Confessiamocelo con candore, guardandoci negli occhi contornati da borse che parlano senza bisogno di parole: fatta eccezione per una sensibile fetta di persone di mezza età che lo fanno per lavoro/che sono meglio di noi/che imparerebbero a memoria Guerra e pace solo per il gusto di sentirsi meglio di noi, da una certa età in poi non si legge più come una volta. Gli occhi non sono più quelli di un tempo perché è quello che succede ad abbronzarsi davanti al computer; e la soglia dell’attenzione è ai minimi storici, tra tassativi a cui consegnare buona parte delle risorse cognitive e una devoluzione da social che si fa sentire anche solo per osmosi. Addio ai lunghi romanzi storici divorati nel giro di una settimana, perché ho il cervello carico a molla come una spugna appena comprata. Benvenuti adattamenti tv di romanzi inglesi in agili miniserie dalla durata umana, perché vengono incontro al logorio della vita moderna. E al prossimo consesso sociale mi permetteranno di millantare di aver letto un libro e addirittura per intero: Miss Austen di Gill Hornby, la quale è esattamente la sorella di Nick Hornby – ma non c’entra nulla, a meno che non vogliate unirvi ai complimenti per i signori Hornby.

L’omonima miniserie tv è stata trasmessa su BBC One in patria e su PBS negli Stati Uniti, e noi facciamo il tifo acciocché la folta schiera di appassionati di Jane Austen si faccia sentire vergando lettere ironiche, ma ferme, per richiedere in via ufficiale la trasmissione di Miss Austen in Italia. Una miniserie che, in quattro episodi sceneggiati come si deve da Andrea Gibb (Dear Frankie) e diretti con servizievole attenzione da Aisling Walsh (Maudie - Una vita a colori, Angeli ribelli), traduce con intelligenza un romanzo dettagliato e dalla premessa interessante. Nel 1840, la sorella maggiore della defunta Jane Austen, Cassandra, viene avvisata delle precarie condizioni in cui versa il reverendo Fowle, vecchio amico di famiglia ormai prossimo alla morte, e si precipita a casa sua per supportare la giovane Isabella, figlia già orfana di madre, Eliza, e ancora da maritare.

Cassandra vuole aiutare la figlia di quella che è stata una delle migliori amiche di gioventù sia per lei sia per Jane; ma vuole soprattutto recuperare il folto scambio epistolare che la sorella ha intrattenuto per lungo tempo con Eliza. E qui è il momento per una parentesi di utilità: succede che, nella vita vera, Cassandra Austen sia la nemica numero uno per gli studiosi e per gli amanti di Jane Austen. Quasi tre decadi dopo la scomparsa di Jane e a pochi anni dalla sua stessa morte, infatti, si dice che la sorella maggiore abbia deciso di distruggere i due terzi della corrispondenza privata intrattenuta con la scrittrice, che era anche la sua migliore amica del cuore nonché sorellina preferita anche perché era l’unica. Il centinaio di lettere risparmiate da Cassandra sono bastate appena a soddisfare per qualche secolo la curiosità degli accademici, ma vuoi mettere averne tre volte tante? Accademici voraci.

Fatto sta che la missione per recuperare le lettere diventa più pressante sapendo che Cassandra, come viene suggerito, ci tiene un bel po’ ad avere il controllo su ciò che il pubblico conosce a proposito della vita privata e dei pensieri più intimi di Jane. O forse si sta solo parando il culo, chissà. “È già tutto scritto nei suoi romanzi” è la compita risposta che fornisce al petulante reverendo che sta per insediarsi nella villa dei Fowle dopo la morte del padrone di casa, e che da fan di Jane Austen si aspetta al più presto la pubblicazione di una biografia. La pensa allo stesso modo anche la stolida cognata Mary, sorella acida di Eliza nonché vedova di uno dei 100 fratelli Austen. James, nello specifico, scrittore per hobby che a detta della moglie merita sul serio una biografia. A partire, magari, dalle lettere che lei mandava alla sorella durante i primi anni di matrimonio. Quel matrimonio architettato da una giovane Cassandra in un periodo di tracotanza, quando era promessa sposa dell’amato Tom, secondogenito della famiglia Fowle.

Jane, all’epoca, osservava da distante e, nelle sue faconde lettere, raccontava a Eliza le preoccupazioni per i cambiamenti della sorella, a cui ha sempre voluto un bene incomparabile. Sono osservazioni oneste e premurose, che risuonano con la Cassandra adulta del presente, mentre rilegge poco per volta il carteggio e innesca i flashback. Miss Austen è un dramma in costume che attinge a un lavoro di fantasia, ma attento dal punto di vista della ricerca storica; su cui aggiunge la tensione compassata che si viene a creare tra la ponderosa sofferenza di Cassandra (Keeley Hawes) e l’inquietante distacco dalla realtà di Mary (Jessica Hynes), legate da un destino intricato e forse in cerca della stessa verità sui misteri del passato.
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