La chiamano la seconda Golden Age della televisione o in alternativa Prestige Tv – per gli amici anche Peak Tv, ma sembra più il nome di una vetta degli Appalachi su cui abita un vecchietto sdentato armato di moschetto che sta ancora cercando l’oro. È l’epoca delle serie tv di lusso e d’autore inaugurata nel 2000 dai Soprano e tuttora in corso. L’era della qualità in parallelo alla quantità e se proprio siamo costretti a scegliere fra una delle due, dicono i dirigenti di rete, ci pigliamo la qualità, vinciamo uno scaffale di premi e poi re-investiamo in quantità, non si turbino troppo gli amici inserzionisti. In mezzo a questa rivoluzione in pieno svolgimento, c’è un faro che si staglia nella tempesta e si è ritagliato un ruolo da campione degli sceneggiati, da divo delle serie tv vecchia scuola. Non ci sono canali a pagamento e servizi di streaming che tengano: Milo Ventimiglia – figlio illegittimo di Sylvester Stallone, e nessuno mi convincerà mai del contrario – si è creato una nicchia agguerritissima in cui il suo palco d’elezione è sui canali generalisti.

Milo Ventimiglia
Devil's Gate (2017) Milo Ventimiglia

Milo è uno di quelli che, una volta a settimana, sta ancora lì davanti al televideo (si fa per dire) per controllare i dati auditel (si fa di nuovo per dire) dell’ultima puntata della sua serie. È ancora lì che lotta con i programmatori della ABC per garantirsi che la trasmissione del suo telefilm sia trainata da un programma forte che va in onda prima del suo; qualcosa tipo il quiz quello con i pacchi, dice Milo.

Ventimiglia è stato protagonista e motrice di faccende televisive generaliste dalla risonanza globale come Heroes – sapeste in quanti ci siamo cascati nel 2006 – Gotham e, soprattutto, This Is Us, clamoroso successo che ha strappato il cuore a milioni di spettatori in tutto il mondo, taluni anche un po’ spaesati dal fatto di non essere più abituati alle pause pubblicitarie in mezzo alle loro serie.

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The Company You Keep

The Company You Keep, che questa settimana andiamo a sfruculiare come rappresentante delle migliori serie inedite in Italia, si inserisce perfettamente in quella progressione di titoli, confermando Ventimiglia come uno dei pochi testimoni del ruolo di angelo del focolare degli americani, ereditato dai nomi più in vista della prima Golden Age di anni ‘50 e ‘60 (gente come Desi Arnaz, Lucille Ball e Jackie Gleason per esempio). The Company You Keep, però, si differenzia in maniera netta dal resto delle serie sopra citate perché si ispira, furbescamente, al modo migliore con cui la vecchia televisione è riuscita a re-inventarsi negli ultimi anni: il K-Drama. Questa serie qui creata da Julia Cohen (già nel team produttivo di Quantico), infatti, si ispira alla coreana My Fellow Citizens!, tipico zibaldone di generi e atmosfere – commedia, melodramma, thriller, heist movie, rom-com – che nelle mani dei K-Dramisti di professione diventa un intrattenimento abbastanza irresistibile.

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The Company You Keep

La storia racconta di Charlie Nicoletti, truffatore di quelli ultra professionisti – uno che il mestiere l’ha imparato in famiglia e che, come classico “ultimo colpo e poi scappiamo oltreoceano in pre-pensionamento” decide di turlupinare narcotrafficanti irlandesi molto potenti tramite messe in scena audaci, costumi da agenti FBI e pagamenti in criptovalute. Egli viene ironicamente contro truffato dalla sua fidanzata e partner in crime, la quale gli soffia dieci milioni di dollari il giorno prima di partire alla volta dell’Europa per festeggiare il colpo grosso sposandosi e godendosi il malloppo.

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The Company You Keep

Poi è anche la storia di Emma, agente della CIA, figlia di un ex senatore e sorella di un governatore, che è sulle tracce dei narcotrafficanti di cui sopra e nel frattempo scopre anche che il fidanzato la sta tradendo da tre mesi. La storia, quindi, diventa quella di Emma e Charlie insieme, con i due che si incontrano durante le rispettive sbronze post-tradimento subito e fanno scattare scintille che darebbero fuoco a uno di loro, se solo avesse preso la poco saggia decisione di vestirsi in acrilico per bere nel bar di un hotel di lusso. Per fortuna nessuno dei due è un trapper russo. Comunque, nel dubbio, decidono presto di spogliarsi e la serie non finisce subito causa auto-combustione. Anzi, Charlie ed Emma passano i due giorni successivi a bere, mangiare e fare all’amore. Finché sono costretti a tornare alla realtà.

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The Company You Keep

Ora provo a dirvi come si svolgerà la serie, anche senza aver visto tutto l’originale coreano: in primo piano ci sarà la storia d’amore fra guardia e ladro, che alla fine del pilota decidono di non insultare i propri sentimenti e di frequentarsi nonostante Charlie sia costretto a mentire a Emma; poi ogni settimana ci sarà una mandrakata diversa insieme alla famiglia Nicoletti, perché i gangster irlandesi li hanno sgamati e adesso li minacciano di fare brutto se non restituiscono il maltolto che non hanno più; mentre come trama orizzontale sullo sfondo avremo le indagini sui narcotrafficanti portate avanti da Emma e, come bonus incerto, la ricerca della truffatrice di truffatori intravista nell’incipit. La strada è segnata, è abbastanza dritta ed è forse un po’ prevedibile. Ma è anche di quelle ben asfaltate, con le colonnine per le macchine elettriche ogni dieci chilometri, le piazzole panoramiche con le panchine prive dei divisori anti-senzatetto e i distributori di latte crudo biologico equo solidale.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.