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Cannes 2014: Giorno 8
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Per il penultimo giorno di proiezioni sulla Croisette, scendono in campo per il concorso due registi anagraficamente agli antipodi: da un lato quel vecchio lupo di Ken Loach, che schiera il suo ultimo lavoro Jimmy’s Hall, e dall’altro la giovane promessa del cinema canadese Xavier Dolan, che porta il nuovissimo Mommy. Inutile dire, però, che gli occhi dell’Italia sono tutti puntati sul Certain Regard, dove è attesa Asia Argento con il suo autobiografico Incompresa.

Spazio nelle sezioni collaterali anche per il collettivo The Bridges of Sarajevo, che vede coinvolti tra i tanti i nostri Leonardo Di Costanzo e Vincenzo Marra.

Ecco nel dettaglio il programma:

 

CONCORSO

JIMMY’S HALL

Non è un mistero che Ken Loach abbia annunciato il suo ritiro dalla fiction. Cannes non poteva dunque lasciarsi sfuggire la possibilità di accogliere l’ultima fatica di uno dei più rossi registi contemporanei. La storia (vera) dell’irlandese Jimmy Gralton per Loach offre lo spunto per una dura critica nei confronti di chi detiene il potere e lo esercita con mezzi e modi poco leciti. Ideale seguito di Il vento che accarezza l’erba (Palma d’Oro nel 2006), Jimmy’s Hall potrebbe seguirne i passi e ambire al gradino più alto dei premi: «Jimmy’s Hall si svolge esattamente una decina d’anni dopo agli eventi raccontati in Il vento che accarezza l’erba, film nel quale un proprietario terriero anglo-irlandese pronunciava la frase: “Questo paese diventerà come uno stagno infestato da sacerdoti”.  Le sue parole sono state profetiche, rivelando quello che è successo negli anni a venire. Da allora, molte battaglie sono state condotte e oggi il potere della Chiesa, a causa anche dei numerosi scandali che l’hanno vista protagonista, si è ridotto ma ai tempi di Jimmy’s Hall Chiesa e sacerdoti avevano mezzi e modi illimitati e indiscutibili».

Jimmy's Hall (2014): Trailer originale

 

MOMMY

Da anni ripetiamo ormai che Xavier Dolan, nonostante la sua giovanissima età, è uno degli autori più interessanti del cinema mondiale. A dispetto di ciò, resta pressoché sconosciuto in Italia a causa dello scarso interesse di distributori ciechi che non hanno mai pensato di distribuire una sua opera, anche quando questa – come è il caso di Tom at the Farm – venga accolta in concorso a Venezia. Al festival di Cannes, che lo ha sempre amato, Dolan porta Mommy, un’opera dark con una ratio in 5:4 e incentrata su una delle tematiche care all’autore: il rapporto madre/figlio. «Sin dal mio primo film, ho raccontato molto dell’amore, di adolescenza, di transessualismo, di alienazione e di omofobia. Ma c’è un tema sopra ogni altro di cui mi piace parlare e che incondizionatamente mi ispira: mia madre. E quando dico mia madre non penso alla mia nello specifico ma alla figura che in generale rappresenta. La madre è colei da cui torniamo sempre: è lei che vince ogni battaglia, è per lei che viene voglia di inventarsi problemi per poi darle il merito di risolverli, è lei che voglio sentire gridare ogni volta in cui le si tace qualcosa. Ed è giusto che sia lei ad avere l’ultima parola – e non importa quale sia – quando si sbaglia. Con J’ai tué ma mère ho voluto punire la madre: con Mommy è giusto che si prenda la sua vendetta».

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FUORI CONCORSO

THE BRIDGES OF SARAJEVO

Attraverso lo sguardo di 13 cineasti europei, si esplora ciò che la città di Sarajevo ha rappresentato nel corso di un secolo per la storia europea. Partendo dal 1914 (anno cruciale per lo scoppio della Prima guerra mondiale) e arrivando fino al 2014, si ripercorre la storia in maniera originale affidando al famoso disegnatore belga François Schuiten il compito di creare ponti grafici ed animati in grado di fare da collante agli episodi. «Sarajevo, dal 1914 al 2014: una serie affascinante di cortometraggi che creano un tutt’uno. Chi sarebbero stati i registi ideali per tale progetto? Quale il modo migliore per selezionarli? Siamo partiti da queste due domande e siamo stati benedetti da incontri fruttuosi, con alcuni degli esponenti europei più interessanti dell’ultimo secolo: uomini e donne in grado di maneggiare la materia e muoversi ognuno con il proprio stile e punto di vista. Come Sarajevo fa da ponte tra Est e Ovest Europa, così noi abbiamo scelto registi dell’Europa orientale e registi dell’Europa occidentale e li abbiamo fatti comunicare», spiega Jean-Michel Frodon, direttore artistico del progetto, critico cinematografico e direttore di Les Cahiers du Cinéma dal 2003 al 2009.

The Bridges of Sarajevo (2014): Trailer Cannes 2014

 

THE TARGET

Opera prima di Chang (pseudonimo di Yoon Hong-Seung), The Target si colloca nella tradizione del thriller coreano racconta le concitate 36 ore che seguono ad un omicidio e che vedono un ex mercenario, ingiustamente accusato, lottare per la giustizia. Sostiene il regista: «The Target non deluderà il pubblico in cerca di azione frenetica, caratteri tridimensionali e suspense. Lo spettatore sarà catturato non solo dal ritmo del racconto ma anche dal tumulto emotivo che coinvolge i personaggi principali in una rete di emozioni e motivazioni in cui il confine tra inseguitore ed inseguito, amico e nemico, è nettamente sfocato».

The Target (2014): Trailer Cannes 2014

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UN CERTAIN REGARD

CHARLIE’S COUNTRY

Rodolf de Heer fa cinema da una trentina d’anni ma le sue regole sono sempre rimaste le stesse: low budget ed alto impatto. Sebbene molte delle sue opere siano rimaste incomplete, 14 di loro hanno visto la luce e in molti casi anche la ribalta internazionale, trovando accoglienza al festival di Cannes (come l’acclamato 10 canoe) o alla Mostra di Venezia (Bad Boy Buddy) e portando a casa in entrambi i casi il Gran premio della giuria. Charlie’s Country segue da vicino le vicende di Charlie, un aborigeno australiano diviso tra due culture: quella di appartenenza e la nuova che avanza. «La storia del film è strettamente connessa agli aborigeni d’Australia, alla loro cultura e al loro modo di vivere. Il tutto nasce dall’amicizia con il mio amico David Gulpilil, le cui vicende sono alla base del protagonista Charlie. Ex attore finito tra le spire dell’alcol, David ha co-diretto con me 10 canoe e ne è stato protagonista prima di andare incontro a un nuovo declino e finire in prigione. Charlie’s Country è in primo luogo un modo per aiutarlo e per farlo uscire dalla depressione in cui era caduto dopo il rilascio».

David Gulpilil

Charlie's Country (2013): David Gulpilil

 

INCOMPRESA

Sceneggiato da Barbara Alberti e Asia Argento, Incompresa è il terzo film da regista di Asia Argento, che dopo Scarlet Diva e Ingannevole è il cuore più di ogni cosa ha scelto di tornare dietro la macchina da presa con una storia facilmente riconducibile alla sua infanzia. «Questo film ha la forma di un album dei ricordi. Come aprire una raccolta di fotografie e sfogliarle una a una, e guardare quella luce morbida e soffusa che sanno avere le giornate di maggio, in cui il sole sembra non dover tramontare mai.
Incompresa è un testo che narra di una soggettività imperante e radicale, quella di una bambina di nove anni. Ho cercato nella mia infanzia per costruire la sua, è per questo ho ambientato il film negli anni Ottanta, quando anche io ero bambina. Nella storia riecheggiano i due elementi bergmaniani della fiaba e del romanzo di formazione; una formazione, tuttavia, impossibile, poiché lì dove nel classico bildungsroman il bambino deve essere traghettato nell'età adulta, attorno alla nostra protagonista il mondo degli adulti è un po' tragedia e un po' farsa. Incompresa quindi si dà come un romanzo di formazione al contrario, in cui sono soprattutto gli adulti che necessitano di essere formati, o forse de-formati, destrutturati. È della loro corazza di adulti che dovrebbero liberarsi e tornare a essere bambini», spiega la Argento.

Incompresa (2014): Clip 1 | CANNES 2014

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QUINZAINE

NEXT TO HER

Nato nel 1982 a Tel Aviv, Asaf Korman a sedici anni si occupa già di musica e cinema, realizzando un paio di cortometraggi che finiscono nel circuito dei festival internazionali. Montatore molto richiesto in Israele (ha lavorato in Big Bad Wolves ad esempio), fa il suo esordio nel mondo dei lungometraggi con un’opera che, raccontando dello stretto legame di dipendenza tra due sorelle, esplora i confini dell’amore, del sacrificio e della tortura. «Ho voluto scrivere della donna che sarei diventata se fossi rimasta a casa con mia sorella. Next to Her sonda i confini del sacrificio che comporta prendersi cura di qualcun altro», sentenzia Liron ben-Shlush, attrice sceneggiatrice del film e moglie del regista.

Liron Ben-Shlush, Dana Ivgy

Next to Her (2014): Liron Ben-Shlush, Dana Ivgy

 

ALLELUIA

L’universo cinematografico del belga Fabrice Du Welz è piuttosto singolare. Il suo nome è legato ad opere d’autore come Calvaire e Vinyan, presentate rispettivamente a Cannes e Venezia, ma anche a lavori più commerciali su commissione come l’atteso (in Francia) Colt 45. Con Alleluia, storia di un amore sordido tra una donna disillusa dal matrimonio e un subdolo gigolò, Du Welz realizza quello che viene definito il secondo capitolo di una trilogia ardennese, profondamente ancorata alle Ardenne e al paesaggio ostile in cui il regista è cresciuto. «Il film nasce dal desiderio di tornare a lavorare con Laurent Lucas a dieci anni di distanza da Calvaire. A ciò si è aggiunta la voglia di usare ancora una volta le Ardenne come sfondo e i suoi paesaggi ostili che hanno segnato la mia infanzia, rappresentandoli al limite del fantastico. Sono partito dalla vera storia di Martha Beck e Raymond Fernandez, soprannomati i killer dei cuori solitari degli Stati Uniti, ma la sceneggiatura ha finito con l’essere colma di rabbia e sesso».

Laurent Lucas, Lola Dueñas

Alleluia (2014): Laurent Lucas, Lola Dueñas

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SEMAINE

HIPPOCRATE

Opera seconda del francese Thomas Lilti, Hippocrate chiude fuori concorso la Semaine, portando sullo schermo le peripezie di un aspirante medico, del suo praticantato nell’ombra del padre, chirurgo affermato, e del suo duro processo di formazione professionale e personale. «Io sono un medico oltre che regista. Ho imparato due mestieri nello stesso tempo: quello del medico, grazie agli studi, e quello del regista, da autodidatta. Per molto tempo, ho tenuto separati i campi ma mi son reso conto che hanno molto in comune, a cominciare dal lavoro di squadra e dai contatti con “corpi” specializzati. Tuttavia, è stato Ippocrate a marcare la loro differenza principale: il peso di responsabilità che si porta sulle spalle quando si è dottori», specifica Tilti.

Hippocrate (2014): Clip 1 | CANNES 2014

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