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Acne

Regia di Federico Veiroj vedi scheda film

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La recensione su Acne

di OGM
8 stelle

Per Rafa Bregman, adolescente ebreo di Montevideo, non importa tanto prendere lezioni di piano e di tennis o andare in gita di studio in Israele. A Rafa interessa soprattutto imparare a vivere da "uomo", giocando a carte, frequentando le prostitute e magari sperimentando l'amore vero, con la sua compagna di scuola Nicole. In lui c'è una gran voglia di uscire dal bozzolo dell'infanzia, in cui sembra volerlo imprigionare per sempre quel fastidioso problema cutaneo, contro cui, finora, nessun rimedio cosmetico o farmacologico è risultato efficace. Quei persistenti brufoli che gli ricoprono il viso sono il marchio della sua insicurezza, della sua appartenenza ad un'età di passaggio in cui non è né carne, né pesce, e, pur avendo ben chiaro in mente ciò che gli piacerebbe essere e fare, non è in grado di tradurre i suoi desideri in atti concreti. La realtà che circonda la sua timidezza è nascosta dietro un velo di mistero, in cui gli altri pensano ed agiscono apparentemente senza dubbi ed indugi, mentre lui è eternamente fermo sulla soglia, a guardare un universo di cose che, in buona parte, non capisce. Unico elemento di costante concretezza, il solo immutabile punto di riferimento in quell'oceano di ombre inafferrabili, è la sua acne, che imprime un incontestabile sigillo di autenticità sul suo viso riflesso nello specchio, ed è l'unica questione su cui si intenda perfettamente con i suoi genitori: quei punti rossi devono sparire, costi quel costi. Intorno a quell'arcipelago di follicoli infiammati, il suo mondo e quello degli adulti (sua madre, la sua estetista, il dermatologo) si porgono fugacemente la mano, in un momento in cui, una volta tanto, tutti concordano su cosa sia bello e cosa sia brutto. Gli altri aspetti della vita sono come zattere sulle quali ognuno va, a proprio modo, alla deriva, sottraendosi al giudizio degli altri, e spargendo intorno a sé un ingannevole fumo di sentito dire. Il divorzio tra i signori Bregman è un rito che si consuma dietro una porta chiusa, producendo, come segno esteriore più tangibile, il passaggio di mano di un'automobile. Il legame di confidenza e complicità tra Rafa ed Andy, il suo amico di sempre, si perde, in maniera improvvisa e inspiegabile, dietro il miraggio di un kibbutz. E la stessa Nicole si rivela niente più che una splendida apparizione, una presenza tanto dolce quanto evanescente, che si dissolve al primo soffio di quell'enigmatico turbine che è la vita degli altri. Quel che tutti sanno e lui ignora è un risucchio in cui lui rischia continuamente di precipitare, volando accanto a quella felicità che solo a lui non è consentito afferrare. Il meccanismo del suo destino si inceppa dove quello degli altri funziona a meraviglia, centrando obiettivi a tutto spiano, e lasciando invece lui desolatamente indietro. Rafa non riesce  a crescere, almeno secondo i parametri vigenti: è sempre, ovunque, il piccolo della situazione, quando aspetta il suo turno nell'anticamera della casa di appuntamenti, o quando si trova in compagnia dei suoi coetanei. Quel ragazzo è colui a cui tutto deve essere spiegato, che fa fatica a colpire una palla con la racchetta, o a memorizzare la sequenza dei tasti da premere per riprodurre una melodia, e non conosce le più banali tecniche di approccio per avvicinare una ragazza. Rafa è inibito dal senso di fallimento, che è diretta conseguenza della convinzione che tutti sappiano muoversi con determinazione dove lui, invece, annaspa invano. Gli sfugge il ruolo decisivo che, in tutto questo macinio di scelte, di eventi, di cambiamenti, spetta alla cecità, che è la caratteristica comune al caso e all'incoscienza. Il segreto del successo non è programmare razionalmente, bensì affidarsi alla saggezza dell'istinto, l'unica facoltà umana che sappia guidare i sentimenti. Il finale della storia gli indicherà la sostanziale differenza che intercorre tra volere che sia  e lasciare che accada, dimostrandogli come – a dispetto della scienza, della sbruffoneria, delle ossessioni religiose -  sia sempre la natura ad avere l'ultima parola.

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