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Running After

Regia di Jeferson De vedi scheda film

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La recensione su Running After

di supadany
3 stelle

Festa del cinema di Roma - Selezione ufficiale.
Brasile e calcio: un'infinita storia d'amore.
Per accorgersi di quanto questa unione sia viscerale, basterebbe ricordare i volti degli spettatori locali dopo la clamorosa sconfitta della loro nazionale contro la Germania, nel mondiale che ospitarono nel 2014. Peggio ancora andò nel lontano 1950 quando, allo stadio Maracanà di fronte a 175mila paganti, persero la finale contro l'Uruguay, con tanto di bollettino di guerra annesso, riportante due suicidi e decine di infarti.
Insomma, per i brasiliani il calcio è una religione, che comincia in tenera età, correndo a piedi nudi per le strade dei quartieri più poveri.
Paulo Ventania (Ailton Graça) è un uomo che vive alla giornata, uno spiantato indebitato con chiunque conosca, alla ricerca della grande occasione che gli consenta di risolvere tutti i suoi problemi.
Questa potrebbe arrivare grazie a Glanderson (Juan Paiva), un talentuoso adolescente che sogna di diventare un calciatore professionista, di cui si improvvisa manager.
Come prima mossa, busserà alla porta di un vecchio amico, che potrebbe metterlo in contatto con un grande club.

 

Ailton Graça, Juan Paiva

Running After (2018): Ailton Graça, Juan Paiva


Correndo atras salda due tratti fondamentali del Brasile: la miseria, con relativo desiderio di svoltare, e il calcio, il modo più facile per lasciare i bassifondi e la loro precarietà, dribblando i problemi.
Una combinazione effettuata con un linguaggio di strada svoltato in farsa, una variante ripulita delle commedie trash italiane degli anni ottanta, che proprio in Brasile facevano - spesso e volentieri - una capatina.
Da qui, si capisce come sia caciarone, fastidioso per come accomoda il percorso e svergognato nelle risoluzioni, con una messa in scena al di sotto del livello di guardia.
Fortunatamente, ha uno spigliato sense of humour, che gli permette di non piangere sul latte versato e attirare simpatia, la lingua suona bene e il protagonista è indefesso nel produrre figuracce e finire nei guai, ricorrendo a gestualità e mimiche appariscenti, adeguati al personaggio.
Così, la risata, per quanto sia sempre grassa, chiamata e ostentata, fa la sua apparizione in più occasioni e risolleva un po' le sorti del meccanismo, ma tutto il resto è davvero troppo approssimativo, potremmo dire proprio sciatto, per poter soprassedere.
Abbastanza divertente, ma incredibilmente povero di risorse.

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