Continuiamo a esplorare, dopo Partir un jour, la sezione Giro d’Europa in cortometraggi di ARTE, con otto film disponibili gratuitamente fino al 9 maggio 2025, tra i quali Wave (2017), diretto dall’irlandese Benjamin Cleary (anche sceneggiatore) insieme a TJ O’Grady Peyton (anche interprete principale). Classe 1983, filmmaker, screenwriter e producer, Cleary flirta con un fantastico-fantascientifico intimista, scrive e dirige storie nelle quali un evento fuori dall’ordinario serve a passare al microscopio i comportamenti umani di fronte al disagio, la malattia, l’isolamento sociale, la morte, il lutto.

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Stutterer

Prendiamo, per esempio, Stutterer (2015), primo breve lavoro del regista, miglior corto agli Academy Award nel 2016. In questo film da Oscar, il protagonista soffre di una balbuzie invalidante che lo isola, spingendolo addirittura a imparare la lingua dei segni pur di non dover parlare - scelta che si rivela, alla fine, provvidenziale: quando incontra dal vivo la ragazza con cui ha chattato per sei mesi, scopre che è sorda, anche lei tagliata fuori dal mondo, anima gemella con cui condividere le proprie fragilità.
Anche Wave ruota tutto attorno alla comunicazione: qui Gaspar Rubicon finisce in coma per cinque anni e al suo risveglio non è più capace di parlare né comprendere l’inglese, esprimendosi invece con un idioma bizzarro, alieno, linguaggio noto solo a lui. Privato della parola, Gaspar si ritrova solo, vive come un fantasma e comunica unicamente attraverso immagini (!), fotografie e disegni ritagliati da riviste.

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Wave (2017) scena

Poi un’idea gli attraversa il cervello come un lampo: caricare un video su internet, lanciare tra le onde dell’etere il suo messaggio nella bottiglia, con la speranza che qualche navigante capisca il suo strano dialetto. Ma la sua richiesta d’aiuto diventa ennesimo contenuto virale di cui ridere, materia da meme, fino a quando Huldvar, anche lui colpito dalla stessa bislacca deformazione linguistica, non bussa alla sua porta. I due passano giornate intere a scambiarsi opinioni, ma la loro convivenza precipita presto - parlare la stessa lingua non significa comunicare - e Gaspar si ritrova al punto di partenza. Ancora una volta l’universo virtuale gli viene in soccorso: dopo essere stato lo zimbello dei social, il Nostro riceve videomessaggi da tutto il globo di persone che lo salutano, gli mandano baci, lo supportano, gli offrono un pezzetto della loro empatia digitale, mentre David Bowie canta in sottofondo «oh, no, love, you’re not alone».

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Wave (2017) scena

La popolarità in rete cambia direzione a ogni soffio di vento, bastano un’emoji, un click, un commento al posto e momento giusto a innalzare o screditare il personaggio X, trasformandolo da idolo a mostro (per una lezione sulla mutevolezza della viralità, rivolgersi al professor Paul Matthews di Dream Scenario); tuttavia, il lieto fine di Wave dice di una certa fiducia nelle possibilità che offre la tecnologia, strumento ambivalente nelle mani dell’essere umano. La stessa confidenza permane nel primo lungo di Cleary, Il canto del cigno (2021), Apple Original sci-fi dal passo meditativo (dalle parti, per stare nello stesso universo streaming, di Fingernails - Una diagnosi d’amore).

Mahershala Ali, Naomie Harris
Il canto del cigno (2021) Mahershala Ali, Naomie Harris

In un futuro prossimo, Cameron Turner è un malato terminale che sceglie di sottoporsi a una particolare procedura per evitare il dolore della sua scomparsa a moglie e figlio: farsi sostituire da un clone. Qui, appunto, la fantascienza solleva dilemmi bioetici, ma non pungola né angoscia mai lo spettatore come farebbe una puntata di Black Mirror (viene in mente l’episodio Torna da me della seconda stagione), si dirige piuttosto nei territori di Non lasciarmi (senza toccare la struggente bellezza del romanzo capolavoro di Kazuo Ishiguro), soffermandosi soprattutto sul microcosmo interiore del protagonista (l’ottimo Mahershala Ali), in balia di un mare di ricordi da cedere al suo doppio - è un viaggio nella memoria anche Glimpse, corto in realtà virtuale girato con Michael O’Connor e presentato a Venice VR Expanded nel 2021, un tuffo immersivo che ripercorre una storia d’amore ormai finita.

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Wave (2017) scena

Così i film di Benjamin Cleary lasciano aperta la porta a ciò che di buono c’è nell’innovazione tecnologica, fiduciosi che esista una lingua adatta per parlare anche oltre l’incomunicabilità, guardando al lato positivo e umano di un presente interconnesso, a un web non per forza dark.

Autore

Giulia Bona

Giulia Bona è nata a Voghera e ha studiato a Milano, dove si è laureata in Lettere moderne e Studi cinematografici con una tesi su Agnès Varda e il riciclaggio creativo. Riempiva quaderni di storie e pensieri, dava inchiostro alla sua penna sul giornalino della scuola, ora scrive per Film Tv. Ama leggere, i sentieri di montagna, la focaccia e sorride quando vede un cane.

Il film

locandina Wave

Wave

Cortometraggio - Irlanda 2017 - durata 14’

Titolo originale: Wave

Regia: Benjamin Cleary, TJ O'Grady-Peyton

Con TJ O'Grady-Peyton, Emmet Kirwan, Tiny James, Danny Kehoe, Daniel Reardon, Caoimhe O'Malley