focus Features.

 


Nota / 1.
Sotto-finale epico.
Double Dolly Shot, il marchio di fabbrica del regista: la carrellata all’indietro (o in avanti, o all'intorno) coi personaggi che avanzano (o retrocedono, o ruotano) fluttuando su piattaforma mobile: qui di seguito quelle presenti in “Malcolm X”, “25th Hours”, “Inside Man” e “BlacKkKlansMan”, ma l’artificio è presente anche in “Mo’ Better Blues”, “Jungle Fever”, “Crooklyn”, “He Got Game”, “Summer of Sam”, “Bamboozled” e tante altre opere:

Malcolm X


25th Hour


Inside Man


BlacKkKlansMan [SPOILER]


Un cine-riassunto, qui:



Nota / 2.
B(r)andire le Bandiere.
Crime-Dramedy e poliziesco storico, “BlacKkKlansMan” (ambientato nel 1972 - e Nixon fu -, retrodatando quindi di 7 anni gli eventi reali) inizia con la gru in dolly sul campo di battaglia della guerra civile di secessione degli stati uniti/confederati d’america (1861) posto quasi al giro di boa di “Gone with the Wind” [Victor Fleming (+ G.Cukor/S.Wood) e David O. Selznick, 1939] e la ivi presente bandiera confederata lacera e malconcia, ma sventolante, che ritroviamo appesa alla parete principale nello studio del fittizio Kennebrew Beauregard (Alec Baldwin), predicatore/politico wasp a cavallo degli ellroyani anni ‘50/’60 [altra figura inventata ma eterogeneamente riassuntiva di molti caratteri realmente esistiti ed esistenti, è quella di Jerome Turner (Harry Belafonte), che però racconta la vera storia del linciaggio (1916) di Jesse Washington, con le fotografie dell’evento scattate da Fred Gildersleeve che divennero, stampate su larga scala, cartoline postali], ove il film prosegue con "the ClansMan", vale a dire “the Birth of a Nation” (D.W.Griffith, 1915), per poi planare sulle Alti Pianure (High Plains), al di là delle Montagne Rocciose, scavalcandole verso Colorado Springs, e finisce con un inserto di cronaca politica fattasi cronaca nera (in memoria di Heather Heyer, 1985-2017) sfociante in una stars & stripes rovesciata e in B/N, la stessa bandiera che brucia all’inizio di “Malcolm X”, la stessa bandiera che sventola al centro di “Bamboozled”, la stessa bandiera che tra lo Zio Sam di Frank Bellew e il Generale Patton di Schaffner/Coppola incombe al termine di “Chi-Raq”.

 

 

Nota / 3.

A proposito di uno degli elementi narratologici basilari e fondativi del qui presente lavoro di Spike Lee, ovvero la presunta differenza di linguaggio (non per quanto riguarda il dialetto, ma a reciproca parità di retroterra culturale) e di voce (l'inflessione, l'emissione, il tono, il suono, etc...) fra bianchi e neri, si consideri il coevo "Sorry to Bother You" di Boots Riley.

 

↑ Chi-Raq ↑ - ↓ BlacKkKlansMan ↓ 

↑ BlacKkKlansMan ↑ - ↓ Malcolm X ↓ 

↑ Malcolm X ↑ - ↓ BlacKkKlansMan ↓ 

↑ BlacKkKlansMan ↑ - ↓ Chi-Raq ↓


Nient’altro d’aggiungere, ma solo perché ce ne sarebbe moltissimo: eccellente lavoro; poi, solo i lustri diranno se potrà - e retroattivamente (già) possa - trattarsi di piccolo capolavoro.

 


* * * * (¼) ½ - (8½) 9 

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