Cooper Raiff è nato nel 1997 e ha un gran bisogno di esprimersi per raccontarci che la sua generazione, quando arriva a quel momento di passaggio fra i venti e i trenta, fatica a trovare coerenza tra età biologica e maturità emotiva attesa. A 28 anni ha già sceneggiato, diretto, prodotto e interpretato da protagonista due lungometraggi (Shithouse e Cha Cha Real Smooth) che sono stati molto apprezzati in quota South by Southwest e Sundance – ovvero le due realtà statunitensi più attente al cinema indipendente realizzato da nuove leve – e ora entra a gamba tesa e barba incolta nell’universo della serialità d’autore con Hal & Harper, che grazie all’intervento distributivo di MUBI ha avuto anche respiro internazionale (con la speranza che venga presto pubblicata anche sulle bande dell’internet italiano).

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Hal & Harper

Hal non sembra intenzionato a diventare una persona adulta anche se è all’ultimo anno di college, e passa le sue serate insonni e procrastinatrici tra feste, sesso occasionale ultrasensibile con studentesse universitarie e gite notturne nei fast food per un meritato dessert con contorno di patatine fritte. Harper ha un lavoro di merda e una relazione stabile, e quando dice alla sua compagna di farsi aggiustare lo smartphone parla in prima persona plurale, ma se finisce di lavorare tardi la sera limona con una collega nel parcheggio dell’ufficio. Hal & Harper sono un fratello e una sorella che riescono sempre a trovare la cosa giusta da dirsi al momento giusto. Lei protegge lui, già uomo ma ancora bambino, brillante, fragile e bisognoso di attenzioni e certezze. Lui le permette di prendersi cura di qualcuno a cui vuole bene e che riesce a essere ancora più emotivamente disadattato di lei.

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Hal & Harper

Un rapporto di supportiva codipendenza che riesce a essere commovente e tossico allo stesso tempo, e ogni tanto sfocia in qualche fisiologico litigio urlato. Una visione ristretta del mondo di due persone funzionali ma isolate, che nasce da un’infanzia vissuta senza una mamma, la cui assenza – abbinata alle mancanze emotive involontarie di un babbo volenteroso, ma depresso e sconfitto dalla vita – li ha costretti a crescere fin troppo in fretta. Tanto che, quando hanno rispettivamente 9 e 7 anni, sono già interpretati dalle loro controparti cosiddette adulte. Un trucchetto che viene appena suggerito nell’incipit, ma che promette di tornare negli episodi successivi come un pennarello dalla punta grossa che sottolinea l’ovvio, ma lo fa in maniera elegante.

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Hal & Harper

Nel presente, il padre annuncia all’improvviso che lui e la giovane fidanzata aspettano un figlio, e che ha intenzione di vendere la casa in cui Hal e Harper sono cresciuti. La notizia è il catalizzatore perfetto per permettere a tutti e tre di ripercorrere la vita che hanno passato insieme, i sentimenti che li legano e le persone che sono diventati. Un triangolo di solitudini che sembrano trovare sollievo solo in presenza di uno degli altri due vertici. Che appaiono ancora in lutto per un’assenza – a cui l’episodio pilota accenna e basta, suggerendo senza entrare nei dettagli – che non sono mai riusciti veramente a superare. L’hanno solo messa da parte, tentando di guarire dal trauma con una nonchalance che non appartiene loro.

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Hal & Harper

Se le interpretazioni di Mark Ruffalo, a memoria d’uomo la più eccellente faccia da cane bastonato di sempre, e di Lili Reinhart valgono da sole il virtuale prezzo del biglietto, a rendere memorabile il pilota di Hal & Harper sono anche le scelte stilistiche e di narrazione. Le ellissi continue tra piani temporali differenti non disturbano lo studio dei personaggi, ma tendono ad arricchirlo con dettagli che arrivano al momento giusto. I momenti contemplativi che si alternano a fitti dialoghi non servono solo per ostentare la cultura musicale indie di Raiff, ma soprattutto per permettere a un grande cast – oltre ai già citati troviamo anche Betty Gilpin, Addison Timlin e Havana Rose Liu – di esprimersi appieno. Solo le successive sette puntate sapranno dirci se Hal & Harper è più sostanzioso che pretenzioso. Ma il pilota promette sincerità e consapevolezza.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per Film Tv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.