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Karla

Regia di Herrmann Zschoche vedi scheda film

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La recensione su Karla

di Baliverna
7 stelle

La giovane prof. appena arrivata getta un sasso in piccionaia, ma dovrà pagare di persona il suo ardire.

Mentre nel mercato audiovisivo esiste la dicitura e procedura "direttamente in home video", nella Germania Orientale esisteva la procedura "direttamente in archivio", e ciò succedeva a non poche opere di valore che, come la presente, poterono vedere la luce del proiettore solo nel 1990/91. Nel caso di questo "Karla", le "pizze" furono sequestrate addirittura prima del montaggio, che fu infatti effettuato solo dopo la caduta della DDR. Possiamo dire che i censori, che non erano degli sprovveduti, avevano visto bene il pericolo rappresentato da quest'opera verso il regime politico della Germania Est.
Si tratta infatti, essenzialmente, di una riflessione sul pensiero libero e critico, una dote umana che il potere voleva assolutamente soffocare, a partire dalla scuola. Accanto a questo intento vi era, dall'altro lato, la naturale propensione degli studenti a conformarsi alla visione ideologica ufficiale, per piacere ai professori, alle autorità, e ultimamente per avere i vantaggi sociali di una perfetta conformità. Se alcuni erano persuasi, altri ancora dei semplici lecchini, molti semplicemente ripetevano a memoria la filastrocca per sentirsi dire bravi, ma dentro di sé magari pensavano a tutt'altro, oppure non pensavano per niente. Il risultato era che, esternamente, gli studenti sembravano una massa compatta che seguiva con convinzione l'impostazione ideologica insegnata a scuola, ma questa era solo una maschera. In quest'ottica tutto era politica, anche chi aveva mandato per primo un uomo nello spazio, e chi avrebbe messo piede sulla luna. E perfino uno scrittore come Theodor Fontane, il cui valore è riconosciuto da tutti ma che certo non era un comunista, veniva tirato per la giacca per farlo sembrare tale, in un modo o nell'altro.
La giovane professoressa appena entrata in ruolo cerca non di aizzare gli studenti alla ribellione o all'opposizione, ma semplicemente di farli pensare con la propria testa, ed esternare le loro idee, perplessità e obiezioni. Insomma, cerca di insegnar loro a pensare liberamente, senza conformarsi per vigliaccheria. Possibile che in una classe di liceali nessuno abbia un'opinione diversa sulla vita o sulla visione del mondo? No, infatti, ed è proprio da lì che cerca di partire Karla. Ma questa sua impostazione didattica getta lo scompiglio nella scuola, per ovvi motivi.
E' un opera interessante, dialogica, che svela a poco a poco la sua sostanza, evitando i toni didascalici. Può essere forse accostata a "L'attimo fuggente", ma senza la retorica e la furbizia del film di Peter Weir.
Quanto ai difetti, qualche passaggio mostra delle grinze (ma se il montaggio fosse stato fatto allora?), e il personaggio del fidanzato è sbiadito e confuso; strano, ma ha più spessore la rappresentazione della cottarella dello studente per Karla, che la storia di quest'ultima col suo ragazzo.
Gli attori sono bravi, a partire dalla protagonista (Jutta Hoffmann) e dal preside (Hans Hardt-Hardtloff). La prima riesce a dare al suo personaggio un'impronta a metà tra l'ingenua e l'intelligente, una cioè che insegna quello che insegna per un semplice impulso interiore, e non per una visione strutturata e programmatica del suo essere insegnante. Il secondo riesce a rendere il comunista convinto, ma avverso alla burocrazia e all'ipocrisia. Ed è diviso tra la stima e la stizza verso la giovane professoressa.
Da vedere, accanto ad altre opere appartenenti a quel mondo ignoto d'oltre cortina, così lontano nel tempo e nello spazio.


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