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Napoleon

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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La recensione su Napoleon

di supadany
8 stelle

Con la cronica mancanza di idee che non risparmia nessuno, colpendo soprattutto il prodotto industriale, negli ultimi anni i biopic sono andati moltiplicandosi a dismisura. Formule semplici e ripetitive, fondate su processi riconducibili alle catene di montaggio. Ritratti che puntano sulla sicurezza, che mirano ad accalappiare gli amanti del personaggio saliente di turno e quindi il suo campo d’azione/appartenenza.

Usualmente, ciò avviene rispettando delle regole che impediscono ai film di brillare di luce propria, al punto di renderli – prima di ogni altra cosa – oltremodo accomodanti e compilativi, rassicuranti e svuotati di un’effettiva attitudine/nervatura autoriale, con percorsi netti e sistematici del tutto privati di qualsivoglia piglio propositivo o sorpresa, negativa o positiva che sia.

Un abbraccio mortale che con Napoleon Ridley Scott, alla luce della sua esperienza e dei tanti successi mietuti lungo una carriera leggendaria, evita accuratamente, scavallando gli standard consigliati. Anzi, fa addirittura tutto il contrario di quanto ci si potesse attendere, con tutti i pro e i contro del caso, calcando la mano con il petto in fuori, con una rilettura parziale che non alcuna intenzione di scendere a compromessi, tra assenze e presenze, saldi e stralci, con tante scelte che sembrano state fatte apposta per sollevare un polverone.

Francia, sul finire del 1700. Mentre la rivoluzione stravolge la nazione, un giovane di nome Napoleone Bonaparte (Joaquin PhoenixJoker, The Master) comincia a farsi largo. Pescato dal nulla da Paul Barras (Tahar RahimIl Profeta, The mauritanian), Napoleone dimostra fin da subito di non avere rivali in fatto di tattiche militari, mentre la sua vita privata vede sbocciare un amore assoluto nei confronti di Giuseppina di Beauharnais (Vanessa KirbyPieces of a woman, Mission: impossibile – Dead reckoning).

La sua scalata non sembra conoscere ostacoli, tanto da farlo eleggere a imperatore, le sue conquiste si susseguono, rendendolo temuto e rispettato da tutti a ogni latitudine, ma alcune crepe cominciano a minarlo.

Dopo la campagna di Russia, che lo vide a un passo dalla massima gloria possibile e immaginabile, la sua parabola cambierà drasticamente e irrimediabilmente, facendo sì che ogni sua iniziativa attuata per ribaltare la rotta finisca per essere inutile e controproducente.

 

locandina

Napoleon (2023): locandina

 

Alla veneranda età di 85 anni suonati, Ridley Scott non deve dimostrare più niente a nessuno, eppure fa capire di avere ancora un’esorbitante voglia di farlo. Dopo l’ingiusto trattamento riservato a The last duel e le motivate perplessità sollevate da House of Gucci, il regista britannico torna a ruggire, con un kolossal ruspante e intrattabile, che affronta la figura di Napoleone facendo prevalere il suo punto di vista, dominando il dominatore.

Tra omissioni volontarie e approfondimenti non richiesti, scardina le convenzioni abitudinarie e uccide parecchie aspettative, barcamenandosi tra le gesta militari e il personaggio. Dunque imbandisce una road map dai toni estremamente variabili, qualcuno dirà - non senza ragioni -  anche troppo, cogliendo alla sprovvista.

Un arrangiamento tortuoso e che non si prostra adorante ai piedi del suo protagonista, che fa la voce grossa durante le scene di guerra, nelle quali Dariusz Wolski (Sopravvissuto – The Martian, Prometheus) si sbizzarrisce avvalorando connotazioni specifiche (il fuoco nella notte, il ghiaccio, la luce soffusa, la steppa e i plotoni organizzati a scacchiera), e che nell’intimità entra a gamba tesa rigettando ogni  pudore.

Insomma, se da un lato l’estetica, calibrata specificamente su ogni situazione individuale, ruba l’occhio e si avvale di professionalità tanto eccellenti quanto in assoluta simbiosi con il regista (vedasi, ad esempio, lo scenografo Arthur MaxIl gladiatore, American gangster), nel contenuto umano opta per l’azzardo, espresso senza alcun tipo di timore reverenziale.

Un incessante fare & disfare, una cavalcata irruenta dalla ragguardevole forza d’urto che taglia e cuce agendo box to box, montagne russe che inevitabilmente suscitano sensazioni contrastanti, viscerali e ingombranti, che fanno storcere il naso ed esaltano, cotte a puntino per far parlare di loro e alimentare la discussione, poiché in fondo l’intenzione è quella di andare oltre, con un crocevia storico che descrive modalità drammaticamente conosciute e riviste più volte. Nello specifico, si tratta di un esercizio del potere che si muove – spregiudicato e noncurante del benessere altrui - dall’idolatria assoluta all’oblio, da ascese inarrestabili a declini fragorosi, da apogei abbaglianti a teste che rotolano sul selciato, con una ruota – i leader dicono sia semplicemente della fortuna - che gira imperturbabile, passi più lunghi della gamba che fanno scorrere il sangue della carne da macello, rappresentata dal popolo che si affida ciecamente al condottiero prescelto.

Per ultimo, è doveroso ricordare la prestazione, estroversa e trasformista, volubile e promiscua, eccedente e svergognata, di Joaquin Phoenix, un asso pigliatutto che dona anima e corpo, e lo stesso vale per la bellezza – disturbata e selvatica – di Vanessa Kirby.

 

Joaquin Phoenix, Vanessa Kirby

Napoleon (2023): Joaquin Phoenix, Vanessa Kirby

 

In conclusione, in attesa di assistere alla versione estesa – la Director’s cut – di oltre quattro ore che verrà pubblicata su Apple Tv+, si può già affermare che Ridley Scott ha vinto il suo braccio di ferro con le imposizioni imperanti, con quei dettami che in pochi osano sfidare, con quegli imperatori che tutti guardano – sempre e comunque – dal basso verso l’alto con ossequiosa deferenza, a suo agio nel creare disagio, in questo caso con buona pace della voce francese. In una compressione impossibile che sbaraglia e polarizza, tempra ed esonda, suggerisce e sottolinea, che avanza con un decisionismo oramai sconosciuto, in quanto tale ammirabile/opinabile/detestabile, che ha l’ambizione di uscire dai canoni impostati all’origine, straordinariamente e pericolosamente ricca e variegata, vorace e dirompente.

Tra rovesciamenti di fronte e confini riscritti, trionfi e sconfitte, ascese perentorie e tracolli madornali, miseria e nobiltà, terrore e lussuria, vizi e virtù, possibilità e obblighi, frangenti pubblici e cavità private, impacci insabbiati e dimostrazioni di forza, fango e tradimenti, imprese e disfatte, capacità innate e manchevolezze non dette, sequenze magistrali e fianchi scoperti, filtri deformanti e coerenze interne, scaglie di sgradevolezza e significati nascosti nei dettagli.

Composito e difettoso, monumentale e incontenibile.

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