Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film
"Il tennis è una relazione", dice Tashi (Zendaya) ad un certo punto del film.
Secondo Jacques Lacan, la struttura del desiderio è relazionale, intersoggettiva e aperta; può trovare soddisfazione solo nel rapporto con l'altro.
Con il suo ultimo, grandissimo film, Luca Guadagnino si apre alla propulsione vitale, e lo fa con la forza di un cinema puro, assoluto e libero dalle convenzioni narrative.
Il montaggio, progressivamente, assume le forme ambigue, contraddittorie, ambivalenti e dinamiche del desiderio mentre la storia si sviluppa.
"Challengers" è permeato da una tensione costante che sembra mettere in gioco l'ordine e il caos, l'Eros e lo Thanatos, l'es, l'io e il super-io. Questo si riflette nell'evidente dispersione delle coordinate spazio-temporali del racconto: da un lato, il ritmo si intensifica e i flashback si sovrappongono in maniera sempre piu complessa; dall'altro, la decostruzione geometrica e formale del film si estremizza via via che il racconto procede , culminando in un climax finale caratterizzato da soggettive impossibili, oggettive surreali, travelling vertiginosi e accelerazioni e decelerazioni brucianti ed estatiche.
Allora, questa capacità tutta guadagniniana di far convivere insieme gli aspetti più autoriali del proprio cinema con quelli maggiormente legati all'intrattenimento, di utilizzare il tennis sia come mezzo per costruire un dispositivo ludico evidentemente post-moderno sia come forza centripeta che incanala e aggrega a sé tempi, spazi e pulsioni, rende Challengers un film piuttosto unico nel panorama contemporaneo.
Da vedere assolutamente.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta