Quando, nel finale della stagione 1, Midge conclude per la prima volta il suo set sollevando le braccia al cielo - «thank you, and goodnight!» - rivendicando il nome d’arte “Mrs. Maisel”, nessuno tra gli spettatori (quelli finzionali, tra i tavoli del Gaslight, e noi a casa, dall’altra parte dello schermo) dubita del suo futuro, immediato, ineludibile successo.
La strada che le si apre davanti subito dopo, però, invece che un rettilineo, percorre forme circolari, tra deviazioni, vicoli ciechi, errori: sia perché La fantastica signora Maisel è una serie tv, un linguaggio che vive anche di ripetizioni, abitudini e divagazioni; sia, soprattutto, perché l’argomento della serie di Amy Sherman-Palladino è la metamorfosi, di Midge e, come per contaminazione, di tutto il variopinto e spassoso coro di personaggi che le sta attorno, una mutazione che, pur nel contesto stilizzato tra commedia screwball e musical, si scontra a ogni passo con un sistema che resiste al cambiamento, con l’umanissimo terrore dell’ignoto che induce anche i più audaci all’autosabotaggio, con gli angoli bui di pregiudizi inconsapevoli (pensate all’accecante epifania di Abe, nel prefinale, al what if che si spalanca nella sua mente immaginando un mondo di pari opportunità).
La figura del cerchio trova una chiusa perfetta nella scelta formale che caratterizza questa quinta, ultima, bellissima annata: quasi ogni puntata contiene un flash forward, squarci sul futuro dei protagonisti che insieme colorano le vicende d’inevitabilità (ma certo che Midge diventa disgustosamente ricca e famosa!), illuminano le “rime” tra passato e futuro, piazzano qualche sorpresa inaspettata ed esilarante (Philip Roth!) e più di un gancio strappacuore (Lenny Bruce...).
Un’impostazione più “sperimentale” rispetto alla linearità degli episodi precedenti (e, in generale, delle creazioni di Sherman-Palladino, che affidano le piroette alle parole - e agli inserti “musical” - prima che alla struttura), che calza splendidamente alla stagione più “meta”: nel presente della storia, Midge si allontana provvisoriamente dai palchi dei comedy club per entrare nella writers’ room del talk show più visto della tv (il fittizio Gordon Ford Show, ricalcato sul fondamentale Tonight Show di Johnny Carson), e regalarci - come già aveva fatto nella puntata sul Telethon, su Miami After Dark, sull’apparizione di Bruce da Steve Allen - il dietro le quinte, grondante affetto e gratitudine, di un nuovo medium in costruzione, destinato a plasmare (come Midge!) la cultura popolare.
Allo stesso modo, una delle puntate più belle dell’intera serie - oltre all’impeccabile finale - è quella dedicata alla formidabile Susie, organizzata, tra flashback e rivelazioni, attorno a un roast, la pratica della comicità Usa in cui una celebrità viene presa in giro, anche pesantemente, da suoi conoscenti e collaboratori durante una cena in suo onore - un episodio in grado di sintetizzare gioie, dolori e follie dello showbiz come i tanti blockbuster d’autore che hanno punteggiato l’ultima stagione cinematografica. Tutti i cerchi si serrano in un addio giusto perfino nei titoli di coda, Mrs. Maisel diventa marvelous, la metamorfosi è completa: grazie per aver afferrato quel microfono, Midge, and goodnight!
La serie tv
La fantastica signora Maisel
Commedia - USA 2017 - durata 53’
Titolo originale: The Marvelous Mrs. Maisel
Creato da: Amy Sherman-Palladino
Con Rachel Brosnahan, Alex Borstein, Sam Skolnik, Jean Brassard, Nick Daly, Keith Buterbaugh
in streaming: su Amazon Prime Video Timvision
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