Già al debutto, nel 2017, in piena amministrazione Trump, più che parlare la lingua della distopia The Handmaid’s Tale descriveva i mala tempora in corso, e lo faceva forte di una narrazione potentemente connotata e di un gran tempismo iconografico (le cappe rosse).
Oggi, a pochi mesi dal rovesciamento della Roe v. Wade (e anche la nostra legge 194 non si sente tanto bene), la serie di Bruce Miller supervisionata da Margaret Atwood è ormai una diagnosi in tempo reale, una furibonda comunicazione di servizio. O meglio: dovrebbe esserlo, ma lo è a corrente alternata.
Incerta sulla strada principale (l’elaborazione del trauma di June, il transito potenziale da vittima a carnefice, la ricerca dolorosa e indesiderata del perdono, la pervasività del sistema Gilead, la connivenza delle istituzioni alleate, le oppressioni “secondarie”, la sorellanza possibile e quella conflittuale), questa quinta e penultima stagione le prende tutte, un po’ per volta, anche quelle non necessarie o discutibili (i rifugiati americani discriminati e perseguitati dai canadesi).
Dopo la vendetta sul comandante Waterford, June sfiora la ribellione del May Day senza ancora riuscire a decidere un ruolo per sé, e oscilla fra pulsione omicida ed empatia, nell’episodio migliore trovando con l’ex aguzzina Serena una temporanea conciliazione - sul piano della maternità, ça va sans dire. Tra i pochi guizzi la riproposizione, sotto falso nome ma secondo lo stesso sistema di segni, del giogo patriarcale, con Serena sepolta viva fra le mura di una casa di fedeli a Gilead. Ma è un’annata frustrante, di false partenze e sviluppi rimandati, dilemma etico di June, ahinoi, compreso.
Leggi anche
La serie tv
The Handmaid's Tale
Drammatico - USA 2017 - durata 55’
Titolo originale: The Handmaid's Tale
Creato da: Karen Rolfe, Bruce Miller
Con Elisabeth Moss, Sydney Sweeney, Clea DuVall, Ericka Kreutz, Bruce Miller, Yvonne Strahovski
in streaming: su Amazon Prime Video Timvision Amazon Video
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta