Trama
La Hollywood degli anni Trenta viene raccontata attraverso lo sguardo di Herman J, Mankiewicz. Critico sociale pungente e sceneggiatore alcolizzato, Mankiewicz è alle prese con l'ultimazione della sceneggiatura di Quarto potere per Orson Welles.
Approfondimento
MANK: LA NASCITA DI QUARTO POTERE
Diretto da David Fincher e sceneggiato da Jack Fincher, Mank racconta l'importanza di Hollywood, lo stato del mondo e la vita di Herman Mankiewicz negli anni Trenta. Conosciuti come l'età d'oro di Hollywood, gli anni Trenta sono un periodo caratterizzato da una creatività rivoluzionaria, incentivata dalla nascita del cinema sonoro e dal costante bisogno del pubblico di distrarsi dalla propria triste vita quotidiana. Gli Stati Uniti si trovano in grave difficoltà economica durante la Grande depressione, mentre il mondo assiste all'ascesa del fascismo e nel 1933 all'affermazione di Hitler, un politico spudorato e carismatico che conosceva bene il potere delle menzogne. Gli studi di Hollywood non sono immuni alle difficoltà finanziarie, ma circa 70 milioni di persone vanno ancora al cinema una o più volte a settimana, quindi le aziende ai vertici di questo settore nascente non risentono della situazione. I cinque studi principali dell'epoca sono Warner Bros., RKO, Fox, M.G.M. e Paramount, dove Herman Mankiewicz inizia a lavorare attratto dai potenziali guadagni stratosferici, abbandonando una carriera come giornalista, drammaturgo e critico a New York. Nell'ambito del suo lavoro collabora con i fratelli Marx supervisionando la scrittura/produzione delle commedie classiche Quattro folli in alto mare e La guerra lampo dei fratelli Marx, anche se interrompe il suo lavoro su quest'ultimo film quando i problemi con l'alcol iniziano a sfuggirgli di mano.
Eppure, quando è abbastanza sobrio da poter parlare riesce anche a scrivere ed è merito della sua genialità se alcune persone si mostrano disposte a sopportare il suo potente mix di whisky e insolenza. Così entra in M.G.M. Lo studio cinematografico Metro Goldwyn Mayer è gestito da Irving Thalberg, che si occupa della parte artistica, e da Louis B. Mayer, responsabile degli aspetti finanziari. Conosciuto per i contenuti di intrattenimento per famiglie, lo studio produce alcuni dei più grandi film dell'epoca come Il mago di Oz, per cui Mankiewicz lavora alla prima bozza. Non credendo che il libro di L. Frank Baum si prestasse a diventare un buon film, Mank lavora in maniera sbrigativa (e il suo lavoro non viene riconosciuto nei titoli di coda). Nella versione finale del film rimane solo una delle sue idee, che si rivela tuttavia indimenticabile: filmare la vita quotidiana in Kansas in bianco e nero e utilizzare il Technicolor per le riprese del regno di Oz.
Mankiewicz è un genio autodistruttivo che sta esaurendo le opportunità offerte da Hollywood quando Orson Welles lo contatta per lavorare a quello che sarebbe diventato Quarto potere. Aveva conquistato il teatro e la radio e ora RKO gli stava offrendo il suo primo contratto per un lungometraggio. Avrebbe potuto realizzare un film su qualsiasi tema. E scegliere i propri collaboratori.
Con la direzione della fotografia di Erik Messerschmidt, le scenografie di Donald Graham Burt, i costumi di Trish Summerville e le musiche di Trent Reznor e Atticus Ross, Mank è nato da una conversazione tra il regista David Fincher e il padre Jack, avvenuta negli anni Novanta. David Fincher vede Quarto potere da adolescente durante una lezione di cinema della scuola media dopo averne sentito parlare dal padre Jack Fincher, giornalista e scrittore indipendente. "Si trattava di un film così vecchio che ricordo di aver avuto paura di rimanere deluso", dice Fincher. Ma non c'era motivo di preoccuparsi: "Sono rimasto sbalordito". Riflettendo sul film ora, Fincher non pensa che sia, come molti l'hanno definito, il migliore di tutti i tempi. "Tuttavia non si può ignorare il fatto che è stato il primo film a portare in scena idee letterarie complesse sul modo di vedere la vita, sull'arroganza, sul comportamento e sui bisogni del genere umano, raccontandole in modo molto colto, sofisticato e cinematografico." Un paio d'anni dopo Fincher legge Raising Kane, il controverso saggio dell'apprezzata critica cinematografica Pauline Kael, dove viene suggerito che il regista di Quarto potere Orson Welles non andrebbe riconosciuto come cosceneggiatore, dato che la sceneggiatura era opera soltanto di Herman Mankiewicz. Quando il padre, ormai in pensione, gli dice che stava pensando di scrivere una sceneggiatura, Fincher gli suggerisce di approfondire la storia di Mankiewicz e Welles e della stesura di Quarto potere. Nel frattempo David, che aveva trascorso gran parte degli anni '80 a dirigere spot pubblicitari e video musicali, dirige il suo primo lungometraggio Alien ³. L'esperienza non è delle migliori e gli offre una nuova prospettiva sul rapporto tra sceneggiatore e regista. In ogni caso, l'obiettivo di Mank non è mai stato quello di portare sul grande schermo una controversia sul merito. "Il film è incentrato più sull'idea che una persona che sa come vengono realizzati i film deve accettare l'eventualità di una collaborazione forzata."
La sceneggiatura subisce diverse revisioni fino a quando Jack non introduce una trama secondaria che approfondisce la propaganda di Irving Thalberg di M.G.M. per influenzare le elezioni del governatore della California nel 1934. Da quel momento Mank si sviluppa su due linee temporali: una ambientata in un bungalow a Victorville, dove Mankiewicz è impegnato a scrivere "American" (la prima bozza di quello che diventerà Quarto potere) e una fatta di flashback che raccontano la sua vita negli anni '30, le sue interazioni con Thalber e Mayer e l'incontro con la star del cinema Marion Davies e il suo amante William Randolph Hearst, il barone della stampa a cui è ispirato il personaggio di Charles Foster Kane.
Fincher e Jack sono piuttosto soddisfatti della sceneggiatura e nel 1997 cercano finanziamenti per il film. Nessuno, tuttavia, è pronto a scommettere su un film in bianco e nero. Jack Fincher muore nel 2003, ma David non smette mai di pensare alla sceneggiatura. Più di 20 anni dopo, quando Netflix gli chiede cosa avrebbe voluto girare dopo aver concluso la serie crime Mindhunter sull'FBI, lui sa che c'è un progetto rimasto incompiuto. Il risultato è un film d'epoca, un affascinante riflesso dell'età d'oro di Hollywood e uno stimolante viaggio alla ricerca dell'autostima. "Penso che si sentisse sminuito", racconta Fincher spiegando che Mankiewicz riteneva che scrivere per il cinema rimanesse al di sotto delle sue vere capacità. "Infatti ha trovato gli stimoli giusti solo quando si è sentito libero dai vincoli della macchina dell'intrattenimento a fianco di una persona [Orson Welles] che non temeva di guardare in faccia la realtà. E in questo modo ha anche ritrovato un certo rispetto di sé".
Il cast
Gary Oldman, premio Oscar per L'ora più buia, è Herman Mankiewicz. Stimato membro dell'Algonquin Round Table, un gruppo di acclamati scrittori e intellettuali nella New York degli anni '20, Mankiewicz sbarca a Hollywood per i soldi, abbandonando l'ambizione di diventare un drammaturgo. Definito da Oldman come "un… Vedi tutto
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Commenti (11) vedi tutti
Ha il suo pubblico che l'avra' sicuramente apprezzato...ma questo biopic e' davvero lento e prolisso...difficile passare 130 minuti di poca passione e situazioni lontane anni luce...da me e dai problemi di allora.
commento di eziofilm adatto effettivamente a un pubblico che conosce bene l'America degli anni 30/40. Mi piace la scelta del bianco e nero che si mischia con la frenetica Hollywood dove tutti si muovono e nessuno sta mai fermo
commento di argo979Brillante (il primo tempo) ed arguto. Da “fuori target” quale sono (cioè poco ferrato/interessato alla politica ed alla politica cinematografica di ormai cent’anni or sono), anche un po’ insignificante. Film tutto per americani (chissà cosa diranno gli oscar..); a me è bastato Gary Oldman per farmelo apprezzare, ma non saprei se consigliarlo o meno
commento di leporelloSara' apprezzato dai vari cinefili che apprezzano le disquisizioni tecniche, ma a un semplice spettatore di media cultura cinematografica come il sottoscritto questo film sembra troppo frammentario e anche un po' confuso. In una parola bello tecnicamente ma che noia !
commento di angelopanzacchiUno di quei film ben confezionati, un uovo di pasqua (anzi di Natale) dove t'aspetti chissà quale sorpresa e invece trovi il portachiavi. Uno di quei film che se anche non fosse stato girato sarebbe stato uguale, anzi... meglio. Eppoi, ma a chi gliene frega ancora qualcosa di Mankiewicz.
commento di edik154Biopic sullo sceneggiatore di Quarto Potere, sposa la tesi che Welles non abbia scritto neanche una parola dello script. Film di grande eleganza e cura formale, ma di scarsa emozione, è difficile da seguire per chi non è approfondito conoscitore della storia di Hollywood negli anni '30.
leggi la recensione completa di port crosSono riuscito a vederne metà. Poi ho dovuto raccogliere i testicoli da terra e togliere sta purga. Di solito 'sto regista fa film interessati. Questa volta no
commento di arcarsenal79Storia interessante, ma persa in un accozzaglia di scene.
commento di gruvierazUn ritratto universale dell'outsider, che utilizza il flashback come parallelismo, tra due piani temporali della realtà decisivi per la creazione cinematografica
leggi la recensione completa di lino99Concept simile a “L’ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo”. Come sempre un eccellente Gary Oldman, ma non basta, film abbastanza noioso, per me non arriva alla sufficienza. Voto: 5
commento di MonfrFincher e la sua apoteosi. Oldman e forse la sua miglior interpretazione in assoluto. Sì, lo è. Che classe. Che film. Masterpiece in masterpiece! Vera gioia per gli occhi. Qui, voliamo davvero su livelli alti.
leggi la recensione completa di 79DetectiveNoir