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Sono tutte stupende le mie amiche

Regia di Roger A. Fratter vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sono tutte stupende le mie amiche

di Gunny84
8 stelle

Con “Sono tutte stupende le mie amiche” (titolo estrapolato da una ricorrente frase di Cristiana, co-protagonista del film) anche stavolta Roger Fratter, riesce a confezionare un prodotto indie di qualità, e con degli immancabili tratti distintivi, che caratterizzano da sempre questo bravo e competente regista.

Squadra che vince non cambia, quindi? Si, senza ombra di dubbio.

Innanzitutto si ritorna ancora una volta ad esplorare e a puntare sul genere introspettivo, ovvero il cosiddetto cinema d’autore (e aggiungiamo pure inclassificabile), lavoro cinematografico che possiamo benissimo inserire in una (sorta) di trilogia, che seppur non appaia direttamente collegato al film antecedente e successivo a questo, ha sempre e comunque una evidente analisi sulla donna e sulla femminilità.

Come già avvenuto in precedenza, il già citato regista bergamasco, si cimenta nuovamente non solo nella regia, ma anche di recitare la parte del protagonista principale, un doppio ruolo che come ben sappiamo, risulta molto difficile da sostenere.

Evito di fare una descrizione della trama e della vicenda, lascio lo spettatore il gusto di scoprirla, al massimo anticipo che si prospetta ben strutturata, ben calibrata e impostata nella giusta maniera, per cui mi limito in questa recensione ad analizzare solo alcuni aspetti.

Se nei precedenti film, Fratter ha interpretato la parte di un regista con una profonda crisi interiore, per poi passare a sostenere la parte di un perdente e patetico surrogato d’uomo, in questo film possiamo dire che mantiene grosso modo la stessa parte, anzi qui la sua sfortunata collocazione viene addirittura più accentuata, rappresentando il ruolo dello sfigato in fatto di donne, capace di incappare e collezionare continuamente insuccessi e che solo alla fine (forse) troverà la sua dimensione, con un bellissimo finale surreale e fuori dalle righe.

Raramente faccio paragoni, ma stavolta non posso farne a meno:

Onestamente parlando questo suo ruolo, rispetto al Paolo Nullo de “Tutte le donne di un uomo da nulla”, non mi ha proprio fatto impazzire, non riuscendomi purtroppo ad agganciarmi completamente, probabilmente è dovuto al fatto che il personaggio del film precedente, a mio avviso risultava più accattivante e che rispecchiava su tante cose il sottoscritto, ma ciò non toglie che la rappresentazione e la recitazione da parte di Fratter, di questo suo curioso personaggio, ossia quello del professor Dario Marconi, è da ritenersi di buona fattura e molto interessante da seguire, e cosa non meno importante, suscita simpatia, difatti nel corso delle sue sventure, alcune sequenze da lui interpretate mi hanno suscitato più volte ilarità, ma anche una certa riflessione, una frase mi è rimasta particolarmente impressa:

“Comincio a pensare che non siano strane solo le amiche di Cristiana….ma tutte le donne in generale”

Dannatamente vero, questo dimostra che questa pellicola tra le tante cose , ha un lato colto e analitico non indifferente.

Parlando del cast, a cominciare da quello maschile, vengono impiegati perlopiù attori riciclati in precedenti lavori, ma che ad ogni modo risultano sempre validi e funzionali, tra cui ad esempio l’immancabile William Carrera come sempre nella parte del belloccio di turno, e Steve Brooks anche stavolta con il suo inviso personaggio, mentre riguardo il cast femminile, qui abbiamo invece una importante novità.

Se nei film precedenti, come “Cymbaline” o “Rapporto di un regista su alcune giovani attrici” venivano analizzate le tre o quattro donne (diversissime tra di loro) più importanti del protagonista, qui eccezionalmente si punta principalmente ad una sola.

Mi riferisco a Cristiana (interpreta da una brava e prosperosa Liana Volpi), amica d’infanzia del protagonista, ragazza molto disinibita e spregiudicata e che nutre nei confronti del protagonista, un rapporto di odio e amore (amore soprattutto) e che senza anticipare troppo, metterà pesante “pepe” alla vicenda e che sarà presente praticamente come il “prezzemolo” nella vita del protagonista. 

Cristiana benchè rappresenti la compagine femminile principale, ciò non toglie che nel corso della vicenda altre donne, (seppur non in maniera marcata e dettagliata), avranno a che fare e anche a far patire il povero Dario Marconi, e di cui doverosamente ne faccio una brevissima descrizione di ognuna:

Una ragazza di colore alla ricerca di un uomo che la mantenga, una giovane ragazza mantenuta dai genitori e con una personalità coatta e poco fine, una cameriera polacca esaurita e fuori di testa, una calda e ammiccante siciliana dai modi spicci e sbrigativi, una donna bionda non più giovanissima e attratta dal lugubre, una bellissima e altissima modella italo tedesca, dal carattere superficiale e di poca verve, e infine Donatella, che risulta sicuramente il personaggio più normale e più in simbiosi con Dario Marconi e che per una serie di circostanze (causate proprio dall’ “odiosa” Cristiana) , tenderà ad allontanarsi dal protagonista.

Spendendo qualche riga sulle musiche, anche qui lo spettatore non viene assolutamente deluso, non solo musiche ma anche alcune belle canzoni orecchiabili e perfettamente aderenti al contesto, realizzate sempre dall’ottimo Massimo Numa, che tra l’altro apparirà in un cameo.

Sulle location invece abbiamo come sempre interni ed esterni molto curati, scelti con criterio e opulenza, specie nel finale ove l'ambientazione non solo è ben sfruttata ma ha addirittura degli evidenti richiami western (genere assai caro a Roger Fratter).

Sempre sull' ambientazione finale, può magari apparire in un primo momento letteralmente  fuori "luogo" ma posso assicurare che non è cosi, poichè si adatta perfettamente all'onirico contesto del momento, e ciò non fa altro che arricchire ancora di più questo prodotto cinematografico.

Penso di aver reso l’idea sul film in questione, a me è piaciuto molto e sono rimasto soddisfatto, contento e piacevolmente colpito dalla visione , e non mi resta quindi che recuperare e visionare Femminilità (in)corporea, completando cosi questa valida e originale trilogia di film d’autore.

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