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David di Donatello - Analisi finale
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Il 3 maggio 2024 si è svolta la premiazione dei 69° David di Donatello, trasmessa in diretta su Rai Uno. Proviamo a fare una analisi di ciò che è accaduto.

 

David di Donatello: lo spettacolo

Carlo Conti alla conduzione è classico e molto elegante, ogni tanto cozza con la Marcuzzi che non essendo valletta ma conduttrice, gli prende un pò il tempo.

Buono l’esordio per Alessia che dimostra di essersi preparata a dovere per la serata.

 

Mahmood non centra nulla con i David e la sua performance per quanto discreta non aggiunge nulla alla Kernesse.

Poco edificante l’omaggio a Mastroianni e Loren (oltretutto Sofia è ancora viva e Conti lo sottolinea). L’idea è buona, l’esecuzione finale un po’ meno.

 

Bello il brano sanremese di Irama durante il momento del ricordo di chi non c’è più, ma la regia, come anche agli oscar, prende solo in lontananza nomi e foto degli artisti scomparsi.

Biggio cosi e cosi: lui mi piace ed è bravo, ma a gusto personale non ho amato il “red carpet” mi è sembrato un pò mandare in vacca tutto.

Male, anzi malissimo le premiazioni delle maestranze in studi diversi. Lodevole l’idea di far vedere altri studi di cinecittà, imbarazzante dividere i tecnici dagli artisti.

I David speciali

 

Tre David speciali, tutti ben riusciti direi,

Vincenzo Mollica è un grande cronista di cinema come si fa chiamare lui, ma anche una grandissima persona. Grande il suo insegnamento ai giornalisti: “Durante un’intervista è importante avere più attenzione per le risposte che le domande. Bisogna saper ascoltare le risposte capire cosa ti hanno detto e poi raccontare se no non ti vengono mai bene le interviste”

Giorgio Moroder, forse dei tre premiati è il più rilassato e anche il suo momento paqssa via liscio, con una performance omaggio di Giorgia, veramente interessante.

Milena Vukotic, ormai 89enne arriva sul palco timida ma forte, parla del suo amore del cinema e della condivisione della sua passione con il marito. Non le manda a dire, ma è una gran signora.

 

Le premiazioni

Alla fine i film premiati, tolti il cortometraggio e il documentario, sono cinque: 7 David a Io Capitano, 6 David a C’è Ancora Domani, 5 a Rapito, 3 a Palazzina LAF e 1 ad Adagio.

Si pensava che dovesse dar piazza pulita di tutto Paola Cortellesi ed invece è stata sorpassata, un pò a sorpresa e un pò no, da Io Capitano.

Ci tengo a precisare che tutti i film premiati li ho trovati interessanti, forse per gusto personale Adagio è tra i cinque quello che ho gradito un pò meno.

Cortellesi o Garrone?

E’ evidente che sono stati premiati soprattutto i messaggi (quello sul femminismo della Cortellesi e quello sui migranti di Garrone).

I due film in questione sono belli, io di mio ho preferito C’è ancora domani, perché più sulle mie corde, ma è inutile andare a dire che sono i migliori in assoluto.

Per quanto riguarda C’è Ancora domani, sono abbastanza d’accordo con tutti i premi ricevuti, forse avrei tenuto più in considerazione Abbruzzese col suo Disco Boy nella categoria, miglior esordio alla regia.

Il modo di porsi della Cortellesi è stato corretto e furbo, sapeva che avrebbe fatto incetta di premi e che sarebbe stata criticata per questo, perciò ci ha scherzato su dal primo all’ultimo momento.

 

E Io Capitano?

Per Io Capitano, ho la sensazione che non abbia vinto i premi per i migliori attori e attrici non protagoniste solo perché gli artisti erano incandidabili in quanto non hanno recitato in italiano.

Ripeto, il film è bello, e lo dico anche nella mia precedente recensione al film, ma mi sembra abbia vinto più per la voglia di mandare un messaggio politico e sociale.

Tutti i discorsi post premiazione sono, a mio avviso, risultati quasi stucchevoli, con il ringraziamento alle ONG che salvano i migranti.

Le commozioni retoriche e banali della gente su Twitter (X) perché non hanno premiato la Cortellesi ma invece Io Capitano.

Tutto ciò non ha senso, in un ambiente e in un momento di cultura e cinema, si deve parlare di cinema. Certo si può parlare dell’argomento del film, ma non trovo corretto fare uno Spot politico, sociale. E questo vale anche per il conflitto israelo-palestinese, più volte uscito fuori (che sia a favore dell’una o dell’altra parte)

 

A scanso di equivoci, ritengo che il problema migrazione, debba essere discusso e risolto, non può essere lasciato cosi, ma non è quella la sede adatta.

Il premio miglior produttore a Io Capitano è stato ridicolo: un’omaggio che è stato fatto alla Rai. Film come C’è ancora domani, non ha avuto soldi dallo stato ed è riuscito lo stesso a fare qualcosa di unico, non meritava forse di più? Ah no, perché bisognava premiare RaiCinema…

Anche la miglior regia, per quanto decisamente buona quella di Garrone, non era forse più completa quella della Rohwracher? Con tante lezioni sul femminismo abbiamo dato i due massimi premi ad un uomo…

E gli altri film?

Direi non pervenuti, tranne Palazzina LAF che si prende tre David, tutti piuttosto meritati e Rapito a cui sono andati 5 David tecnici giusto per non dimenticarci del maestro Bellocchio.

Un film bello e completo come La Chimera non è riuscito a prendersi nemmeno una statuetta e per parlarne, durante la serata ha dovuto intervenire durante il suo discorso di ringraziamento la regista francese di Anatomia di una caduta Justine Triet. Stendiamo un velo pietoso.

Comandante, invece, non poteva essere premiato perché troppo nazionalista, mentre il Sol dell’avvenire di Nanni Moretti, non è stato minimamente calcolato.

Conclusioni

Io capitano ha meritato di vincere dei David di Donatello? Assolutamente si, come C’è ancora domani della Cortellesi.

Ricordiamoci però, che un film va valutato, apprezzato o non apprezzato nel suo complesso. e non premiato a prescindere per il messaggio che porta.

Non si pensi che io non abbia apprezzato questa edizione, anzi, rispetto a molte altre degli anni passati è un gran salto avanti, ma qualche puntino sulle “i” dovevo metterlo.

I David di Donatello sono cinema e cultura e non comizi politici (siano essi di destra, di sinistra o di quello che vi pare)

Buon cinema a tutti.

 

 

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