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Beckett

Regia di Ferdinando Cito Filomarino vedi scheda film

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La recensione su Beckett

di supadany
4 stelle

Quando è messo con le spalle al muro, l’essere umano tira fuori il meglio di sé. Addirittura, in alcuni casi, scopre di possedere delle risorse inesplorate, delle capacità impensabili, mai utilizzate in precedenza, che gli consentono di attuare delle reazioni sconosciute e temerarie, di un’entità tale da poter affrontare avversità altrimenti incontrastabili.

In Beckett, il protagonista è sottoposto a un autentico crash test, è risucchiato in una spirale contrappuntata da movenze e stilemi che richiamano un modello di cinema civilmente impegnato in voga soprattutto negli anni settanta, un distillato di tensione e, talvolta, espressione autorevole anche di dinamismo.

Alle nobili intenzioni e a una cospicua dose di buona volontà, questa volta non corrisponde un risultato all’altezza.

In seguito a un tremendo incidente stradale, Beckett (John David Washington - BlacKkKlansman) vede morire April (Alicia VikanderEx machina), la sua compagna. Come se non bastasse, rimasto solo in una zona periferica della Grecia che stavano visitando come turisti, Beckett si ritrova braccato da una coppia di poliziotti (Panos KoronisChevalier e Lena Kitsopoulou - Pari) che tenta di eliminarlo dalla circolazione.

Tra intralci e incontri, come quelli con l’attivista Lena (Vicky KriepsIl filo nascosto) e il funzionario americano Tynan (Boyd Holbrook - Logan - The Wolverine), Beckett cercherà disperatamente di salvarsi, mentre la Grecia è sconvolta da disordini originati da contrapposizioni politiche e da un evento che, suo malgrado, lo vede indirettamente coinvolto.

 

John David Washington

Beckett (2021): John David Washington

 

Seconda opera di finzione per Ferdinando Cito Filomarino dopo i favorevoli riscontri ottenuti dal precedente Antonia., Beckett è una coproduzione italo-brasiliana condita da un cast eterogeneo per origini e attitudini, puntellato con nomi facilmente riconoscibili, in assonanza con un contenuto fortemente variegato ed evocativo.

Segnatamente, la sceneggiatura stilata dal regista stesso con Kevin A. Rice centrifuga il romanticismo di una relazione sentimentale senza macchia con un dramma individuale che annienta ogni forma di volontà, il thriller dalle nervature politiche con l’azione insistita, determinata da una fuga disperata.

Questi ultimi due aspetti prendono rapidamente il sopravvento su tutto il resto e definiscono le oscillazioni più frequenti, conferendo al film la sua conformazione saliente, che trova i principali riscontri nel cinema di Costa-Gravas (da L’amerikano a Missing. Scomparso), per il coinvolgimento politico e ovviamente per l’ambientazione in terra greca, e in parte di quanto realizzato da Sydney Pollack (I tre giorni del Condor su tutti) per l’utilizzo dei canoni summenzionati su un apparato senza tregua che vede il protagonista inseguito e minacciato, custode – suo malgrado - di una scomoda verità.

Purtroppo, queste linee guida hanno un’applicazione deludente, segnata da un ingente quantitativo di controindicazioni. Nel tentativo di emettere un respiro internazionale, gli eventi assumono una compenetrazione incalzante ma il timing è spesso sballato, così come gran parte degli snodi narrativi finiscono per apparire approssimativi per come sono concepiti e raffigurati, con professionisti corrotti che sono tutto tranne che preparati e risoluti.

Insomma, a cominciare da un considerevole concentrato di sventure per finire su scontri pericolosamente prossimi alla proliferazione del ridicolo involontario, la corda viene tirata più del consigliabile e il telaio espositivo diviene sempre più esile. Un complesso troppo pesante e impervio per le spalle del versatile e volonteroso John David Washington (Tenet), mentre gli altri interpreti affermati si danno il cambio come interlocutore transitorio, dalla romantica Alicia Vikander, alla pervicace Vicky Krieps, per concludere con Boyd Holbrook nei panni di un agente abietto che non potrebbe rilevarsi più sprovveduto.

 

John David Washington

Beckett (2021): John David Washington

 

Ricapitolando, pur gestendo svariati affluenti, Beckett difende una posizione identitaria precisa, rivelando tuttavia uno stato di salute particolarmente cagionevole. Tra sensi di colpa e un’elaborazione del lutto in diretta, mostra il fianco e barcolla ma non piange sul latte versato, sparpaglia stonature e riparte con caparbietà. Tra contraccolpi scaturiti da una scalpitante stesura action e risoluzioni estemporanee deliberate attraverso interventi velleitari, l’onestà dell’uomo comune e le trame oscure partorite dal potere politico.

Movimentato e sgraziato, sovraccaricato e farraginoso.

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