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Frate Ambrogio

Regia di Marty Feldman vedi scheda film

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La recensione su Frate Ambrogio

di millertropico
4 stelle

E' il secondo film della breve e non eccelsa carriera anche da regista di Marty Feldman.
Di nuovo protagonista del suo film, Feldman veste qui i panni di Fratello Ambrogio, un monaco sulla cinquantina completamente ignaro e sprovveduto, come vuole lo standardizzato clichè di ciò che succede nel mondo, fuori e al di là delle ristrette mura del convento dei frati trappisti a cui appartiene.
Il monastero in cui vive si trova in difficoltà economiche (e anche questa è tutt'altro che una novità) e di conseguenza, occorre  cerecare un pò di fondi che permettano di risalire la china.
Frate Ambrogio viene così incaricato di andare a trovarli questi soldi nelle impervie strade di Los Angeles, dove dovrà incontrarsi con un certo Armegeddon Thunderbird, una specie di santone-filosofo appartenente alla "Chiesa del Divino Profitto" (il nome è tutto un programmma), che offre  carità e sostegno a tutti.
Prima di raggiungere l'uomo della provvidenza però, il fraticello ha altri incontri, prima con il Dottor Sebastian Melmputh, un girovago protestante in vena di nuovi messaggi evangelici, e poi con la prostituta Mary che trova rifugio nel suo saio in occasione di una retata della polizia.
Queste varie esperienze fanno finalmente capire al frate come va effettivamente il mondo e comprendere meglio la distinzione fra beni spirituali e beni materiali: la giungla umana, fuori dal monastero in cui ha tranquillamente vissuto fino a quel momento, gli si presenta in tutte le sue sfaccettature più spietate, avvicinandolo per la prima volta alla cosiddetta "civiltà" umana, senza più il convento dei frati trappisti a fare da filtro ovattato delle cose.
Dopo vari incontri, l'ultimo  (e anche questo era largamente prevedibile) sarà con Dio in persona, e tale confronto personale con l'Onnipotente provocherà una serie di strani eventi che riusciranno a provare come l'umile può aspirare (e meritare) di avere in eredità il mondo (morale molto conciliante, ma inveero poco veritiera se si considera come invece vanno poi le cose anche nella Chiesa).
Farsa sconnessa e soporifera insomma della quale se ne poteva fare a meno (e dove purtroppo non brilla nemmeno la prova dell'interprete).

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