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Storie in una stanza: Il registratore

Regia di Gianni Amico vedi scheda film

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La recensione su Storie in una stanza: Il registratore

di mm40
4 stelle

Una segretaria arriva in ufficio e fa partire il registratore su cui il capo ha inciso un lungo nastro di istruzioni vocali a lei dirette. L'uomo è uno scrittore e detta appunti del suo prossimo romanzo alla donna. Ma nel romanzo c'è una protagonista molto simile a lei...

 

Storie in una stanza è il titolo di un progetto televisivo Rai composto da cinque mediometraggi tra i quali c'è anche questo Il registratore, diretto da Gianni Amico. Si tratta di cinque lavori accomunati, come facilmente si può intuire, dall'ambientazione in un solo interno, e più genericamente a budget ultraridotto. Qui, oltre alla pellicola in bianco e nero – siamo nel 1975 e, per quanto il cinema abbia adottato stabilmente il colore ormai da molto tempo, la tv di Stato proseguirà le trasmissioni in b/n ancora per un paio di anni – ci sono una sola attrice sullo schermo, Macha Meril (brava in un ruolo non complicato, ma quantomeno particolare: non ha neppure una battuta e deve interagire per tutto il tempo in scena da sola con una voce registrata), che duetta con la voce di Sergio Graziani, e una stanzetta arredata a ufficio come unico elemento scenografico (luci: Bruno Saccheri; scene: Nicola Rubertelli; arredamento: Mario Di Pace). Quel che sarebbe forse servito in un lavoro di simile fattura è una maggiore tensione, che pure è presente, ma oltre al crescendo finale non sembra gestita in maniera ottimale. 35 minuti di durata; tratto da una piece di Pat Flower. 4/10.

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