Regia di Mario Camerini vedi scheda film
All’arrivo delle truppe piemontesi, alcuni briganti del sud Italia, capitanati da Sante Carbone, si mettono al servizio del regno borbonico. La Storia darà loro torto.
Non è un’occasione sprecata, perché è comunque un film ben diretto e recitato, dagli argomenti validi; non è tantomeno un disastro, nonostante limiti evidenti a partire dalla fase di scrittura;eppure I briganti italiani è quantomeno un episodio minore nella filmografia del regista Mario Camerini e di interpreti di primo livello quali Vittorio Gassman, Ernest Borgnine, Bernard Blier, Rosanna Schiaffino e Philippe Leroy. Probabilmente ciò che non funziona è innanzitutto la maniera strabica in cui procede la narrazione, da un lato appiccicata stretta alla Storia con la maiuscola e dall’altro dispersa in rivoli di storie e storielle dei protagonisti; fin qui potrebbe anche andare tutto bene, se non fosse che l’urgenza drammatica – quando non tragica – della prima componente spesso si schianta contro la verve umoristica, da ritrattino, da caricatura, della seconda. Va da sé che l’inserimento al centro del cast di un attore brillante come Gassman non ha reso qui quanto dovuto: ineccepibile la sua prestazione, ma il Nostro pare sempre leggermente spaesato, indeciso se calcare più sull’accento, sulla caratterizzazione o sul dialogo e sull’azione; il recente successo dei film con Monicelli (I soliti ignoti e La grande guerra) lo aveva proiettato in una carriera da mattatore di commedie, certo, eppure ne I briganti italiani questo tipo di personaggio risulta un po’ stonato. Nel complesso la pellicola sembra voler scimmiottare proprio i lavori monicelliani, ma senza averne la grazia e la componente cialtronesca: e dire che la sceneggiatura reca firme illustri: Luciano Vincenzoni, Rodolfo Sonego, Ivo Perilli, Carlo Romano, Diego Fabbri e Ghigo De Chiara (produzione Dino De Laurentiis, d’altronde). In ruoli minori compaiono anche Carlo Giuffré, Carlo Pisacane, Carlo Taranto, Akim Tamiroff e Guido Celano. 3,5/10.
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