La più grande paura di ogni cinefilo che si rispetti è quella di non riuscire a visionare tutti i film della storia del cinema prima di morire. Paura che è forzatamente destinata a concretizzarsi. È naturale, dunque, che l’appassionato più incallito sviluppi un certo tipo di repulsione e diffidenza nei confronti di film della durata superiore alle tre ore: considerato il numero infinito di pellicole da vedere, perché arrischiarsi nell’affrontare colossali opere che sottraggono tempo al già limitato tempo?
“La durata di un film dovrebbe essere direttamente commisurata alla capacità di resistenza della vescica umana” diceva il maestro Hitchcock. Un’affermazione di sicuro impeccabile, che però con il tempo ha dato prova dei propri limiti: capita molte volte al giorno d’oggi che i registi non riescano a condensare il proprio pensiero o la propria storia in un minutaggio ridotto, imposto da produzioni con la calcolatrice al posto del cuore. D’altra parte è anche vero che la lunghezza media dei film si è notevolmente alzata (basti vedere i da me tanto odiati cinecomics), ma sembra essere inversamente proporzionale alla qualità, sempre più in caduta libera.
Però quando un’opera dal titanico minutaggio riesce a coniugare in modo sapiente l’intrattenimento dello spettatore e la qualità dei contenuti, allora difficilmente non rientra tra le mie preferite.
Queste epopee cinematografiche, che potremmo definire (rubando una delle espressioni più belle di Kafka) “interminabili pellicole di celluloide”, sono eventi che non si ripetono quasi mai nella storia del cinema e che per questo vanno assolutamente premiati e studiati. Perché morire senza vederne almeno una è forse la più grave delle mancanze per un vero appassionato.
Perciò qui di seguito ho inserito, in ordine alfabetico, i miei dieci interminabili film preferiti. Opere che ritengo assolutamente imprescindibili. Se volete, potete aggiungere le vostre. Unica limitazione: non meno di tre ore di durata.
Con Anatolij Solonicyn, Ivan Lapikov, Nikolaj Grinko, Nikolay Sergeev, Irina Tarkovskaya
“Io tornerò a dipingere, tu forgerai campane…”
Vita, morte e arte del grandissimo iconografo russo raccontata da Andrej Tarkovskij: cosa volere di più? Attraverso le (pesantissime, lo ammetto) tre ore e quasi mezza di durata il geniale regista illustra ventitre anni di storia della Russia del Quattrocento e sfrutta la tragica storia di Rublev per riflettere sul senso dell’arte capace di vincere la violenza degli uomini. Un film di una profondità quasi insondabile. Fortunatamente reperibile.
Il primo film interminabile che abbia mai visto. Leone scrive e dirige quella che è l’epica storia di una nazione, raccontata attraverso il pretesto di un gangster movie. Tre linee temporali che si intrecciano senza soluzione di continuità, un Robert De Niro in stato di grazia, dei personaggi memorabili e uno dei finali più belli e controversi di sempre rendono il film un gioiello di inestimabile valore. Ingiustamente tagliato e criticato all’epoca della sua uscita, è ormai di facile reperimento con la versione in dvd da quattro ore: da vedere e rivedere.
Titolo originale Kagadanan sa banwan niga mga engkanto
Regia di Lav Diaz
Con Roeder, Kalila Aguilos, Sophia Aves, Angeli Bayani, Gemma Cuenca, Perry Dizon
“Il senso è sospeso su un battito d’ali”
Le opere di Lav Diaz sono sicuramente tra le più lunghe mai create, ma questo film batte tutte le altre dello stesso regista non solo per la vertiginosa durata di nove ore ma anche per intensità emotiva e bellezza visiva. Il lento ma stupefacente viaggio nelle Filippine devastate dal tifone Reming, è un’occasione per Diaz di riflettere sull’inefficienza e la corruzione dilaganti nel suo paese. Impossibile da reperire in formato home video, il consiglio è armarsi di streaming e tanta pazienza.
“Tutto può accadere, tutto è possibile e verosimile. Il tempo e lo spazio non esistono.”
Il testamento artistico e spirituale di Bergman è un racconto di cinque ore e quaranta, emozionante e toccante. Attraverso le vicende della famiglia Ekdhal, definite dal regista come fortemente autobiografiche, il cineasta svedese si interroga sul tema della famiglia e su quello a lui caro del rapporto tra vita e morte. Come al solito l’abilità tecnica di Bergman sbalordisce per maestria nella regia e fotografia. In Italia purtroppo esiste solo la versione da tre ore, che però penalizza il girato.
Con Kris Kristofferson, Christopher Walken, Isabelle Huppert, Jeff Bridges, John Hurt
“-Maledizione! Diventa pericoloso essere poveri, in questo paese. Non ti pare?-
-Lo è sempre stato-“
Il più grande e disastroso insuccesso di Michael Cimino è, in realtà, il suo film più ispirato accanto a Il Cacciatore. L’epico western che il regista racconta è in realtà una profonda derisione nei confronti del sogno americano e della teoria del melting pot, un miscuglio tra razze qui descritto come assolutamente fallimentare. Immensamente belle le scene di massa e le ricostruzioni meticolose che lasciano lo spettatore a bocca aperta per tutte le tre ore e mezza. Sconsigliata l’edizione dvd italiana, rimontata e accorciata di un’ora: la più completa è quella inglese.
Con Takashi Shimura, Toshiro Mifune, Yoshio Inaba, Seiji Miyaguchi
“Noi samurai, siamo come il vento che passa veloce sulla terra, ma la terra rimane e appartiene ai contadini.”
Poco da dire sul film epico orientale per eccellenza: Kurosawa gestisce tutto in maniera impeccabile e realizza un’epopea medievale di tre ore e mezza che scorrono via in un lampo, in cui la grandiosità delle scene di combattimento è pari alla perfezione di una sceneggiatura ispirata come mai. Memorabili tutti i personaggi e gli attori, per un kolossal nipponico che umilia di gran lunga le più sfacciate superproduzioni hollywoodiane. Da avere nella propria collezione.
“Tieni i tuoi amici vicino. E i tuoi nemici ancora più vicino.”
Per me, il sequel più bello della storia del cinema. Coppola prosegue nella delineazione della sua epica storia di mafia con il racconto parallelo di due generazioni nell’America di inizio Novecento: tre ore di film indimenticabili. Non aggiungo altro, visto che ormai è stato detto tutto e il contrario di tutto su questo classico immortale.
Con Jean-Pierre Léaud, Bernadette Lafont, Françoise Lebrun, Isabelle Weingarten
“Improvvisare è fuori discussione.”
Il suicida Jean Eustache folgora il cinema e soprattutto me, con questo suo film di tre ore e quaranta: un ménage à trois condotto con incredibile maestria, che ha però i connotati più simili ad un romanzo che ad un’opera cinematografica. Nonostante la storia assai coinvolgente, la visione non è affatto semplice a causa di interminabili dialoghi e una lentezza esasperante. Eustache, poi, ammanta il film di una forte disillusione e un profondo senso di smarrimento che esprimono perfettamente il disagio giovanile post ‘68. Un capolavoro tanto sconosciuto quanto facilmente rintracciabile, addirittura su You Tube.
Non potevo non inserire quello che secondo me è uno dei capolavori più recenti che il cinema nipponico ha saputo sfornare. Oltre ad essere la vetta artistica della filmografia di Sion Sono, la storia d’amore raccontata attraverso quattro indimenticabili ore è, in realtà, sfruttata per parlare di altro: niente sfugge alla lente deformante di Sono che ridicolizza e irride la religione e le convenzioni morali. Indescrivibile la capacità del regista di saltare da un genere all’altro con disinvoltura: dalla commedia al dramma, dall’erotismo al sadismo, in una giostra di emozioni contrastanti dalla quale non si vorrebbe più scendere. Anche in questo caso nessuna edizione italiana, ma il mercato inglese è sempre una sicurezza.
Con Mihaly Vig, Putyi Horvath, János Derzsi, Miklós Székely B., László feLugossy
“Sta per succedere qualcosa, me lo sento.”
Dodici capitoli per sette ore e mezza: questi i numeri dell’immenso racconto di Bela Tarr. Il lento ma inesorabile collasso dei membri della fattoria collettiva permette al regista di creare una disillusa e pessimistica riflessione sulla decadenza dell’umanità. Attraverso degli interminabili piani sequenza, un bianco e nero ipnotico e lo sfondo della desolata e sconfinata pianura magiara, la visione del film si ammanta di un’aura quasi mistica, dove tempo e spazio si dilatano all’inverosimile. Ovviamente in Italia non è reperibile una versione decente di questa pellicola fondamentale: rivolgersi al mercato estero.
Il film, con l'overture e la exit music, dovrebbe durare 186 m come riportato da IMDB, non 178 come riportato da FilmTv, quindi dovrei poterlo inserire (può anche essere che la durata di FilmTv si riferisca al formato pal, ma non credo). Il suo unico guaio è che non è interminabile, ma il tempo passa in un attimo, almeno per me...
Reduce redatto. Coppola "non" sapeva come finirlo, come completarlo. E perché farlo, allora? Ampliarlo, piuttosto. ---------- L'unico film al mondoin cui l'intervallo non è un a nero con musiche d'ambiente, ma parlato in francese. ----------
Non sapeva -non poteva?- finirlo: e allora lo ri-finì.
Perché si. Perché non si può fare a meno di Hollywood. L'altra faccia - quella 'sorridente' - di Heaven's Gate. A suo modo Costner è stato mangiato/divorato anch'esso dal sistema. Ma più lentamente. Il sistema ha tentato di assimilarlo, più che sbranarlo. Ma lui gli ha sputato in faccia "the Postman", un capolavoro 'eastwooodiano'. E poi con Open Range - filo spinato - ha tentato di cavargli gli occhi. Riposandol'infine s'un servizio da tè in porcellana.
L'ultima grande battaglia dell'ultima grande guerra che ha insanguinato il continente Nord Americano e ne ha decretato la nascita. Per chi è appassionato di ricostruzioni storiche...
Epopea storico-familiare nella Taiwan del 1960 cui steno79 dà il massimo dei voti e descrive come "uno dei più significativi film della New wave taiwanese". Per chi ha pazienza e interesse...
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