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Siccità

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su Siccità

di gerkota
8 stelle

NEI CINEMA ITALIANI DAL 29 SETTEMBRE 2022

VISTO AL CINEMA GIULIO CESARE DI ROMA

 

C’è un lungo greto melmoso e maleodorante e giallastro che taglia la faccia di Roma come uno sfregio lasciato dal fendente di una lama ostile. È ciò che resta del Tevere dopo circa tre anni di assenza totale di pioggia. È il simbolo della brutale siccità – la piaga che dà il titolo a questa nuova pellicola di Paolo Virzì – che ha essiccato la Capitale, insudiciandola, coi suoi palazzi scrostati ormai brulicanti di scarafaggi, i suoi abitanti assetati e sudati e vestiti di abiti polverosi e macchiati perché non è più possibile lavarli. Una Roma abbagliata da un sole brutale e ostinato in un cielo slavato, che illumina la città con un barbagliare accecante e stordente.

 

Paolo Virzì

Siccità (2021): Paolo Virzì

 

A quattro anni di distanza dall’incerto Notti magiche, il cineasta livornese torna in sala con un film convincente, inserito di nuovo nel solco della sua produzione più originale e apprezzata. Lo fa con una storia in immagini scritta da lui stesso in compagnia del romanziere Paolo Giordano (assurto al successo editoriale nel 2008 grazie alla novella La solitudine dei numeri primi), con l’apporto della collega Francesca Archibugi (anche lei nelle sale in questo periodo con Il colibrì) e Francesco Piccolo. Siccità è una storia imperniata su una delle emergenze più attuali e drammatiche, immaginata con una sorta di divinazione oltre un anno prima dell’ultima estate, la più arida che si ricordi in Italia.

 

scena

Siccità (2021): scena

 

La realizzazione fotografica del Tevere in secca è l’aspetto più eclatante di una pellicola che ha il merito di essere stata realizzata con effetti speciali di alto livello, come di rado si può apprezzare nel cinema italiano. Una scommessa vinta per Virzì che, tuttavia, non è solo su questo che ha puntato per il valore di un’opera che invece è sulla dannazione cui è avviata l’umanità che dà il meglio e conferma il tratto registico distintivo. Con la sensibilità cui ci aveva abituato grazie ad altre opere, l’autore figlio di un carabiniere siciliano e di una casalinga toscana disegna una serie di ritratti umani in rappresentanza delle svariate cicatrici della società odierna. Non solo siccità, quindi, ma un malessere sociale profondo che passa per lo sconquasso dei rapporti familiari con coppie scoppiate e figli disorientati, per la crisi economica che fa strage di attività e professioni un tempo floride, per l’uso indiscriminato e patologico di internet e dei suoi social, per la solitudine infinita che porta alla follia, per gli immigrati senza speranza e altro ancora.

 

Valerio Mastandrea

Siccità (2021): Valerio Mastandrea

 

In prima fila nel plotone d’interpreti chiamati da Virzì per mettere in scena questa specie umana allo sbando, ecco Silvio Orlando (visto di recente in Ariaferma, 2021) e Valerio Mastandrea (tra poco al cinema nel cast di Diabolik - Ginko all'attacco!), bravissimo il primo nel rendere il detenuto che per una svista si ritrova a girovagare da Rebibbia per una città che non vedeva da decenni fino a scontrarsi coi fantasmi del passato, altrettanto efficace il secondo nei panni di un tassista ormai delirante nel rimpianto di un matrimonio finito e che trova conforto nella giovane figlia che non lo dimentica.

 

Silvio Orlando

Siccità (2021): Silvio Orlando

 

Fra i comprimari a mio avviso meritano menzione Tommaso Ragno (visto quest’anno nell’ottimo Nostalgia di Mario Martone) nella parte di un blogger fallito e obnubilato dalla nevrotica esigenza di presenziare sul web, il feticcio Claudia Pandolfi (alle direttive di Virzì anche nel datato Ovosodo [1997], in La prima cosa bella [2010] e in I più grandi di tutti [2012]), moglie ancora innamorata di un ex marito tassista cocainomane e in ultimo, ma non per importanza un Max Tortora (protagonista dell’apprezzata serie tv Vita da Carlo, di Carlo Verdone) nella parte dell’ex camiciaio esclusivo di una Roma ormai scomparsa, ridotto al barbonismo e al limite della perdita di controllo.

 

Max Tortora, Vinicio Marchioni

Siccità (2021): Max Tortora, Vinicio Marchioni

 

Un Giuseppe e una Maria incinta, attraversano con un somarello il sabbioso letto del fiume. Sono simbolo della povertà più cruda ma, allo stesso tempo, la speranza di una salvezza ancora possibile, a cominciare da un acquazzone portentoso e purificatore. Film che sintetizza il nostro tragico tempo,. Da vedere. Voto 8.

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