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Challengers

Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film

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La recensione su Challengers

di ANdaMI
7 stelle

Luca Guadagnino dagli Stati Uniti dirige con ispirazione una pellicola più che discreta dove la passione consumata in campo non riguarda solo lo sport.

 

locandina

Challengers (2024): locandina

 

Il regista palermitano, giunto al suo ottavo film, porta sullo schermo una sceneggiatura originale di Justin Kuritzkes che vede protagoniste, di fatto, solo tre figure. La celebre Zendaya interpreta Tashi Duncan, una tennista di grande fama la cui vita sentimentale si tramuterà in un triangolo amoroso dopo l'incontro con altri due campioni: Art Donaldson (Mike Faist) e Patrick Zweig (Josh O'Connor). Di più non si dovrebbe dire considerato che la trama di Challengers è tutta da scoprire e si rivela nel complesso meno scontata di quanto la campagna marketing suggerirebbe. Riducendo a ombre di nessuna rilevanza o cancellando del tutto il resto dei personaggi secondari, Guadagnino concentra tutta l'attenzione solo sui tre protagonisti, indagandone i rapporti sia nello sport che fuori da esso. 

 

Mike Faist, Zendaya, Josh O'Connor

Challengers (2024): Mike Faist, Zendaya, Josh O'Connor

 

Volendo levarsi fin da subito il dente dolorante, il personaggio di Tashi Duncan è certamente ben costruito a livello di caratterizzazione. Se ne apprezza non solo la caparbietà e la sensualità ma anche e soprattutto il suo fare sfoggio di doti manipolatorie, subdole e talvolta sprezzanti nei riguardi del prossimo. In altre parole, il suo essere femme fatale. Zendaya, poi, interpreta molto bene quello che all'atto pratico è un modello femminile forte, attivo e dominante ma che al contempo fuoriesce (anche se non di troppo) dai limiti della moralità sociale e dell'etica della coppia tradizionale, vale a dire monogama. Peccato, però, che nell'arco di due ore di film i suoi intenti fatichino a palesarsi con chiarezza. Nelle sue scelte, nelle sue azioni e nelle sue parole, il personaggio risulta eccessivamente ambiguo, contraddittorio e difficile da inquadrare del tutto. Molto più chiaro e comprensibile il rapporto di amicizia e successiva rivalità che sussiste tra i suoi amanti. E da questo punto di vista, a O'Connor e Faist non si rimprovera nulla a livello attoriale. Trattandosi di una storia di seduzione e competizione più che di una love story classica, Challengers presenta certamente una componente erotica ma non quella che si sospetterebbe. Il film risulta infatti molto pulito e raramente esplicito ma non per questo meno affascinante. L'erotismo non solo viene stuzzicato a dovere prima di consumarsi ma la tensione sessuale che aleggia negli ambienti si respira grazie a inquadrature sapientemente architettate dal buon Guadagnino, che valorizza sia i corpi slanciati degli attori che gli sguardi che essi si scambiano. La musica è componente non da poco in questa pellicola. Se da un lato essa solleva lo spettatore dall'imbarazzo che la naturale empatia umana scatena anche nei film di finzione, dall'altro rende le scene di tensione drammatica e quelle d'azione (cioè, di gioco) molto ritmate e godibili. Ma già lo erano a dire il vero. Perché? Perché il regista gira benissimo. L'occhio che tutto vede di Guadagnino letteralmente rimbalza ovunque e trasforma le partite di tennis in uno sfondo dinamico delle vicende davvero piacevole da guardare, specie nell'atto finale. 

Forse manchevole di qualche dettaglio che non avrebbe guastato e fintamente filosofico in certi dialoghi che pretendono di dire tanto con poco, Challengers, comunque, non delude e non annoia mai. La durata non è eccessiva ma adeguata a sostenere il dispiegarsi di una trama che avvince e soddisfa. Perfettamente adatto ad ampie fasce di pubblico, il film si gusta con piacere.

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