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Asad

Regia di Bryan Buckley vedi scheda film

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La recensione su Asad

di OGM
8 stelle

Asad è un ragazzino somalo che sogna di fare il pirata. Come Laban, quel suo amico più grandicello che spesso vede imbarcarsi dalla spiaggia con il fucile in spalla. Vorrebbe partire anche lui, ma ogni volta si vede respinto, perché – così gli dicono – non ha ancora l’età. E poi c’è il vecchio Erasto, che continua a ripetergli che il suo mestiere è un altro, è quello del pescatore. Desideri e destino entrano in conflitto, in questo cortometraggio sudafricano, finalista al Premio Oscar 2013. Quello che vorremmo essere è altra cosa rispetto a ciò che siamo, e  a ciò che, nostro malgrado, diventeremo. Alla fine del film sapremo che la sorte di Asad è persino scritta nel suo nome, che significa leone. Quel bambino è, come tutti, parte di un disegno universale, ma egli è ancora troppo piccolo per accorgersene. Le sue aspirazioni da adulto sono le semplici prosecuzioni dei suoi giochi infantili, e non possiedono la serietà dei veri progetti per la vita. La sua immaginazione vola alto, mentre intorno a lui, sulla terra, spuntano i segni che gli indicano la strada. Asad è l’unico a non vederli. E così persevera, in quella sua innocente utopia, fino a che un evento traumatico e tragico lo riporterà bruscamente alla realtà. è  impossibile scegliere senza fare i conti con le leggi del mondo, oltre che con la nostra immodificabile individualità, che ci assegna un ruolo ed un percorso esistenziale. Ognuno è fatto a suo modo. Ad Asad, come ad ogni bambino, viene concesso un tempo lungo, ma non infinito, durante il quale si possono ignorare i propri limiti e fantasticare a ruota libera sul futuro. Si comincia a crescere nel preciso istante in cui ci si rende conto di non avere, davanti a sé, possibilità illimitate, perché molte opzioni sono irrimediabilmente precluse. Succederà anche ad Asad, un giorno, mentre si troverà in mare con la barca. La coscienza sarà infine in grado di aderire allo stato delle cose, con coraggio e pazienza, rinunciando, una volta per tutte, a costruire i classici castelli in aria. La morale – che, per Asad, coincide con il raggiungimento della maturità interiore – è affidata  ad un simbolo, che è, contemporaneamente, la manifestazione di un prodigio: una pesca miracolosa che si carica di doppi significati spirituali, come in una parabola evangelica. Il nostro domani è già in mezzo a noi, ma non è facile leggerne le tracce nel presente. Da questo punto di vista, siamo tutti distratti e illetterati come Asad, tuttavia basta un soffio di vento per aprirci gli occhi. Questo film è un racconto di formazione radicato in una filosofia naturale di stampo primitivo, e calato in un ambiente moderno ma selvaggio, nel quale la lotta per la sopravvivenza conosce il mito del denaro ma non sempre le regole della civiltà. Primordiale è anche la semplice bontà del piccolo protagonista, che si sacrifica per aiutare il prossimo, anche quando il gioco si fa duro e pericoloso. È la speranza che non molla, facendosi umilmente carico di tante frustrazioni.

 

Gli interpreti di questo film sono tutti rifugiati di origine somala.  

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