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Lettera H

Regia di Dario Germani vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Lettera H

di alan smithee
7 stelle

locandina

Lettera H (2019): locandina

PRIME VIDEO

"-E sta mmerda?

-Come merda ohhh!!!?!!

-Ma io dico? Co' e mani d'oro che c'hai, con tutto quello che te potevi comprà, te sei preso questa?

-Io nella vita un ricordo bello c'ho solo: e ce stava una 127 come questa.

-Va beh, sti cazzi, annamosene su!"

Quando l'oggetto - di culto e vintage quanto basta per acquisire una sua accattivante personalità - diventa strumento per rivivere il male, ed i dettagli da incubo di una barbarie balzata alle cronache più nere, oltre che di fatto almeno in parte rimasta impunita, ci si ritrova addentro all'orrore più puro e genuino.

In un racconto da tensione in crescendo, forte di dinamiche che tanto piacerebbero, probabilmente, a Stephen King, e frutto dell'ottima verve narrativa dello specialista Andrea Cavaletto, Lettera H ci catapulta nell'officina in cui il carrozziere trentasettenne Seba si affanna a rifinire gli ultimi dettagli della vecchia Fiat 127, acquistata ad un'asta giudiziaria a prezzo inevitabilmente irrisorio, e da lui rimessa a nuovo con una precisione che assomiglia a una vera e propria forma d'arte.

La vettura di per sè è legata, dietro diretta ammissione dell'interessato, ad uno dei pochi ricordi belli dell'infanzia dell'uomo, che ora tenta di ricostruirsi una vita lavorando assiduamente e frequentando una ragazza molto più giovane di lui, in grado tuttavia di tener lontani i pensieri nefasti che lo affliggono, legati ad un passato fosco quanto scientemente non ben precisato.

Marco Aceti, Giulia Todaro

Lettera H (2019): Marco Aceti, Giulia Todaro

Marco Aceti, Giulia Todaro

Lettera H (2019): Marco Aceti, Giulia Todaro

Dopo aver frequentato una festa in discoteca ispirata ai bei anni '80 (sul palco riconosciamo a stento, non campeggiasse nel manifesto come uno dei riferimenti del film, la vincitrice di Sanremo '83, nonché ectoplasma di un'industria discografica che crea ed affossa con incredibile nonchalance, alias la Tiziana Rivale di Sarà quel che sarà, e pure lei coerentemente fantasma tra fantasmi ben più letali che seguiranno nella vicenda), i due ragazzi si appartano, al riparo della 127 rimessa a puntino, in un bosco per un momento di intimità.

Da quel momento inizia l'incubo, che sia la sceneggiatura ottimamente scandita di Cavaletto, sia la precisa direzione del bravo Dario Germani, sia gli effetti speciali usati in modo parco, ma convincente e realistico, frutto del lavoro sapiente del grande Sergio Stivaletti, riescono a sostenere nel migliore dei modi, costringendo lo spettatore ad entrare a far parte dell'incubo.

Lettera H si avvale inizialmente di splendide immagini di repertorio pubblicitarie inerenti la mitica utilitaria Fiat, stilisticamente bruttina, ammettiamolo, nonostante l'indubbio successo di mercato ottenuto in oltre vent'anni di presenza sul mercato, come in tutte le occasioni in cui la casa automobilistica torinese ha sostituito le linee morbide tipicamente anni '50 e '60 con gli spigoli dei '70 e '80, ritrovando una miracolosa salvezza dal passato a metà dei primi anni Dieci con la rinascita del fenomeno 500.

La chiave più interessante ed originale dell'horror di Germani, sta a mio giudizio nel fatto che l'autovettura non assume una personalità propria, come avviene nei romanzi, e nei film che ne sono seguiti, frutto della fantasia "sana proprio perché malata" del grande autore Stephen King.

Marco Aceti, Giulia Todaro

Lettera H (2019): Marco Aceti, Giulia Todaro

Giulia Todaro, Marco Aceti

Lettera H (2019): Giulia Todaro, Marco Aceti

L'iconica e poi inevitabilmente inquietante 127 color senape diviene invece una sorta di "macchina oscura" automatica e senza sfaccettature caratteriali, attraverso cui rivivere, come in un sinistro incanto stregonesco, i misfatti truci e truculenti che, perpetrati per quasi un ventennio tra fine anni '60 e metà anni '80, diedero vita alla sporca faccenda del cosiddetto "mostro di Firenze", con tutto il seguito di "compagni di merende" e mostri di perversione e sadismo che la truce storia si portò dietro, rimanendo peraltro piena di lacune o verità non svelate.

Il cast si concentra sui due bravi interpreti scelti ad impersonare i protagonisti, ovvero Giulia Todaro nel ruolo di Patty, e uno stupefacente Marco Aceti in quello del tormentato Seba - volto alla Elio Germano su un corpo da palestrato realistico e non pompato, che riesce in modo pregevole a rappresentare i dettagli, anche facciali, di una vera e propria possessione che lo riduce alla stregua dei mostri che, anni prima, sono già venuti a contatto con la tanto famigerata e rimessa a nuovo autovettura dell'orrore.

Un horror in crescendo, teso, questo Lettera H, che sa risultare terrificante, spietato ed indigesto quando è opportuno.

Il film è ora reso visibile, a pagamento anche per gli abbonati, su Prime Video, che, tuttavia, nei momenti più forti ed espliciti, decide di ricorrere ad una sorta di censura, oscurando le immagini inerenti inquadrature di organi genitali nelle scene clou e molto riuscite e tese dell'attacco della ciurma di maniaci.

Scene scioccanti, o almeno disturbanti, certo, che tuttavia, nel contesto in cui si è scientemente scelto di renderle esplicite, apparivano certamente motivate e coerenti con la truce compagine presa in esame.

Peccato, ed unica vera, evitabile pecca, certamente non adducibile agli autori, di questa valida e vitale sorpresa horror.

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