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Maladies

Regia di Carter vedi scheda film

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Tato88

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La recensione su Maladies

di Tato88
8 stelle

Un’America da cartolina anni ’60 era proprio lo sfondo ideale per questa surrealistica pellicola di Carter (altro regista abbastanza misterioso secondo i database di IMDB e FilmTv). Questa corrente avanguardistica anni ’20 che ogni tanto ci delizia con qualche colpo di coda, viene spesso interpretata e spiegata in questi termini: “Dato che la realtà e la società non hanno senso e sono governate dal caso, così pure lo sono le opere appartenenti a questo genere”. Possibile che i surrealisti (Bunuel , Magritte, Mirò, Dalì, Ernst, Rey, Carax…) abbiano tutti una mentalità e un obiettivo satirico assolutamente identici e invariati? Mi piace pensare di no.

Ma forse quest’introduzione potrebbe risultare fuori luogo o esagerata per presentare “Maladies”, storia di un simpatico squilibrato mentale che si ritrova con un libro da completare e l’atteggiamento di un bambino stupito e curioso di conoscere il mondo e le persone, finendo sempre per definirsi confuso. C’è da dire che in effetti i personaggi della vita di James non sono tra i più ordinari, tra amiche e zii in crisi di identità sessuale, sorelle un po’ tocche… James ci prova a capire questo matto mondo, la cui comprensione sembra essere in qualche modo la chiave per completare il suo libro, e lo fa seguendo una precisa logica (quella infantile) che lo porta sempre e inevitabilmente a passare per matto lui stesso.

L’ispirazione per il mondo di “Maladies” è decisamente di stampo gondriano (quello de “L’arte del sogno”), con scenografie e fotografia artificiali che spesso dimostrano di avere una propria inquietante volontà. E come Gondry, anche Carter riesce magnificamente a toccare punte di grazia poetica che devono essere prese per quello che sono, o il nostro cervello esploderà nel tentativo di capire quello che sta comprendendo James mentre osserva una vecchietta non vedente che legge le bianche pagine di un libro in breil o mentre riflette sul fatto che la balena Moby Dick non esisteva prima che Melville ne scrivesse. Poi cambia atteggiamento, e inizia a spruzzare la schiuma da barba per tutta la casa, e assuefatto da tutto il film lo spettatore non può che domandarsi con profonda convinzione: Perché no?

 

Come la pazzia, in un certo senso elevato, è l'inizio di ogni sapienza, così la schizofrenia è l'inizio di tutte le arti, di ogni fantasia. L’ha detto Hermann Hesse.

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