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Mater amatísima

Regia di José Antonio Salgot vedi scheda film

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La recensione su Mater amatísima

di millertropico
8 stelle

Clara è una giovane donna, di professione ingegnere, che vive in modo emancipato e moderno. Rimasta incinta senza sapere da chi, dà poi alla luce un bambino autistico che decide di allevare da sola senza internarlo in un istituto psichiatrico. Sarà proprio questa decisione che finirà per trasformare radicalmente la sua vita. Infatti il dialogo e le attenzioni continue della madre verso il figlio creeranno in lei un processo involutivo senpre più accentuato che avrà come inevitabile conseguenza una "separazione" isolazionista profonda ed incolmabile  dal mondo esterno. Quando questo distacco sarà quasi totale, e tale da coinvolgere e unificare madre e figlio in un unicum interdipendente e abitudinario avulso da ogni altra cosa, un vecchio amico della donna cercherà di intervenire per tentare di  farle comprendere il pericolo della situazione. L'intervento dell'uomo susciterà però la reazione violenta del piccolo Juan,  e sarà proprio questo evento che farà precipitare le cose e maturare nella madre una riflessione totale sulla condizione di vita della sua famiglia che la porterà a prendere una tragica decisione. Lontanissimo da ogni concesssione gratuita al sentimentalismo che potrebbe indurre commozione, il film è invece un duro documento teso a far accettare tout court la diversità spesso soltanto tollerata con compassionevole commiserazione in un contesto narrativo a volte anche un tantino didascalico, ma efficacissimo, che si avvale per altro dell'ottima recitazione dei due protagonisti, Victoria Abril e il piccolo Julito de la Cruz.  La sceneggiatura molto essenziale e "diretta" è dello stesso Salgot (su soggetto di Bigas Luna) mentre l'efficace commento musicale è opera di Vangelis. 
Clara è una giovane donna, di professione ingegnere, che vive in modo emancipato e moderno. Rimasta incinta senza sapere da chi, dà poi alla luce un bambino autistico che decide di allevare da sola senza internarlo in un istituto psichiatrico. Sarà proprio questa decisione che finirà per trasformare radicalmente la sua vita. Infatti il dialogo e le attenzioni continue della madre verso il figlio creeranno in lei un processo involutivo senpre più accentuato che avrà come inevitabile conseguenza una "separazione" isolazionista profonda ed incolmabile  dal mondo esterno. Quando questo distacco sarà quasi totale, e tale da coinvolgere e unificare madre e figlio in un unicum interdipendente e abitudinario avulso da ogni altra cosa, un vecchio amico della donna cercherà di intervenire per tentare di  farle comprendere il pericolo della situazione. L'intervento dell'uomo susciterà la reazione violenta del piccolo Juan,  e sarà proprio questo evento che farà maturare nella madre una riflessione totale sulla condizione di vita della sua famiglia che la porterà a prendere una tragica decisione. Lontanissimo da ogni concesssione gratuita al sentimentalismo che potrebbe indurre commozione, il film è invece un duro documento teso a far accettare tout court la diversità spesso soltanto tollerata con compassionevole commiserazione in un contesto narrativo a volte anche un tantino didascalico, ma efficacissimo, che si avvale per altro dell'ittima recitazione dei due protagonisti, Victoria Abril e il piccolo Julito de la Cruz.  La sceneggiatura molto essenziale e "diretta" è dello stesso Salgot (su soggetto di Bigas Luna) mentre l'efficace commento musicale è opera di Vangelis. 

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