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The Walking Dead: The Ones Who Live

1 stagioni - 6 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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John_Nada1975

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La recensione su The Walking Dead: The Ones Who Live

di John_Nada1975
3 stelle

Incredibile, stucchevole baracconata sentimental-amoroso-fantapocalittica sul l'ambito da 7 anni "ritorno" di Rick Grimes, e che supera quasi tutte quelle precedenti delle ultime stagioni della serie originale- ce ne vuole-, riuscendo a sperperare un ottimo spunto davvero -seppur citazionistico e derivativo come è ovvio-, in una New York carpenteriana(con tanto di scritta "NOW" in sovrimpressione per calarci nella realtà del momento, e divise e veicoli, elicotteri neri del nuovo ordine dittatoriale)"rinata" come città e "civiltà" della "Repubblica Civica", cinta da alte mura, ma stavolta oltre che per non fare uscire nessuno, per proteggerla dai milioni di zombi là fuori(14 anni il tempo stimato rimanente citato da Beale/O'Quinn perché essi abbiano la meglio su quelle centinaia di migliaia di sopravvissuti forse pochi milioni di viventi, sparsi per il pianeta).

E non "camminanti" per favore, o con altri termini ridicoli, con i quali si ostinano a chiamarli nella creatura di Robert Kirkman.

Ritornano naturalmente anche Danai Gurira come Michonne, e la sua ricerca durata 7 anni di Rick, Pollyanna McIntosh come Jadis Stokes, con i consueti andirivieni dei personaggi tra essere cattivi poi buoni, poi di nuovo "cattivi" e di nuovo "buoni", tipici anche questi di "TWD" e suoi derivati, in ormai tante e tali assurdità buchi di sceneggiatura talmente assortiti, che quasi non si contano più. Uniche presenze veramente interessanti sarebbero il colonnello nero "frondista" Donald Okafor interpretato da Craig Tate, e il veterano Terry O'Quinn nei panni del generale della Repubblica Jonathan Beale e cattivo supremo della serie, che purtroppo soccombe troppo presto ad un Rick che ormai siamo abituati a vederlo subire ogni supplizio e lesione(qui addirittura lo vedremo con una mano in meno, per automutilazione, almeno è "solo"la sinistra), risorgere sempre indistruttibile e inarrestabile tra assurdità come esplosioni di gigantesche bombe "taglia margherite". Cose che non attraversa nemmeno Gesù ne "La Passione di Cristo". 

Come detto quando non sai cosa mettere in una sceneggiatura per renderla minimamente interessante ad un pubblico generalista, "di massa" come si dice quando si fa ricerca, mettici l'amore sconfinato e incondizionato fra i due protagonisti- almeno in questo caso ancora uomo e donna- la rasta Michonne rappresenta ovviamente una delle "campionesse" di donne in coppie interrazziali della TV anni '10, e qui come nelle serie originali di "TWD" siamo veramente oltre ogni soglia di guardia del romanticismo più forzoso e pomposamente tronfio.

Con i poveri zombi ormai solo a fare da sfondo e agenti di transizione tra un barbosissimo mezzo episodio e l'altro di dialoghi da soap, quale un mero "riempitivo" per le continue scene e battute tra i ritrovati Rick e Michonne, situazioni con massime e dialoghi davvero da Baci Perugina- che nel mezzo dispiace realmente leggere sempre di un nome quale Greg Nicotero, portatore di quel poco che rimaneva di reminiscenze romeriane per atmosfere, e trucchi in lattice dei morti viventi,evidentemente come Gale Anne Hurd, sempre presenti tra produttori e creatori per i ricchi assegni assicurati da ormai 14 anni-, i quali uccidono ogni atmosfera di apocalisse e distopia urbana.

Sul ritorno di Rick e la "spiegazione" della sua sparizione- o forse morte dopo l'esplosione del ponte infestato dalla mandria di zombi- si diceva da anni dovevano essere tratti due lungometraggi cinematografici, se non la immancabile trilogia.

Il fatto che si sia invece optato per il ben sesto "spin off" televisivo AMC contando anche quello principale di 8 stagioni e concluso di "Fear the...", oltretutto anch'esso nemmeno conclusivo ma già aperto per una ulteriore, sicuramente ancora più assurda e demenziale miniserie di 6 episodi come questa forse anche di più, -e nonostante già questa prima stagione abbia un finale che potrebbe dirsi definitivo, seppure dopo tutte le incongruenze e incredibili inverosimiglianza, incongruenze, incoerenze che lo hanno preceduto e prodotto-, dimostra soltanto un aver dovuto abbassare e di molto le ambizioni, e le conseguenti aspettative di risultato. Nonostante l'inevitabile zoccolo duro di curiosi o meno "aficionados" e completisti del filone zombesco come il sottoscritto, più per inerzia e stanca abitudine neurovegetativa che altro, ha visto e seguito-per come si può seguirle e capirci davvero qualcosa di trame e personaggi in una assurdità del genere da manuale di come non si scrivono le sceneggiature-, tutte le 14 serie comprese quelle prodotte di ogni "spin-off", concluse o sempre in produzione. 

Almeno un viaggio ad Atlanta in Premio dalla AMC, dai produttori e "showrunner"( come dicono i babbei che scrivono ben pagati), per almeno la metà di circa 600 ore di vita contando all'incirca tutti gli episodi di tutto il "franchise"(per farmi capire dai doppiamente babbei), così amabilmente sperperate.

 

John Nada

 

 

 
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