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Le avventure del topino Despereaux

Regia di Sam Fell, Robert Stevenhagen vedi scheda film

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La recensione su Le avventure del topino Despereaux

di lao
8 stelle

Nel racconto animato della Universal, diretto da Fell( Giù per il tubo) e Stevenhagen, tratto da un romanzo di Kate DiCamillo, animali e uomini sono pervasi, nessuno escluso, da profonda tristezza: “cos’ è la nostalgia?” la domanda aleggia nell’oscurità che avvolge stanze e sotteranei del castello di Dor e fuori il pittoresco villaggio coperto perennemente dalla nubi. In realtà Le avventure del topino Desperaux proiettano lo spettatore in un universo fiabesco in crisi: la perfezione formale, il virtuosismo tecnico e il citazionismo colto hanno trasformato il cartone animato nella galleria di un museo e ne hanno snaturato l’anima. Che ci sta a fare l’esserino di frutta e verdura di Arcimboldo nella cucina del maniero? Il suo goffo frantumarsi nel corso della rocambolesca missione di salvataggio della principessa legata nell’arena dei minuscoli ratti, come Gulliver dai lillipuziani, è il corrispettivo visivo della malinconia, una sorta di versione addomesticata della sehnsucht dei romantici, di tutti gli abitanti del reame: il re comunica la sua tristezza a uno strumento musicale, la principessa sta affacciata alla finestra sognando il sole nonché l’arrivo di un’improbabile principe azzurro, e pensa al mare lontano il ratto Roscuro, alle imprese cavalleresche impossibili il topino Desperaux, alla corona irraggiungibile la servetta dai tratti suini Meggery Sow. accomunati dalla condizione dell’esule in terra straniera.
Il vero oggetto del desiderio comune, destinato all’insoddisfazione, è però la favola classica con le streghe cattive, i principi coraggiosi e il vissero felici e contenti alla fine: la pellicola, rivisitando il capolavoro Ratatouille nelle sequenze iniziali, trova lì il punto d’arrivo esemplare della sofisticazione di un genere connotato proprio della elementarità dei componenti. Viene poi di conseguenza la spiegazione della genesi del complicato intreccio affidata alla voce fuori campo: l’equivoco dovuto a una morte tragica causato da un tuffo involontario del ratto nella zuppa. Quando non si può più l’etica, non resta che il buon gusto da infrangere.http://spettatore.ilcannocchiale.it

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