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Donoma

Regia di Djinn Carrénard vedi scheda film

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La recensione su Donoma

di fratellicapone
6 stelle

Il film è stato realizzato con soli 150 euro e dura più di due ore e anche questo film l’ho visto in una proiezione organizzata dall’Istituto Francese di Palermo.

E’ sicuramente un impegno notevole vedere questo film fino alla fine ma, per un misterioso fenomeno legato alla magia del cinema e di questo film in particolare, il film, nonostante la tecnica di ripresa che ricorda i primissimi film di Moretti, prende e tiene legato lo spettatore fino alla fine.

E’ la storia, ma non è una storia ma dei frammenti di vita, di alcuni giovani in qualche città della Francia. Il film non dice niente su chi siano ma si limita a riprenderli nei loro rapporti frammentari e problematici. Sono personaggi marginali che vivono nella vita come dei turaccioli di sughero trascinati in un vortice che li fa incontrare per qualche momento e il film ha in questo dei continui rimandi a incastro una particolare efficacia.

C’è una professoressa di scuola, insegna spagnola, abbastanza carina e disinibita che gestisce con gravi difficoltà una classe per la presenza di un ragazzo che fa il comodo suo. Lei, rimasta sola con lui, lo masturba d’autorità per dimostrargli che lui non ha nessun controllo su di lei. Il ragazzo cambia atteggiamento ma il rapporto tra i due, in scene molto frammentate come lo è tutto il film, si complica. Altro personaggio è una ragazza dai lunghi capelli che era, prima che la professoressa con il suo comportamento non certo professionale intervenisse nella storia, l’amica del ragazzo disturbato/disturbante della prof.

E’ una ragazza che sta male psicologicamente, seguita da una terapeuta, e vive con la sorella che è una malata terminale di leucemia. Alla fine il disturbo mentale prenderà il sopravvento con visioni mistice quando la sorella decide di ricoverarsi in ospedale.

Poi c’è una ragazza che ama fotografare le persone in strada o in metrò con una Lubitel 6x6 (la macchina meno adatta a tale scopo) e fotografa un ragazzo che poi si scopre essere appena stato cacciato dalla sua ragazza, una fotografa. I due, la ragazza con la Lubitel e lui, si mettono insieme e inventano uno strano modo di comunicare basato non sulle parole ma sui movimenti.

Non mette conto raccontare altro sulla storia perché è complicato e tutto sommato è poco importante. Il film si apprezza, pur con tutti i sui limiti, per questa circolarità degli incastri dei personaggi nelle storie degli altri personaggi, per la spontaneità della recitazione che non è una recitazione e per la sorprendente capacità di realizzare un lavoro del genere con niente.

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