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A Pact

Regia di Denis Dercourt vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su A Pact

di alan smithee
6 stelle

Un patto, appunto, quasi un affronto macho e maschilista tra due amici diciassettenni entrambi avvenenti ed entrambi innomorati della stessa bellissima e biondissima sedicenne Anna: che frequenta il più scaltro e deciso, quello moro, ma in verità preferisce il timido biondino, Paul, che la brama da dietro le quinte e avra' la meglio con un inganno scaltro ed ingegnoso. Una decisione a tavolino vede cedere la ragazza dal brillante al timido, come una merce di scambio, ma con patto di riacquisto: Georg infatti potra' riavere la preda nel caso dovesse tornare in citta'. Dopo circa un ventennio non solo Georg ritorna, ma si trova ad essere il capo della sezione nella banca d'affari in cui l'abile Paul specula con un certo successo in affari rischiosi ma remunerativi. E dopo essersi studiati, e Georg aver scoperto la bella famiglia che Paul ha formato impadronendosi della sua ragazza, ecco che il patto torna a galla e viene riportato in vita. Ma lo stesso prevedeva, per l'esattezza, che Georg avrebbe potuto riprendersi la ragazza o qualcosa di simile....e ora che Anna e'pur sempre bella, ma matura ed ora che Paul  puo' vantarsi di una figlia sedicenne che è lo specchio inalterato della madre vent'anni prima, ecco che la scelta si dirige su costei, circuita da un Georg viscido e tentacolare come un rettile insidioso. Thriller asciutto e freddo, freddissimo come lo sono e sanno esserlo cosi' efficacemente molto spesso i tedeschi: una glacialita' organizzata, pianificata, dove il sentimento si coltiva di emozioni forti o perversioni di cui il patto del titolo è,  al confronto di quello che succede poi (e di cui non vi diro' nulla per ovvie, scontate ragioni), un innocente (pur se fondamentalmente amorale) diversivo tra ragazzi annoiati. Freddo, essenziale, malvagio e sadico, senza un finale compiuto ma col presagio crudele e dai toni satanici che conducono a pensare ad un dramma della follia in corso di compimento. Il male è ovunque, e nessuno si salva: neanche la famiglia perfetta composta da due biondi e giovani genitori belli come modelli e ancora perfetti varcata la soglia dei quaranta, con i loro due figli altrettanto belli, perfetti, e glaciali come automi. Una regia essenziale che non si perde in fronzoli, ma che non rinuncia a mostrarci la ricercata essenzialità degli ambienti interni freddi e gelidi, dove strutture antiche e scientemente trascurate si accompagnano ad arredi e soluzioni moderne di stilizzato design. Peccato che l'ingenuità di chi ha composto il cast abbia previsto che dopo un ventennio i due bei aitanti compagni di scuola, ritrovandosi, appaiano uno come un modello quarantenne bello ed irreale come il marito di Barbie, e l'altro imbruttito e di almeno 10/15 anni più vecchio del primo, seppur truccato e tinto per apparire come giovanile quarantenne. Una scelta che non riesce a spiegarsi, una amalgama che appare impossibile ed anche visivamente poco credibile considerato che tutto appare razionale, nella inverosimilta' malvagia di un complotto che ci sorprende e ci lascia interdetti e senza fiato.

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